A marzo i piani di sviluppo quinquennale delle reti elettriche

CATEGORIE:

La strategia dei principali distributori andrà in consultazione. Utilitalia stima investimenti per 25 miliardi di euro, ma l’associazione che rappresenta le tecniche di intervento senza scavi (Iatt) avverte: servono cantieri a basso impatto energetico-ambientale.

ADV
image_pdfimage_print

A marzo 2025 i primi dieci distributori elettrici italiani porranno in consultazione i propri piani di sviluppo quinquennale delle reti, da notificare successivamente ad Arera entro il mese di giugno.

Tali documenti devono essere adottati sulla base di quanto disposto dalla direttiva Ue 2019/944 recante “norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica” e, complessivamente, Utilitalia stima che si abiliteranno così investimenti per 5-6 miliardi di euro l’anno.

Questa l’indicazione data il 13 dicembre a Genova da Mattia Sica, direttore Energia della Federazione, intervenuto in occasione delle celebrazioni per i trent’anni dell’Italian association for trenchless technology (Iatt).

“Buona parte degli interventi riguarderanno reti cittadine” in aree urbane o periurbane e per questo motivo “nasce una possibilità di collaborazione tra utility e operatori del no dig”.

Questi ultimi, si ricorda, applicano una famiglia di soluzioni tecnologiche “trenchelss”, cioè “senza scavo a cielo aperto”, per manutenere o posare le reti nel sottosuolo, riducendo così la movimentazione dei materiali, la dimensione dei macchinari utilizzati per eseguire i lavori, il numero di operatori sul campo, il consumo energetico dei cantieri e i blocchi del traffico nelle aree di esecuzione.

In particolare, secondo il presidente della Iatt, Paolo Trombetti, “tutta la mole di cantieri che sarà attivata con questi piani non può essere eseguita esclusivamente con scavi tradizionali, l’impatto ambientale e sociale sarebbe enorme all’interno di paesi e città. In molti casi i lavori saranno fatti in aree urbanizzate e solo il no dig può evitare che tutto ciò si traduca in un caos. Senza dimenticare che un cantiere trenchless richiede meno consumo di energia per l’esecuzione dei progetti”.

In particolare, secondo la letteratura internazionale su questo settore richiamata dall’associazione, installare una qualsiasi rete nel sottosuolo con la tecnica della trivellazione orizzontale controllata (impiegata anche per la connessione di impianti a fonte rinnovabile utility scale), riduce di circa il 56% il consumo energetico rispetto all’uso di una tecnica tradizionale con scavo a cielo aperto.

Tale vantaggio è ben chiaro ai gestori di rete che, in futuro, vorrebbero valorizzare ulteriormente l’impiego delle tecniche no dig, chiedendo un riconoscimento in termini di certificati bianchi.

È un percorso su cui sta lavorando, tra gli altri, A2a, presente a Genova per l’evento Iatt con Enrico Mazzali, ingegnere di processo della multiutility: “Abbiamo già sviluppato un progetto pilota sul concetto di cantiere green e vorremmo aggiungere il no dig, anche nell’ottica dei titoli di efficienza energetica”.

Di interesse, infine, un progetto avviato da Italgas che intende creare una mappa dettagliata delle reti presenti nel sottosuolo (energia, gas, Servizio idrico integrato e Tlc), relativamente ai territori dove sono installati gli asset dell’utility.

In questo modo si faciliterà la progettazione degli interventi di manutenzione o sostituzione delle condotte, evitando danneggiamenti di altre reti.

Anche in questo caso si tratta di un progetto di tipo “no dig”, quindi senza alcuno scavo, perché la tecnologia impiegata è quella del “georadar” che rileva infrastrutture fino a due metri di profondità. Per l’alimentazione di tutte le strumentazioni è stata scelta l’opzione del fotovoltaico.

ADV
×
0
    0
    Carrello
    Il tuo carrello è vuotoRitorna agli abbonamenti
    Privacy Policy Cookie Policy