Dal primo ottobre la spesa delle famiglie per l’energia elettrica subirà un incremento del 7,6% e quella per il gas del 6,1%.
Lo ha stabilito Arera, l’Autorità per l’Energia, per affrontare i notevoli aumenti dei prezzi delle materie prime energetiche che incidono per il 54,6% sulla bolletta elettrica e per il 44,15% su quella del gas naturale. Al contempo però vengono ancora bloccati gli aumenti degli oneri generali di sistema che incidono sulla bolletta e che saranno rinviati di un altro trimestre.
Quindi da ottobre, rispetto al terzo trimestre 2018, ogni chilowattora costerà 1,5 cent€ in più e un metro cubo di gas +4,78 cent€.
Secondo Arera per l’energia elettrica una famiglia tipo (con consumi 2.700 kWh/anno e una potenza impegnata di 3 kW) spenderà al lordo delle tasse sarà di 552 euro, con una variazione del +6,1% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (1 gennaio 2017 – 31 dicembre 2017), quindi con un aumento di 32 €/anno.
Per il gas nello stesso periodo la spesa della famiglia tipo (consumi pari a 1.400 m3/anno) sarà di 1.096 euro, con una variazione del +5,9% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente, cioè pari ad un aumento di circa 61 €/anno.
In particolare, per l’elettricità la spesa per la materia energia è di 10,21 centesimi di euro (46,91% del totale della bolletta) relativamente ai costi di approvvigionamento dell’energia, che aumentano del 15,9% rispetto al terzo trimestre 2018. L’altra parte della spesa per la materia energia riguarda invece la commercializzazione al dettaglio, che resta stabile nel quarto trimestre: 1,67 cent€ (7,69% della bolletta elettrica).
Secondo Arera la situazione di tensione nei mercati energetici in Europa è determinata da diversi fattori:
- le sostenute quotazioni internazionali delle materie prime energetiche; in particolare, i prezzi di riferimento per l’Europa del gas naturale e del carbone risultano (in euro) in aumento del 13% e del 12% nel trimestre in corso rispetto al secondo trimestre 2018;
- le quotazioni del gas europeo sono spinte verso l’alto anche dall’aumento dei prezzi del gas trasportato via mare (GNL) sui mercati asiatici (+22% – in euro – rispetto al secondo trimestre 2018), in quanto tale tensione limita in prospettiva l’offerta di gas naturale disponibile per l’Europa;
- la crescita senza precedenti del prezzo dei permessi di emissione di anidride carbonica (CO2, +29% negli ultimi tre mesi rispetto al trimestre precedente), cioè dei titoli che i produttori di energia elettrica devono acquistare per compensare la loro CO2 immessa nell’atmosfera;
- le limitazioni e l’incertezza legata allo stop totale o parziale di 22 reattori nucleari su 58 in Francia, per manutenzione o limitazioni nell’uso dell’acqua per la refrigerazione degli impianti a causa delle elevate temperature estive.
Conseguentemente, in base ai dati di pre-consuntivo, il prezzo della borsa elettrica italiana (PUN) risulta in aumento di circa il 29% rispetto al secondo trimestre del 2018 (QualEnergia.it), scontando anche il calo della produzione idroelettrica e temperature superiori alla media stagionale nel mese di settembre.
Inoltre i prezzi sui mercati a termine per il quarto trimestre non danno segnali di inversione dell’attuale tendenza al rialzo.