Poco meno della metà dei titolari di utenze domestiche elettriche e del gas in Italia si serve ancora del servizio di maggior tutela. E molti sono bombardati giornalmente di telefonate registrate o dal vivo da parte di sedicenti rappresentanti di società di distribuzione, anche dai nomi altisonanti, che li spingono urgentemente affinché passino al mercato libero entro il 30 settembre, perché, a loro dire, altrimenti si “incapperebbe in problemi” non meglio specificati.
In realtà, la scadenza per il passaggio al mercato libero è stata posticipata al 1 gennaio 2023, ma molti utenti non lo sanno, e rischiano di sottoscrivere contratti poco convenienti, ottenuti con pratiche commerciali scorrette.
Cerchiamo di fare qui un breve punto della situazione per aiutare i consumatori ad avere un’idea più precisa del contesto in cui ci troviamo e su come muoversi.
Maggior tutela vs mercato libero
Va detto prima di tutto che ad oltre 10 anni dalla liberalizzazione del mercato elettrico, i prezzi al dettaglio nel mercato libero continuano ad essere mediamente superiori a quelli del servizio tutelato, come certificato dall’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (Arera), anche nel suo ultimo rapporto del 2020, da cui è tratta la tabella sottostante.
Come si può vedere, mediamente, i clienti del mercato libero hanno pagato il 23,6% in più sulle bollette elettriche rispetto a quelli del servizio tutelato.
Tale divario è dipeso dal “forte calo delle quotazioni nei mercati all’ingrosso verificatesi nel 2020, anche in seguito al diffondersi della pandemia. Per contro, il mercato libero, essendo caratterizzato dalla predominanza di contratti a prezzo bloccato per un periodo predeterminato, ha trasferito in misura molto ridotta tali riduzioni ai clienti”, ha spiegato Arera.
L’equazione mercato libero = maggiori risparmi per gli utenti, quindi, non è stata vera l’anno scorso, anche a causa del crollo dei prezzi determinato dalle chiusure delle attività seguite alla pandemia, come accennato in un precedente articolo (Bollette elettriche, nel 2020 mercato libero in media del 23% più caro che il tutelato). Ma non è stata vera neanche negli anni precedenti.
Inversione di tendenza?
È interessante notare che proprio nel 2021 la tendenza potrebbe ribaltarsi, con i prezzi del mercato libero che potrebbero risultare più bassi rispetto a quelli del servizio tutelato. O, almeno, il divario fra i due potrebbe diminuire molto, per la ragione inversa rispetto ai cali determinati dalla pandemia.
Infatti, così come i prezzi della materia prima energetica, soprattutto il gas, erano sprofondati l’anno scorso per il crollo della domanda, quest’anno il forte rimbalzo della domanda, i problemi di approvvigionamento, il rincaro della CO2 e i ritardi nello sviluppo delle rinnovabili stanno facendo impennare i prezzi al dettaglio del gas.
Già nel terzo trimestre di quest’anno le bollette di luce e gas sono aumentate sensibilmente, e pochi giorni fa il ministro della Transizione ecologica ha detto che le bollette potrebbero aumentare ancora di più – addirittura di un altro 40% nell’ultimo trimestre – se il governo non interverrà con provvedimenti che attutiscano i rincari.
“Adesso si stanno invertendo le cose. Con i nuovi aumenti, chi ha sottoscritto un contratto fisso di lungo termine a gennaio-febbraio nel mercato libero penso che risparmierà un po’”, ha detto Mauro Zanini, presidente del Centro Studi Ircaf (Istituto ricerche consumo ambiente formazione), a QualEnergia.it.
Strumenti online
Fatto un rapido cenno all’evoluzione del quadro generale, vediamo come possono comportarsi i consumatori per non venire manipolati e fare scelte più consapevoli.
Districarsi in una giungla in cui ormai operano oltre 650 aziende, fra distributori e agenzie varie, ognuna con un menù di offerte complicate da leggere e confrontare, è infatti molto difficile.
Da parte sua, Arera ha sottolineato in una mail inviata a QualEnergia.it che “c’è tutto il tempo necessario per scegliere l’offerta sul mercato libero che più si adatta alle proprie esigenze”.
L’agenzia ricorda soprattutto che i consumatori hanno a disposizione un mezzo molto utile per confrontare e scegliere fra i vari fornitori.
Arera ha infatti messo a disposizione uno strumento online di comparazione delle offerte, consultabile su www.ilportaleofferte.it.
L’agenzia ha inoltre uno sportello online per rispondere a dubbi e segnalazioni dei consumatori, consultabile su www.arera.it/it/callcenter. Sul sito di Arera sono poi presenti altre sezioni per aiutare i consumatori a capire meglio come leggere le bollette, come funzionano il mercato dell’energia, del gas, dell’acqua, eccetera.
Consigli pratici
Ma poiché non tutti hanno il tempo o la familiarità con gli strumenti online per fare una ricerca approfondita sulle offerte e i fornitori più adatti, come comportarsi se nel frattempo ci viene a bussare a casa un venditore porta a porta o ci telefona un addetto di call center particolarmente insistente o anche apparentemente convincente?
Soprattutto in caso di visita a casa, si possono adottare precauzioni basilari come la verifica del cartellino con codice identificativo della persona, con eventuale telefonata presso la società titolare del rapporto col venditore, per verificare di essere in presenza di una persona almeno autorizzata a svolgere quel lavoro.
Ma uno degli accorgimenti più utili per evitare sorprese successive è quello di non far mai vedere la propria bolletta al venditore, ha detto Zanini.
Anche nei casi in cui il cliente abbia declinato l’offerta del venditore, “troppo frequentemente avviene che questi venditori d’assalto o scorretti copiano il Pod o i codici alfanumerici della bolletta e poi alla fine, quando scendono le scale del palazzo, compilano lo stesso il contratto, fanno una firma falsa e lo fanno figurare come contratto sottoscritto”, ha spiegato il presidente del Centro Studi Ircaf a QualEnergia.it. “È una tecnica che si usa frequentemente ed è una cosa molto grave sul piano del comportamento”, ha aggiunto.
In questi casi, oltre al diritto di recesso sempre esercitabile con invio di una raccomandata con ricevuta di ritorno entro 14 giorni dalla firma di un contratto legittimamente sottoscritto, nel caso sia avvenuto un cambio di fornitore a causa di truffe come quella descritta sopra, per evitare strascichi legali e lungaggini burocratiche, se si acquisisce consapevolezza del raggiro in tempi relativamente brevi, si può inviare entro 30 giorni un reclamo al nuovo fornitore, sempre tramite raccomandata, intimandogli di rescindere il nuovo contratto e ripristinare il vecchio.
Un’altra pratica scorretta a cui bisogna fare attenzione è quella di presentare degli sconti in bolletta che sulla carta sembrano molto alti ma che poi nella realtà risultano molto inferiori.
Spesso, infatti, non si dice che lo sconto, stampato magari in bella vista sul materiale promozionale, riguarda esclusivamente la quota energia, che incide solo per circa il 45% della bolletta. Tutte le altre voci della bolletta riguardano costi amministrati, di distribuzione, dispacciamento, ecc., che il fornitore non ha facoltà di ridurre. Occhio quindi che quello che potrebbe sembrare un grosso risparmio, alla fine, potrebbe rivelarsi un vantaggio molto minore.
Un altro accorgimento è quello di chiedere sempre la scheda di comparabilità, che mette a confronto il servizio di maggior tutela con l’offerta in questione, in modo da poter vedere nero su bianco gli eventuali vantaggi dell’offerta sul mercato libero rispetto ai prezzi tutelati.
“Sono tenuti a consegnare questa scheda quando fanno una proposta commerciale”, ha ricordato Zanini.
Rimedi strutturali
Passandro dagli accorgimenti per i consumatori alle questioni di sistema, uno delle misure strutturali di cui si parla da tempo, ma che non è ancora stata attuata, è la creazione di un albo dei venditori di energia, da cui, se non ci si comporta correttamente, si deve essere sospesi, secondo il presidente del Centro Studi Ircaf.
Sulla necessità di questa misura è d’accordo anche Carlo De Masi, presidente di Adiconsum, che va anche oltre nella sua proposta.
“È necessario che questo albo sia vincolante e che, oltre alle garanzie di onorabilità, siano previste anche delle fideiussioni rapportate ai volumi che ognuno acquisisce”, ha detto De Masi a QualEnergia.it, con la rivalsa nei confronti degli autori di eventuali comportamenti scorretti tramite l’escussione della fideiussione da parte di un soggetto garante del buon funzionamento del comparto.
Un altro elemento sottolineato dal presidente di Adiconsum è la necessità di inquadrare meglio l’offerta di servizi di efficientamento energetico o di energie rinnovabili, spesso proposti in concomitanza con offerte luce e gas.
“Sono tutti i servizi a valle del contatore ed è sospetto che tanti vogliono entrare in questo mercato quando la contendibilità è molto limitata. Ci sono dei servizi che il consumatore non sa se sono utili o no, quindi bisogna stare attenti; stiamo per questo chiedendo che siano vincolanti alcuni elementi rispetto a coloro che entrano nel mercato dell’energia”, ha detto De Masi.
Un modo per declinare tali vincoli potrebbe essere quello di poter vendere prodotti per l’efficientamento energetico domestico solo a valle di un minimo di diagnosi energetica dell’abitazione, per stabilire se, in che misura e con quali soluzioni siano consigliabili degli interventi di efficientamento, secondo il presidente di Adiconsum. Si tratterebbe dopotutto di un elemento di buon senso, la cui necessità è stata fra l’altro incorporata su scala maggiore nella logica del Superbonus per gli interventi che mirano alla detrazione fiscale del 110%.
Conclusioni
La strada verso la fine del mercato tutelato è dunque ancora abbastanza piena di buche, che però è possibile evitare con una guida individuale accorta e che il legislatore potrebbe eliminare o quasi con qualche accorgimento.
Chi voglia ulteriori indicazioni in merito può continuare ad esplorare la questione visitando, per esempio, questa pagina riassuntiva dell’Autorità: Arera.