La Francia blocca la nuova direttiva sulle rinnovabili per difendere il suo nucleare

La Red 3, già concordata tra Parlamento e Consiglio, è bloccata al Coreper. Parigi, assieme al blocco dell'est, vuole chiarimenti sull'idrogeno da energia nucleare.

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Dopo l’accordo tra Parlamento Ue e Consiglio raggiunto a fine marzo, per la nuova direttiva europea sulle rinnovabili quello di ieri, 17 maggio, al Coreper doveva essere un passaggio quasi meramente formale.

Invece la direttiva Red 3, tra i pezzi più importanti del pacchetto Fit for 55, si è incagliata proprio al Comitato dei rappresentanti permanenti che coordina e prepara i lavori di tutte le riunioni del Consiglio europeo.

Lo scoglio è la Francia e in particolare la sua posizione sulla definizione dell’idrogeno prodotto da energia nucleare.

A dare man forte a Parigi, alcuni paesi dell’Est, come Bulgaria, Repubblica Ceca, Polonia, Romania, Ungheria e Slovacchia, che oltre a far parte dell’Alleanza per il nucleare lanciata dalla Francia, sono scettici sull’ambizione della nuova direttiva per le Fer.

Così il voto atteso ieri all’organismo che riunisce le rappresentanze diplomatiche dei 27 è stato bloccato, dopo che sulla direttiva, a valle di mesi di negoziati, nel trilogo di fine marzo si era raggiunto un accordo, che come abbiamo riportato prevede di portare le fonti rinnovabili al 42,5% del consumo complessivo finale di energia al 2030.

Il rinvio dell’accordo sulla Red 3 ha conseguenze per un altro atto, quello sui carburanti verdi per l’aviazione, chiamato REFuelEU: gli Stati membri hanno chiarito che il loro sostegno al fascicolo dipendeva dall’approvazione della legge sulle rinnovabili.

In questa fase del processo legislativo europeo, con il testo già concordato da Consiglio e Parlamento, è generalmente accettato che il dossier non sia riaperto ma semplicemente approvato. Eppure, in una riedizione di quanto era avvenuto sulla questione delle emissioni delle auto, anche sulla Red 3 specifici interessi nazionali hanno bloccato il processo.

L’accordo sulla direttiva era arrivato dopo che la Francia, sostenuta dai paesi dell’Est, aveva chiesto e ottenuto l’inclusione per l’H2 da nucleare nella definizione di “idrogeno a basse emissioni di carbonio”, da detrarre dagli obiettivi sull’energia rinnovabile del blocco (articolo 22b della direttiva).

Questo però non è bastato a Parigi e il punto è stato rimosso dall’ordine del giorno all’ultimo minuto, secondo la Svezia che detiene la presidenza di turno semestrale del Consiglio dell’Ue ed è responsabile delle procedure di approvazione.

Fonti francesi sentite dall’agenzia Euractiv hanno confermato che il ritardo è legato alle preoccupazioni sull’energia nucleare e sul suo status nella direttiva.

“La Francia ha difeso durante i negoziati la neutralità tecnologica del testo, in modo che il nucleare e le rinnovabili non siano messe in concorrenza” l’una contro l’altra, ha detto all’agenzia una fonte francese vicina al dossier.

Parigi “desidera chiarire le modifiche apportate da Belgio e Paesi Bassi all’attuazione degli obiettivi sull’idrogeno”, ha continuato la fonte.

“Attualmente stiamo discutendo con la Presidenza, i nostri partner e con la Commissione per tenere conto di questi elementi che dovrebbero giovare a tutta l’industria europea. L’obiettivo è concludere il testo molto rapidamente, sotto la presidenza svedese, con questi aggiustamenti”, ha affermato la fonte francese vicina al dossier sentita da Euractiv.

Tuttavia, alcuni suggeriscono che la Francia stia usando il ritardo come strategia per ottenere più sostegno per il nucleare.

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