L’industria europea dell’estrazione del litio è pronta a decollare?

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Secondo Transport&Environment l'Europa potrebbe diventare autosufficiente nella lavorazione di questo metallo entro il 2030, ma le incognite e gli scenari sono diversi. Intanto Mercedes-Benz inaugura un impianto di riciclo in Germania.

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L’Europa ha il potenziale di produrre buona parte del litio di cui ha bisogno per la transizione energetica – in particolare per le batterie dei veicoli elettrici – ma per produrlo in modo “sostenibile” deve definire norme più stringenti.

Questo il succo del briefing pubblicato dall’organizzazione indipendente Transport & Environment (TE) su come sbloccare l’industria europea del litio.

Da segnalare intanto che il 21 ottobre Mercedes-Benz ha inaugurato a Kuppenheim, nel sud della Germania, il primo impianto europeo per il riciclo del litio con un processo integrato meccanico-idrometallurgico a bassa temperatura, con una capacità di trattamento pari a 2.500 tonnellate/anno e un tasso di recupero previsto del 96% circa.

Il processo meccanico, spiega il colosso automobilistico tedesco, seleziona e separa plastica, rame, alluminio e ferro, mentre il processo idrometallurgico è dedicato alla cosiddetta “massa nera” che include i materiali attivi degli elettrodi delle batterie. I metalli come cobalto, nichel e litio sono estratti individualmente in un processo chimico multi-fase e possono essere riutilizzati nella produzione di nuove celle per batterie.

Al momento, sottolinea il documento di TE, l’80% delle riserve conosciute di litio si concentra in Cile, Australia, Argentina e Cina. L’Unione europea è un importatore netto di questo metallo, ma nel 2030 potrebbe raggiungere l’autosufficienza per i consumi di litio “processato”, cioè quello trattato e raffinato al livello di purezza necessario per il suo impiego finale.

Si stima che la domanda europea di litio, spinta dalla diffusione delle auto a batteria, sfiorerà 500mila tonnellate (kt) entro il 2030, più del triplo in confronto alle 130mila tonnellate del 2023, come mostra il grafico sotto (LCE = lithium carbonate equivalent).

Oggi l’Europa estrae piccole quantità di litio, principalmente in Portogallo per l’industria della ceramica, ma si prevede che i progetti annunciati ridurranno il divario tra domanda e offerta made in Ue.

La pipeline di iniziative aggiornata da TE (si veda la mappa sotto) include 28 progetti, di cui:

  • 15 integrati di estrazione e raffinazione;
  • 11 dedicati alla sola raffinazione;
  • 2 di sola estrazione.

Secondo le stime, nel 2030 la capacità di estrazione europea di litio da minerali e salamoie raggiungerà 310mila tonnellate, con una potenziale produzione di 250mila tonnellate di LCE, pari al 53% circa della prevista domanda europea per batterie dei veicoli elettrici e sistemi di accumulo.

Mentre i progetti di raffinazione annunciati hanno una capacità combinata di circa 690mila tonnellate di LCE, producendo potenzialmente quasi 560mila tonnellate sotto forma di carbonato e idrossido di litio entro il 2030. Una simile quantità, afferma TE, è teoricamente sufficiente a coprire tutta la domanda futura del vecchio continente.

E il progetto Jadar in Serbia di Rio Tinto, non incluso in queste cifre, potrebbe aggiungere altre 58mila tonnellate alla capacità europea.

Tuttavia, si osserva, solo pochi progetti sono attualmente in fasi avanzate di sviluppo o hanno maggiori probabilità di procedere.

Tra questi, AMG Lithium ha appena aperto una raffineria in Germania, mentre due progetti integrati, Keliber in Finlandia (si veda Batterie, dal litio finlandese un forte sostegno alla domanda Ue) e Cornish Lithium nel Regno Unito, sono in costruzione e dovrebbero iniziare le attività nel 2025-2026. RockTech prevede di iniziare a costruire la sua raffineria in Germania nell’ultimo trimestre del 2024.

È anche importante notare, si legge nel briefing, che i progetti integrati hanno maggiore sicurezza di approvvigionamenti di materie prime, ma richiedono tempi più lunghi e una maggiore complessità per essere sviluppati, mentre le raffinerie autonome sono più veloci da costruire, ma dipendono dalla disponibilità di materie prime di terze parti.

Pertanto, “il successo delle raffinerie europee dipenderà dalla capacità di garantire fonti di litio affidabili in un mercato in rapida evoluzione, in mezzo alla crescente concorrenza globale”.

Verso batterie più sostenibili

Per sbloccare il potenziale europeo in modo sostenibile e responsabile, dal punto di vista degli impatti ambientali e sociali, “sarà essenziale un solido supporto politico, strategico e finanziario”, spiega l’analista Alina Racu, autrice del report.

Come parte del suo Critical Raw Materials Act, la Commissione europea dovrebbe supportare lo sviluppo della produzione di litio sostenendo progetti strategici, in particolare quelli focalizzati su raffinazione, riciclaggio e trattamento degli scarti, rispettando rigorosi standard ambientali e sociali.

Tra le misure raccomandate:

  • premiare le tecnologie innovative come l’estrazione diretta di litio;
  • supportare progetti che implementano processi ad alta efficienza energetica e raggiungono basse emissioni di gas serra, attraverso la riduzione dei processi ad alta intensità di calore o l’elettrificazione con fonti rinnovabili;
  • premiare le iniziative che implementano le migliori pratiche relative alla gestione delle acque e dei rifiuti, tutela della biodiversità, rispetto dei diritti umani e delle convenzioni internazionali sul lavoro.

Più in generale, per supportare un’adeguata scalabilità della fornitura di litio sostenibile e diversificata, l’Ue dovrebbe aumentare la cooperazione con i partner globali, come gli Stati Uniti, fornendo supporto finanziario per progetti con criteri ESG elevati.

Infine, TE raccomanda che Bruxelles, nell’ambito della tassonomia Ue per le attività sostenibili, dovrebbe definire il litio “a basse emissioni” con una soglia di 10 kg di CO2e/kg di idrossido di litio monoidrato entro il 2030.

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