La Nato rafforza la difesa delle infrastrutture energetiche

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L'operazione "Baltic Sentry" rafforza la sicurezza delle infrastrutture energetiche e di comunicazione nei mari europei, rispondendo a crescenti minacce ibride. Rischi e ruolo dell'eolico offshore.

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La sicurezza delle infrastrutture critiche nei mari europei è a rischio e la loro tutela sta diventando una priorità per la Nato.

Attività sospette e veri e propri sabotaggi sono andati aumentando negli ultimi anni. È il caso per esempio dell’esplosione del gasdotto Nord Stream un paio di anni fa nel Mar Baltico, probabilmente per mano ucraina, oppure della distruzione di cavi per le telecomunicazioni fra Lituania e Svezia e Germania e Finlandia nel novembre scorso.

Si teme anche per l’integrità fisica dei parchi eolici, parallelamente alle minacce di tipo informatico (Eolico europeo e cybersecurity: le principali minacce).

“Sappiamo che i russi hanno sviluppato una guerra ibrida sotto il mare per disturbare l’economia europea, colpendo i cavi, i cablaggi internet, le condutture. Tutta la nostra economia sotto il mare è minacciata”, commentava l’ammiraglio Didier Maleterre, vice comandante del comando marittimo alleato della Nato, lo scorso aprile al Guardian.

La Russia ha preparato piani di sabotaggio di infrastrutture critiche come gli impianti eolici offshore nei mari settentrionali europei nel caso di un conflitto totale con l’Occidente, secondo un’indagine congiunta delle emittenti pubbliche di Danimarca, Norvegia, Svezia e Finlandia.

Per rispondere a queste crescenti minacce, la Nato ha annunciato a metà gennaio l’operazione “Baltic Sentry” (Sentinella del Baltico), per rafforzare la presenza militare dell’Alleanza atlantica nel Mar Baltico, introdurre tecnologie avanzate di sorveglianza e dissuadere potenziali minacce.

Nell’annunciare l’iniziativa, il Segretario Generale della Nato, Mark Rutte, ha indicato che le prime misure coinvolgeranno fregate, droni navali, e sensori acustici innovativi per monitorare le attività sospette di navi  e altre imbarcazioni sopra e sotto la superficie del mare.

“I capitani delle navi devono capire che le potenziali minacce alle nostre infrastrutture avranno delle conseguenze, tra cui il possibile abbordaggio, il sequestro e l’arresto”, ha detto Rutte.

Impianti eolici offshore: sentinelle elettroniche

“I parchi eolici [offshore] possono agire come sentinelle”, ha commentato Kristof Verlinden, responsabile per la gestione e la manutenzione dei parchi eolici dello sviluppatore belga Parkwind.

Qualsiasi infrastruttura offshore, sopra o sotto la linea di galleggiamento, può essere trasformata in un sensore che non solo può aiutare a proteggere quell’infrastruttura, ma può anche funzionare come sistema di allarme precoce per le minacce in arrivo verso la costa, ha spiegato Walter Driesen, direttore esecutivo di Deep Tech Nova.

“Riteniamo che sia fondamentale installare diversi tipi di sensori, come radar, telecamere, sonar e sensori DAS [che trasformano i cavi in fibra ottica in una rete di microfoni per rilevare vibrazioni e attività nelle vicinanze], installandone molti, sia su impianti fissi, come turbine eoliche e sottostazioni, che su impianti mobili, come imbarcazioni con e senza equipaggio, e quindi combinare tutti i dati”, ha spiegato Driesen.

Le reazioni nel settore delle rinnovabili

L’annuncio è stato commentato positivamente qualche giorno fa da Giles Dickson, amministratore delegato di WindEurope, maggiore associazione continentale del settore eolico.

“Navi russe e cinesi trascinano ancore sul fondo marino per danneggiare i cavi. I pescherecci russi si aggirano per giorni sopra i cavi sottomarini… La Nato sta raccogliendo la sfida”, ha scritto Dickson in un post sui social media.

Lo sviluppatore eolico OX2 ha recentemente testato un kit di sensori in un parco eolico vicino ad Åland, in Finlandia. “Tutto funziona. E migliora significativamente i nostri occhi e le nostre orecchie sulle attività sospette”, ha detto l’amministratore delegato di WindEurope.

Sicurezza energetica, sicurezza nazionale e protezione della natura possono andare di pari passo, ha scritto in un post Antonella Battaglini, amministratrice delegata di Renewables Grid Initiative, una collaborazione di Ong e gestori di rete di tutta Europa.

Battaglini ha auspicato anche la creazione di zone di divieto di accesso intorno alle infrastrutture energetiche in mare. “Queste saranno più facili da controllare e proteggere con attrezzature adeguate. Solo le navi di servizio e le piccole imbarcazioni da pesca dovrebbero essere autorizzate”, ha aggiunto.

Aziende come la belga dotOcean stanno già sviluppando e testando sensori per migliorare ciò che gli addetti al settore definiscono la “consapevolezza situazionale” nelle acque europee.

Prossimi passi

“Il prossimo passo sarà quello di stabilire quali apparecchiature installare per migliorare la sicurezza dei parchi eolici e dei cavi, oltre ai costi e alle modalità di trasporto. E fissare accordi tra gli operatori energetici e le autorità, anche per quanto riguarda la condivisione dei dati”, ha detto Dickson, secondo cui alcuni Paesi richiedono già che i nuovi parchi eolici ospitino sensori e condividano i dati.

“La felice coesistenza tra energia offshore e forze armate non è sufficiente”, ha però ammonito il capo dell’associazione del settore eolico.

“È necessaria una collaborazione attiva, data la natura delle minacce e l’enorme importanza dell’eolico offshore e dei cavi per la sicurezza energetica dell’Europa. Tutte le parti ne trarranno vantaggio. Le risorse energetiche diventano più sicure. Idem per i mari e lo spazio marittimo dell’Europa”, ha concluso Dickson.

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