Non solo Brescia, anche Perugia vuole sfruttare il calore dei data center

In Lombardia a2a inaugura un centro dati collegato al teleriscaldamento e il Pd presenta una proposta di legge sul settore. Il capoluogo Umbro, intanto, approva un atto di indirizzo che prevede anche l’uso di energia rinnovabile.

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La possibilità di recuperare calore dai data center a fini energetici è al centro dell’attenzione da diversi anni, ma oggi, complice una normativa sullo sviluppo di queste infrastrutture che comincia a consolidarsi, si è arrivati ai primi casi applicativi e a specifiche manifestazioni d’interesse.

L’ultima notizia in ordine di tempo arriva da Brescia, dove il 25 giugno a2a ha inaugurato un nuovo data center progettato dalla società francese Qarnot che grazie a un sistema di raffreddamento a liquido consente di recuperare energia termica fino a 65 °C, da immettere direttamente nella rete di teleriscaldamento cittadina.

L’annuncio della scorsa settimana arriva al culmine della fase uno di progetto: avviare trenta unità computazionali capaci di generare circa 800 MWh termici l’anno. Il raffreddamento ad aria, invece, recupera calore a circa 30 gradi con la necessità di integrare il gap termico necessario utilizzando pompe di calore.

In progettazione, invece, la seconda fase, nella quale installare entro due anni dei server nell’ex deposito del carbone della centrale Lamarmora, dove si trova il data center. A regime l’iniziativa produrrà complessivamente 16 GWh annui di energia termica, in grado di fornire calore e acqua calda a circa 1.350 appartamenti.

“La rapida diffusione dei data center e la crescente elettrificazione dei consumi richiedono importanti investimenti nelle reti elettriche per sostenere la maggiore richiesta di energia”, dicono dall’azienda. Si apre, però, “una straordinaria opportunità per le città dotate di reti di teleriscaldamento recuperando il calore di scarto dai server e trasformandolo in energia termica”, secondo l’a.d. a2a, Renato Mazzoncini. “Con il teleriscaldamento 4.0 le reti diventano sistemi intelligenti, capaci di integrare ogni cascame termico e accelerare l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050”.

La multiutility elenca i progetti simili già avviati nel Bresciano, come il recupero delle fonti di calore dal termovalorizzatore o dalle acciaierie, fino all’utilizzo di accumuli termici per lo stoccaggio dell’acqua calda. Grazie a queste soluzioni, che hanno contribuito a ridurre il ricorso al gas, l’83% del calore distribuito a Brescia nel 2024 è derivato da fonti non fossili.

Allargando lo sguardo all’intera Lombardia, invece, “con i progetti in pipeline si stima che potrebbero essere riscaldati 150mila appartamenti semplicemente catturando quel calore residuo”, evidenza l’a.d. Mazzoncini.

Un potenziale di cui ci si è accorti anche a livello politico. In Consiglio regionale, infatti, è stata depositata il 12 giugno una proposta di legge del Pd dal titolo “Disposizioni per la disciplina, la localizzazione e lo sviluppo sostenibile dei data center in Lombardia”, assegnata alle commissioni I, V e VI (link qui sotto).

All’articolo 4 si chiede che queste strutture siano “progettate e gestite secondo standard elevati di sostenibilità ambientale ed efficienza energetica, in coerenza con le direttive europee in materia di decarbonizzazione e uso efficiente delle risorse. I titolari dei progetti devono garantire l’approvvigionamento da fonti rinnovabili, l’adozione di tecnologie di recupero del calore, l’integrazione con reti di teleriscaldamento, il monitoraggio dei parametri energetici e ambientali attraverso indicatori di prestazione” (si veda Il primo progetto italiano di teleriscaldamento coi data center).

Perugia punta su data center con rinnovabili e riuso del calore

Non solo Lombardia, anche in altri territori si cerca di regolamentare lo sviluppo dei data center cogliendone i vantaggi energetici.

È il caso del Consiglio comunale di Perugia che ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che impegna l’Amministrazione a dotarsi di una strategia per lo sviluppo, la regolamentazione e l’insediamento dei centri dati.

Tale strategia dovrà prevedere vincoli di sostenibilità ambientale, “imponendo l’uso di energie rinnovabili, il riutilizzo del calore generato e soluzioni a basso impatto idrico”.

Una visione che si chiede di portare anche in Regione Umbria, da sollecitare “affinché adotti una normativa specifica ispirandosi alle esperienze della Lombardia e del Piemonte”, e in Anci, per far sì che si possa sollecitare una “normativa nazionale per individuare aree idonee” allo sviluppo dei data center (si veda Intelligenza artificiale ed energia: qualche esempio applicativo).

L’ordine del giorno, spiega una nota, “muove dal presupposto che l’adozione di una specifica serie di misure possa trasformare il capoluogo umbro in un centro d’eccellenza per l’innovazione digitale, favorendo crescita economica e sostenibilità ambientale”.

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