Teleriscaldamento in Europa, un settore in crescita

Quali fonti energetiche sono le più ambite? Quanto e come stanno crescendo le infrastrutture di rete? Il nuovo rapporto sul teleriscaldamento in Europa presentato a Praga nel corso del congresso dell’associazione Euroheat & Power.

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Il teleriscaldamento, un settore sulla soglia di una rivoluzione, con una vera e propria svolta nel recupero del calore di scarto e nell’elettrificazione. Ma con la necessità di un quadro normativo stabile e favorevole per realizzare progetti e investimenti.

Il congresso organizzato nei giorni 3-5 giugno a Praga dall’associazione europea del teleriscaldamento (TLR) Euroheat & Power ha fatto il punto sugli ultimi sviluppi tecnologici e di mercato, mettendo a confronto operatori e altri attori del settore per favorire lo scambio di esperienze e opinioni.

Fossili in calo nel TLR

Uno dei momenti più attesi del congresso è stata la presentazione in anteprima del rapporto DHC Market Outlook 2025, l’analisi di mercato europea prodotta annualmente da Euroheat & Power (EHP) (in basso l’executive summary).

Il rapporto, introdotto e commentato da Eloi Piel, Market Intelligence Director dell’associazione del teleriscaldamento, mette subito in evidenza come, per la prima volta nel 2023 (ma probabilmente non ultima), il contributo delle fonti fossili nel mix di produzione degli impianti di TLR sia diminuito in modo significativo, con carbone e gas in calo, rispettivamente, del 12,3% e del 3,7%.

La decarbonizzazione del settore, quindi, continua inesorabile e le energie rinnovabili e il calore di scarto rappresentano ora il 44,1% del mix energetico, con un aumento del 9,4% rispetto all’anno precedente, cioè il 2022.

Mentre la quota di biomassa si è stabilizzata intorno al 34,7%, le tendenze di sviluppo più chiare riguardano l’aumento dell’elettrificazione e un utilizzo più massiccio del recupero del calore di scarto.

Rispetto al 2022, infatti, la quota delle pompe di calore di grande taglia e delle caldaie elettriche nel TLR è aumentata, rispettivamente, del 44% e dell’80%, mentre l’offerta di calore di scarto è cresciuta del 20%, raggiungendo il 4,1% del mix energetico.

Il TLR geotermico, infine, ha visto un incremento del 5,3% e più contenuto è ancora il contributo di altre fonti come, ad esempio, il solare termico.

Chilometri e chilometri di reti

Complessivamente, il settore ha registrato vendite di calore in Europa pari a 498 TWh nel 2023, grazie a quasi 200.000 km di infrastruttura di rete, con una crescita annua di circa l’1,8%, cioè più di 3.500 km.

Tra il 2019 e il 2023, il TLR è cresciuto quasi del 10% nei mercati più rilevanti, soprattutto Germania, grazie anche a un lungimirante programma pluriennale di supporto, Francia e anche in mercati già maturi e “storici” come Danimarca e Finlandia. È da sottolineare come l’Italia non appaia nella speciale classifica dei primi otto Paesi europei in termini di lunghezza delle infrastrutture.

Le prospettive future al 2040 e 2050 hanno confermato il ruolo centrale delle pompe di calore, del calore di recupero e delle fonti rinnovabili come geotermico e solare, come evidenziato dai focus su tre dei mercati più interessanti, cioè Germania, Danimarca e Repubblica Ceca, il Paese che ha ospitato il congresso di EHP.

Per allinearsi agli obiettivi climatici ed energetici dei diversi Stati Membri, più di 8,5 milioni di appartamenti dovrebbero essere connessi a reti di TLR in Europa tra il 2020 e il 2030, quasi la metà dei quali nella sola Germania, seguita dalla Francia con circa 2 milioni di nuove connessioni e dalla Polonia con 1,5 milioni.

Non mi fa né caldo né freddo?

E invece sì: il TLR è anche TLRF, cioè teleriscaldamento e raffrescamento. Il rapporto di EHP ha evidenziato come nel 2023 siano state raggiunte vendite di freddo sulle reti superiori a 3 TWh con più di 1.300 km di infrastrutture di distribuzione.

Tra il 2019 e il 2023, il mercato relativo è cresciuto del 18% nei 5 Paesi più avanzati e, parlando di mercati nazionali, finalmente appare in classifica anche l’Italia, al sesto posto dopo Svezia, Francia, Finlandia, Norvegia e Germania, e subito prima dell’Austria.

In termini assoluti, però, il nostro Paese presenta solo 44 km di reti di freddo, meno del 10% rispetto ai 545 km sviluppati nella sicuramente meno calda Svezia, e ben lontano dal potenziale di sfruttamento di questa soluzione. Insomma, si può fare di più.

I progetti già in elaborazione parlano di ulteriori 2 TWh di freddo distribuito entro il 2030, grazie soprattutto a nuovi sviluppi in Austria, Francia e nei Paesi nordici.

Il rapporto sottolinea come, per incrementare il mercato del teleraffrescamento, sia necessario avere delle roadmap di sviluppo specifiche, diverse da quelle del solo TLR, raggiungere condizioni di parità sul mercato rispetto alle soluzioni alternative e, infine, studiare prima e implementare poi dei meccanismi per contenere il rischio di investimento nelle infrastrutture di produzione e distribuzione.

Virtù e ambizioni tedesche

Come sopra accennato, la Germania ha messo in piedi da qualche anno un programma coerente di supporto del settore, riuscendo così a raggiungere una produzione annuale di calore del TLR pari a 126 GWh, coprendo circa il 15% del mercato complessivo dell’energia termica e arrivando a 36.500 km di infrastrutture di rete.

Lo schema di supporto è stato ideato partendo dal riconoscimento del ruolo chiave del teleriscaldamento per centrare gli obiettivi climatici del Paese teutonico. La decarbonizzazione del settore, per ora a un livello del 31%, è in costante evoluzione e vede tutte le utility direttamente impegnate per raggiungere tale scopo.

Per rendere l’idea, il numero di appartamenti connessi alle reti di TLR dovrà triplicare al 2045 rispetto ai livelli odierni e ciò significa che, nel medio periodo, ogni anno circa 100mila appartamenti dovrebbero essere collegati al TLR.

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