Fotovoltaico galleggiante, una nicchia pronta a fare il boom?

Un nuovo rapporto esamina dati e tendenze di questa soluzione tecnologica a livello globale.

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Gli impianti realizzati su laghi e riserve d’acqua potrebbero diventare un pilastro dell’industria fotovoltaica su scala globale: sarà davvero così?

Secondo il nuovo rapporto appena pubblicato dal Solar Energy Research Institute of Singapore (SERIS) in collaborazione con la Banca Mondiale, Where Sun Meets Water – Floating Solar Market Report (allegato in basso) il solare galleggiante ha tutte le carte in regola per espandersi in diverse parti del mondo.

Cerchiamo di capire meglio lo stato attuale di questa soluzione e le sue prospettive future, con l’aiuto di un paio di grafici tratti dallo studio.

Per quanto riguarda la potenza cumulativa installata nei sistemi FPV (floating photovoltaic), alla fine del 2018 si è arrivati a circa 1,3 GW con oltre 780 MW aggiunti lo scorso anno, il doppio rispetto al 2017 come chiarisce il grafico sotto.

In questa fase di mercato è il Sud-Est asiatico a trainare le nuove realizzazioni, soprattutto in Cina con alcuni progetti da decine di MW di capacità.

Ma il potenziale è molto più vasto: nell’ipotesi (molto conservativa, sottolinea lo studio) di coprire con pannelli fotovoltaici una piccolissima parte (1%) della superficie totale disponibile sui bacini idrici artificiali in tutto il mondo, pari a 404.000 km quadrati, si potrebbero installare almeno 400 GW di parchi FV galleggianti, con una produzione annua di energia elettrica stimata in oltre 521.000 GWh.

Lo schema sotto riassume il possibile sviluppo della tecnologia FPV secondo differenti ipotesi di “copertura” degli specchi d’acqua.

Per quanto riguarda i costi “chiavi in mano” per costruire gli impianti solari flottanti, il rapporto stima una forchetta media di 0,8-1,2 dollari per watt installato nel 2018.

Chiaramente l’investimento iniziale è più elevato rispetto alle installazioni a terra, soprattutto perché bisogna prevedere delle spese aggiuntive per le zattere e gli ancoraggi.

Comunque il prezzo delle piattaforme galleggianti, evidenziano gli autori del documento, dovrebbe diminuire grazie alle economie di scala a mano a mano che si realizzeranno nuovi progetti di grandi dimensioni utility-scale.

E poi il fotovoltaico galleggiante, prosegue lo studio, può produrre mediamente fino al 10% in più di energia in confronto agli impianti a terra, grazie a una serie di fattori favorevoli, tra cui il minore surriscaldamento dei moduli dovuto al raffreddamento “naturale” assicurato dall’acqua (cooling effect) e la minore presenza di polvere o altra sporcizia che può accumularsi sulla superficie dei pannelli.

Tuttavia, l’entità precisa dei vantaggi del fotovoltaico galleggiante su quello tradizionale resta da verificare su una scala più ampia, esaminando i dati della produzione energetica effettiva in diverse aree geografiche e per un periodo prolungato.

Il documento cita poi la possibilità di combinare l’idroelettrico con il fotovoltaico (tra l’altro quest’ultimo potrebbe sfruttare le opere elettriche esistenti, come le linee di collegamento alla rete nazionale), senza dimenticare altri benefici come la minore evaporazione dell’acqua grazie all’ombreggiatura offerta dai pannelli e la relativa facilità d’installazione che non prevede consumo di suolo, un vantaggio essenziale in paesi densamente popolati, come il Giappone.

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