Rinnovabili, gas, energivori: le nuove regole sugli aiuti di Stato secondo l’Ue

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Tutte le tecnologie sovvenzionabili, compreso il nucleare e a determinate condizioni anche il gas fossile. I governi potranno ridurre i prezzi elettrici alle industrie, ma senza scendere sotto 50 euro/MWh. La comunicazione adottata da Bruxelles.

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Dalle fonti rinnovabili all’efficienza energetica, passando per le reti elettriche, i sistemi di accumulo, il biogas-biometano, i combustibili alternativi a basse emissioni e altre soluzioni per decarbonizzare le industrie (come la cattura e lo stoccaggio della CO2), senza dimenticare il nucleare e con la possibilità di includere a determinate condizioni anche il gas fossile.

Sono le principali tecnologie ammesse alla nuova disciplina europea per gli aiuti di Stato, adottata ieri, 25 giugno, dalla Commissione Ue con una comunicazione (Cisaf: Clean Industrial Deal State Aid Framework), che alleghiamo in basso.

Queste norme sono uno dei capisaldi del Clan Industrial Deal (il patto per le “industrie pulite”) presentato da Bruxelles a febbraio; rimarranno in vigore fino al 31 dicembre 2030 sostituendo così l’attuale quadro temporaneo di crisi e transizione.

Gli aiuti potranno avere diverse forme, tra cui importi predefiniti (fino a 200 milioni di euro) e gare competitive. Si potranno anche supportare gli investimenti in nuova capacità produttiva delle tecnologie net zero contemplate dal regolamento Nzia (Net Zero Industry Act).

Tra le misure più importanti, da segnalare la possibilità di scontare i prezzi elettrici alle imprese con elevati consumi energetici e particolarmente esposte al rischio di delocalizzare le attività produttive in Paesi in cui le regole ambientali sono meno severe e i costi dell’energia sono inferiori.

In particolare, si legge nel testo adottato dalla Commissione, gli aiuti devono coprire “al massimo una riduzione del 50% del prezzo di mercato all’ingrosso medio annuo nella zona di offerta a cui è connesso il beneficiario, per non oltre il 50% del consumo annuo di energia elettrica”.

Inoltre, “affinché l’aiuto sia proporzionato”, le riduzioni di prezzo non devono scendere sotto 50 euro/MWh per il consumo ammissibile.

La disciplina, evidenzia una nota della Commissione, introduce procedure semplificate per una rapida diffusione di regimi di sostegno a favore delle energie rinnovabili. Anche i combustibili alternativi, come l’idrogeno a basse emissioni di CO2, svolgono un ruolo fondamentale nella riduzione delle emissioni, afferma Bruxelles, perché sostengono la transizione delle imprese in settori “difficili da decarbonizzare” (hard-to-abate) in cui non sono ancora praticabili opzioni più efficienti sotto il profilo energetico o dei costi.

Per quanto riguarda il sostegno a progetti nel gas di origine fossile, si “possono incentivare solo a titolo di eccezione nuovi investimenti […] come mezzo per ridurre le emissioni o aumentare l’efficienza energetica”.

Inoltre, lo Stato membro deve dimostrare:

  • che non esiste un’alternativa tecnologicamente matura al gas naturale;
  • che le alternative al gas non sono ancora praticabili a causa, ad esempio, di infrastrutture insufficienti oppure che la decarbonizzazione avverrà per fasi.

In tutti questi casi “gli Stati membri devono esigere che i beneficiari presentino un piano credibile e dettagliato che indichi in che modo il gas naturale sarà gradualmente eliminato entro il 2040; lo Stato membro deve garantire l’attuazione di tale eliminazione graduale”.

Altro aspetto rilevante è che gli aiuti di Stato non devono riguardare progetti che “sostituiscano indebitamente investimenti in alternative più pulite già disponibili sul mercato” o comportino “il lock-in di determinate tecnologie” basate su fonti fossili, bloccando così un più rapido sviluppo di fonti energetiche con minori emissioni.

Altre norme riguardano le misure di flessibilità e i meccanismi di capacità, per consentire agli Stati membri di integrare le fonti di energia rinnovabile intermittente (eolico e solare) nel sistema elettrico, garantendo nel contempo ai consumatori un approvvigionamento affidabile.

Sono previsti dei “modelli-obiettivo” per i capacity market, in cui gli Stati membri pagano i fornitori di energia elettrica per mantenere la capacità di standby che può essere oggetto di un’approvazione accelerata.

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