Bisogna tassare il carburante aereo: l’iniziativa dei cittadini Ue

La Commissione europea ha ritenuto ammissibile la proposta, che sarà registrata ufficialmente il 10 maggio. Poi ci sarà un anno di tempo per raccogliere un milione di firme in almeno sette Stati membri.

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Basta sconti alle compagnie aeree: bisogna tassare il carburante utilizzato dai velivoli, secondo l’iniziativa dei cittadini europei che la Commissione Ue ha appena deciso di pubblicare sul registro ufficiale (sarà visibile nell’elenco online dal prossimo 10 maggio) dopo averla ritenuta ammissibile sotto il profilo giuridico.

In sostanza, si legge in una nota di Bruxelles, l’iniziativa invita la Commissione a “proporre agli Stati membri l’introduzione di una tassa sul carburante per aerei (cherosene)” dal momento che “il settore dell’aviazione gode di vantaggi fiscali pur essendo una delle fonti di emissioni di gas a effetto serra che registrano la crescita più rapida”.

Poi ci sarà un anno di tempo per raccogliere un milione di dichiarazioni di sostegno in almeno sette Stati membri; in quel caso, la Commissione Ue sarà obbligata a esaminare la questione e rispondere/motivare le sue decisioni entro tre mesi.

Tra l’altro, è stata anche approvata l’iniziativa per “una soluzione rapida, equa ed efficace ai cambiamenti climatici”, il cui obiettivo è aumentare progressivamente il prezzo dei combustibili fossili per poi distribuire i proventi tra i cittadini, in modo da favorire l’impiego delle energie rinnovabili e contribuire all’azzeramento delle emissioni inquinanti.

Si torna così a parlare di una qualche forma di tassazione sui carburanti più “sporchi”: carbon tax, carbon pricing, carbon tariff, sono tutti modi diversi ma simili di pensare a un prezzo della CO2 da applicare ai settori maggiormente responsabili dell’inquinamento atmosferico, cercando così di velocizzare la de-carbonizzazione del mix energetico (vedi qui per approfondire il dibattito in corso a livello Ue).

E sappiamo che l’aviazione è un settore particolarmente difficile da de-carbonizzare, perché al momento ci sono poche e ben più onerose alternative all’uso di jet-fuel tradizionale; quest’ultimo, finora, ha avuto delle esenzioni fiscali in Europa per mantenere più bassi i costi del carburante.

Mentre un numero crescente di cittadini, vedremo quanti nei prossimi mesi, seguendo l’andamento dell’iniziativa, sembra essere favorevole a colpire con una tassa il kerosene dei voli aerei, probabilmente anche sulla scia delle proteste per il clima innescate da Greta Thunberg; tanto che in Svezia è stato perfino coniato il termine “flygskam”, la vergogna di volare proprio a causa della maggiore consapevolezza dell’inquinamento provocato dagli aeroplani.

È un’esagerazione?

Ci sono due considerazioni. La prima è che l’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), l’organismo delle Nazioni Unite che studia l’evoluzione del clima, afferma che per limitare a 1,5-2 gradi centigradi l’aumento delle temperature terrestri entro fine secolo, è necessario ridurre velocemente le emissioni in tutti i settori, nessuno escluso.

Quindi anche l’aviazione dovrà impegnarsi molto più di quanto abbia fatto in questi anni; anche se il suo contributo alle emissioni globali di anidride carbonica è nell’ordine del 2-3%, quindi meno di altre industrie (si pensi alle auto, oppure al carbone), questo dato è previsto in costante aumento se non si interverrà tempestivamente per correggere il tiro.

La seconda considerazione è che difficilmente si riuscirà a tagliare le emissioni senza nuove regole di fiscalità ambientale volte a penalizzare l’impiego di carburanti fossili.

Altrettanto difficile, però, sarà far accettare queste regole a milioni di cittadini, come evidenzia la ricerca condotta dal sociologo Benjamin Sovacool dell’Università del Sussex, che spiega quanto le persone siano poco disposte a modificare radicalmente le proprie abitudini (come rinunciare ai voli aerei) per mitigare il proprio impatto sull’ambiente.

In definitiva, l’inquinamento dell’aviazione è un tema che preoccupa, ma la soluzione resta ancora un po’ lontana, finché non saranno definiti dei meccanismi fiscali per promuovere la diffusione di aeroplani meno inquinanti, che significa: aeroplani più leggeri e con motori, magari ibridi, che consumano meno carburante, velivoli elettrici per i percorsi di medio-corto raggio, produzione di bio-kerosene partendo da materie prime realmente sostenibili dal punto di vista ambientale.

Per approfondire le possibili soluzioni tecniche verso gli aerei a zero emissioni, rimandiamo all’articolo Aerei elettrici e bio-kerosene, quanta strada c’è ancora da fare.

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