Assocarta promuove il biometano insieme al Cib

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Il settore dell'industria cartaria prova a colmare il "divario competitivo" con le industrie europee provocato dagli elevati costi energetici.

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L’industria cartaria italiana prova a decarbonizzarsi con il biometano.

A margine della conferenza di apertura della manifestazione di settore Miac, tenutasi ieri a Lucca per la XXX edizione, Assocarta e CIB (Consorzio Italiano Biogas) hanno sottoscritto un memorandum d’intesa che va in questa direzione.

Nel corso dell’evento il presidente di Assocarta Lorenzo Poli ha parlato di un “gap competitivo” per il settore manifatturiero italiano legato ai costi energetici, disallineati rispetto ai competitor europei.

“Dobbiamo pareggiare velocemente le attenzioni che gli Stati limitrofi ed extra-Ue prestano alle bollette di gas ed elettricità delle rispettive aziende energivore per rimanere competitivi. Per questo chiediamo al governo l’attuazione del gas release (che avrebbe dovuto essere operativa nell’ottobre 2024, ndr) e l’applicazione dell’electricity release di luglio 2024”.

Il gas release prevede che venga resa disponibile, a prezzi competitivi, una quota di produzione aggiuntiva di gas nazionale alle imprese esposte al rischio delocalizzazione. L’electricity release, noto anche come energy release, dispone invece che il Gse si impegni a vendere elettricità a prezzi contenuti alle aziende elettrivore che realizzeranno nuovi impianti rinnovabili.

Il presidente del CIB Piero Gattoni è intervenuto sottolineando che “la sinergia tra agricoltura e industria offre un’opportunità unica per promuovere l’uso diffuso del biometano come vettore di decarbonizzazione e di diversificazione del mix energetico”. In questo senso, l’accordo siglato con Assocarta “prosegue il lavoro congiunto svolto in questi anni che ha permesso di avviare e rafforzare la relazione tra settore primario e settori hard to abate”.

Lo scorso luglio, insieme a Federacciai, Assocarta aveva accolto con favore l’approvazione dell’emendamento presentato all’art. 5 del DL Agricoltura che prevede la possibilità di stipulare contratti di compra-vendita di biometano tra i soggetti produttori e le imprese dei settori hard to abate.

La norma promuove i cosiddetti PPA (Power Purchase Agreement), accordi pluriennali di fornitura energetica, già ampiamente utilizzati dagli operatori per vendere elettricità 100% rinnovabile a utility e aziende che vogliono decarbonizzare le proprie attività.

Va ricordato però che Federacciai ha dichiarato di puntare forte sul nucleare per decarbonizzare un terzo delle sue emissioni Scope 2, attraverso un PPA con la francese Edf. Una soluzione piena di ostacoli, come abbiamo spiegato in L’acciaio italiano sceglie il nucleare per decarbonizzarsi.

Il biometano gioca invece una “partita cruciale” in quei settori dove le alternative elettriche risultano meno praticabili, come i trasporti pesanti e le industrie energivore, come sottolineato da Christian Curlisi, direttore del CIB, in una nostra intervista di luglio.

Va ricordato come il Pniec italiano inviato a Bruxelles tracci una prospettiva al 2030 di 4,9 miliardi di Smc (standard metri cubi) di biometano.

“Tuttavia – ci ha spiegato Curlisi – questa è una stima fin troppo prudenziale rispetto alle potenzialità del nostro Paese e al ruolo cruciale del biogas e del biometano per la sicurezza energetica e la transizione ecologica. Difatti, il potenziale di sviluppo del biometano agricolo ammonta a 6,5 miliardi di Smc al 2030, cui affiancare il potenziale associato al proseguimento della produzione elettrica da biogas”.

All’evento di Lucca ha preso parola anche Tiziano Pieretti, vicepresidente Toscana Nord di Assocarta, che ha spiegato come il settore stia guardando con attenzione anche ai PPA geotermici, oltre che al biometano.

“L’energy release – aggiunge – può essere un ulteriore strumento formidabile ma non deve essere trascurata la natura stessa della misura, un prestito di energia che prima o poi dovrà essere restituito”.

Nel maggio del 2024 Assocarta ha anche firmato un accordo con il Gse per agevolare il processo di decarbonizzazione della filiera cartaria italiana e favorire l’uso di energia prodotta da fonti rinnovabili, l’installazione diretta di impianti Fer, la condivisione dell’energia in configurazioni di autoconsumo e l’efficienza energetica nei processi produttivi.

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