Riforma delle tariffe elettriche, nuove linee guida sui certificati bianchi, divieto di reti private SDC ed altro ancora.
Troppe norme vanno “nella direzione di aumentare i costi energetici per le fasce più marginali della popolazione, rafforzare il sistema di generazione centralizzato basato sulle fonti fossili e bloccare completamente lo sviluppo della generazione distribuita di elettricità da fonti rinnovabili finalizzata all’autoconsumo”.
La denuncia arriva da un’interrogazione parlamentare che sarà presentata domani da Gianni Girotto, senatore M5S membro della X Commissione e particolarmente attivo su questi temi.
L’intervento chiede al Ministro dello Sviluppo Economico “se non intenda rivedere l’indirizzo politico energetico industriale attualmente intrapreso”, ed è utile per riepilogare molte delle norme approvate o fase di approvazione che stanno frenando l’energia pulita in Italia.
La riforma delle tariffe elettriche
Prima tra le politiche contestate nell’interrogazione è la riforma della struttura degli oneri della bolletta domestica, resa efficace con la recente deliberazione 782/2016 e le tabelle allegate alle Deliberazioni 814 e 799 dell’Aeegsi.
Le accuse mosse dal senatore pentastellato sono le stesse che fanno le associazioni dei consumatori, quelle ambientaliste e gli operatori delle rinnovabili: si penalizza chi consuma poco (l’82% dei consumatori pagherà di più, come abbiamo scritto) e si rende meno conveniente risparmiare energia elettrica, ad esempio installando un impianto fotovoltaico sul tetto.
“La normativa viene giustificata con l’esigenza di incentivare le pompe di calore elettriche, ma se così fosse stato si sarebbe potuta semplicemente meglio strutturare la attuale tariffa speciale per le pompe di calore. Oppure semplicemente mantenere l’obbligo di installare dall’1 gennaio 2017 pompe di calore nei nuovi edifici, che è stato invece (ad evidenza che le pompe di calore non sono una priorità) eliminato dall’attuale Governo con l’articolo 12, comma 2, del DL 244/2012, cosiddetto Milleproroghe”, si osserva riferendosi alla proroga dell’aumento della quota di rinnovabili obbligatoria nei nuovi edifici.
Le nuove linee guida sui certificati bianchi
Altra riforma duramente criticata nell’interrogazione, quella in via di approvazione (dovrebbe essere pubblicata a breve) sui Certificati Bianchi: secondo l’interrogazione “limita significativamente la possibilità per gli utenti domestici di ottenere incentivazioni agli interventi di risparmio energetico”.
Sotto accusa è la baseline di riferimento per calcolare i risparmi, basata non sulla media di quanto installato nel mercato, ma sugli standard di mercato dei prodotti nuovi. Secondo Girotto in questo modo “si elimina la possibilità di ottenere l’incentivo in tutti quei casi in cui il consumatore decida di passare da vecchie tecnologie a nuovi prodotti con standard migliori rispetto alla media dell’installato, ma non rispetto alla media del nuovo.”
Altro punto contestato delle linee guida quello che esclude dagli interventi incentivati l’autoconsumo di energia elettrica da rinnovabili (mentre sembra che l’intervento delle Regioni sia riuscito a conservare i TEE per le termiche).
A differenza di quanto stabilito dalle nuove linee guida, si fa notare l’autoconsumo elettrico da rinnovabili è da riterenersi a tutti gli effetti un intervento di efficienza energetica “anche secondo i più recenti orientamenti della Commissione Europea”, si sottolinea citando l’articolo 7, comma 2, del documento 2016/0376 della Commissione Europea “Proposal for a directive of the European Parliament and of the Council amending Directive 2012/27/EU on energy efficiency“.
Il divieto di SDC
Tra gli ostacoli alle rinnovabili che l’interrogazione chiede di rimuovere c’è poi il divieto stabilito dall’articolo 5 della delibera 539/2015 dell’Autorità di distribuire energia con reti private all’interno di nuovi insediamenti industriali, tramite i cosiddetti sistemi di distribuzione chiusi o SDC.
Per Girotto una regola che “ha il solo fine di tutelare l’esclusiva dei distributori concessionari” ed è in contrasto con le politiche comunitarie che “prevedono addirittura di introdurre un obbligo per gli Stati Membri di deregolamentare la circolazione di energia prodotta da fonti rinnovabili all’interno di edifici, non considerandola neanche distribuzione”, osserva citando l’articolo 21, comma 2, del documento 2016/0382, “Proposal for a directive of the European Parliament and of the Council on the promotion of the use of energy from renewable sources”.
La stessa AGCM nella sua segnalazione del 26 luglio 2016 – si ricorda – ha richiesto al Ministro dello sviluppo economico, al Presidente della 10a Commissione del Senato della Repubblica e ad altre istituzioni di intervenire “ad una revisione ed integrazione della disciplina normativa e regolamentare riguardante i Sistemi di Distribuzione Chiusi, volta a consentire la realizzazione di nuovi reti elettriche private diverse dalla Riu e ad eliminare ingiustificate limitazioni alla concorrenza tra differenti modalità organizzative delle reti elettriche e tra differenti tecnologie di generazione.”
Il capacity market
Nel mirino del senatore interrogante anche le modalità con cui gli orientamenti dell’Autorità del 1° Dicembre 2017 (documento di Consultazione 713/2016), preceduti dall’atto di indirizzo del Governo del 27 ottobre 2016 (di contenuto sconosciuto agli interroganti), mirano ad instaurare il mercato della capacità.
Per come lo si sta definendo, si denuncia, il capacity market è “configurato per salvaguardare l’attuale sistema basato su grande generazione termoelettrica e trasmissione centralizzata dell’energia, aumentando i costi per i consumatori e penalizzando la generazione distribuita da fonti rinnovabili”.
Le critiche riguardano il fatto che “non viene fatta alcuna analisi preliminare su misure alternative rispetto al mercato della capacità e si presuppone la necessità di procedere in Italia alla strutturazione di un mercato della capacità, tralasciando che, solo in via sussidiaria e dopo avere esaminato la insufficienza delle altre misure, si può ricorrere al mercato della capacità”, si fa notare citando il considerando 28, del documento 0379/2016 “Proposal of the European Parliament and of the Council on the internal market for electricity”.
Eccessivi poi, secondo l’interrogante, i costi massimi ipotizzati per il meccanismo, pari a 75.000 euro per MW di capacità contrattualizzata, stabiliti, si denuncia “senza fare alcuna analisi su quale sarà il costo per i cittadini in termini di aumento della bolletta energetica”.
Il fatto che non si preveda alcun meccanismo di riduzione dei prezzi del mercato della capacità, in caso di aumento dei prezzi nel mercati dell’energia e del dispacciamento inoltre porrebbe “il rischio di costituire rendite speculative degli impianti ammessi, che probabilmente saranno i grandi impianti termoelettrici, individuati fra l’altro come tecnologia di punta, senza valutarne i costi ambientali connessi”.
Secondo Girotto infatti la possibilità per gli impianti di generazione distribuita da fonti rinnovabili di nuova costruzione di competere nel mercato della capacità con gli esistenti impianti termoelettrici “non risulta adeguatamente chiarita”, così come non lo è la possibilità prevista che al mercato della capacità partecipino in forma aggregata anche i consumatori.