Ho trovato questa rievocazione dei fatti di Hiroshima e Nagasaki di un portavoce di Nihon Hidankyo alla Nobel Lecture del 10 dicembre 2024 particolarmente commovente. Semmai ce ne fosse bisogno.
Il legame fra l’energia nucleare ad uso bellico e quella ad uso pacifico è considerato un argomento superato, ma in realtà non lo è.
Per fare bombe nucleari “tradizionali” convenienti ci vogliono reattori per produrre il plutonio e questa è la ragione per la “virtuosità” attuale della Francia come emettitore di CO2, ma anche per il forte desiderio dell’Iran nell’emularla.
Corea del Nord e Pakistan dimostrano che i tecnici, alcuni li chiamano scienziati, necessari per realizzare armi nucleari si trovano sempre e comunque; circostanza però meno ovvia nella fase dello sviluppo di una nuova arma.
Nell’estate del 1939, prima dell’invasione della Polonia, affinché la lettera a Roosevelt arrivasse a destinazione, dovette scriverla Einstein. Ed è solo nell’estate del 41, dopo interminabili riunioni con scienziati dagli strani accenti europei, che lo stato maggiore dell’esercito avviò il progetto Manhattan.
Sconfiggere il riscaldamento globale, invece del nazismo, ora rievoca qualcosa di simile con la fusione nucleare inerziale: per l’invenzione ci vogliono scienziati molto capaci, o diversamente si ferma tutto.
È il caso degli annunci dell’anno scorso in occasione del rinnovo da parte del Congresso USA del contratto di ricerca sulla fusione inerziale del Lawrence Livermore National Lab, quando è stato rivelato alla stampa il pareggio energetico delle reazioni come l’anticamera di energia pulita per tutti.
Lettori attenti hanno però notato che dalle dichiarazioni erano assenti almeno tre dettagli importanti:
1) il bilancio energetico si riferiva all’energia laser in ingresso e neutronica in uscita: lo stesso problema delle dichiarazioni sul Q di Descalzi di cui ho parlato in un articolo precedente;
2) anche se il Q della singola esplosione fosse molto più alto, come avviene nelle bombe H, il potenziale costo del kWh di un sistema di quel tipo è talmente poco attraente, per così tante ragioni indipendenti, che nessuno prenderebbe lo schema della fusione inerziale a modello per una centrale elettrica;
3) che i finanziamenti per questa costosissima linea di ricerca se li accolla il Dipartimento della Difesa.
Scavando un po’ più a fondo si scopre che alla base di questa attività più che trentennale ci sono almeno un paio di motivazioni d’origine militare: le bombe A boosted dalla fusione e le bombe a neutroni.
Le bombe boosted sono già negli arsenali, ma vanno mantenute e approfondire la fisica relativa sarebbe d’aiuto. Le bombe a neutroni annientano la materia vivente senza distruggere le infrastrutture, ad esempio le strade e i ponti, il sogno di qualsiasi generale.
Non dobbiamo farci abbindolare dalla propaganda e sostenere la ricerca solo per raggiungere Q=1.
Bisogna allora rinfrescare la memoria di Hiroshima e Nagasaki, bombardate a nazismo già sconfitto, ascoltando l’allucinante resoconto riportato nella lezione del premio Nobel per la Pace 2024 e sapere che all’attuale ricerca sulla fusione non corrisponde nessun potenziale beneficio per l’ambiente.
La storia si sta ripetendo e il pubblico, non cascando in una banale propaganda, ha il dovere di ricordarlo anche ai cosiddetti “scienziati”.