Eolico: business model per nuovi e vecchi impianti

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Il dati sul mercato eolico europeo e italiano. Le prospettive in Italia per realizzare parchi eolici in market parity.

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Dallo Speciale QualEnergia.it-Key Energy

L’eolico è in rapida crescita nel mondo. Grazie al calo dei costi, la capacità globale di generazione eolica installata onshore e offshore è aumentata di 75 volte negli ultimi 20 anni, passando a circa 564 GW nel 2018, secondo IRENA.

Nel 2017, l’energia del vento ha rappresentato il 4,4% della produzione elettrica mondiale, secondo la IEA. Nei paesi Ocse, la produzione eolica nel 2018 ha coperto il 6,7% della generazione elettrica complessiva. In Europa a fine 2018 erano installati 189 GW eolici, di cui 18 offshore, che hanno coperto il 14% della domanda elettrica (vedi grafico).

Il 5% di questa potenza eolica europea è in Italia. A fine luglio 2019 le installazioni eoliche nazionali ammontavano a 10,7 GW (per quasi 7100 turbine). Nel 2018 la produzione eolica annuale è stata di 17,3 TWh, pari al 5,4% della domanda elettrica italiana (6,2% della produzione elettrica interna), in linea con la generazione degli anni 2016 e 2017.

Guardando avanti, la IEA prevede che la potenza eolica globale, rispetto al 2018, balzerà di quasi il 65% a 839 GW entro il 2023, guidata da Cina, Stati Uniti, Europa e India. Anche l’eolico marino dovrebbe crescere rapidamente, con nuove turbine offshore in grado di funzionare dal 40 al 55% in più delle ore rispetto a quelle su terraferma.

Per quanto riguarda l’Europa, lo sviluppo di parchi eolici onshore avrà un ruolo importante nella transizione energetica. Secondo uno studio, sul 44% delle superfici europee libere da vincoli sarebbe possibile in teoria installare una capacità onshore di 52,5 TW – equivalenti a 1 MW ogni 16 cittadini europei – sufficienti per coprire addirittura la domanda mondiale di energia di tutti i settori fino al 2050.

Quando l’eolico in market parity?

Almeno “nei siti italiani più ventosi ci sono le condizioni economiche per realizzare parchi eolici in market parity”, ha detto Andrea Tolai Bartali, Direttore Esecutivo di Siemens Gamesa per l’Italia.

Si cominciano infatti a intravedere anche nell’eolico i primi Power Purchase Agreement (PPA), contratti privati per la compravendita di lungo termine di energia. Negli ultimi mesi ne sono stati annunciati almeno tre, per qualche decina di MW.

In Italia, però, ci sono molti ostacoli regolamentari, legislativi e politici, riguardanti la non facile mediazione fra i molti interessi economici in gioco. Tra questi, la mancanza di certezza dell’iter decisionale e la lentezza nella programmazione da parte delle Regioni. E ci sono le difficoltà legate alla transizione dagli incentivi pubblici ad un regime di mercato.

Secondo alcuni analisti, nella fase precedente all’approvazione del Decreto FER 1, l’attesa di nuovi incentivi ha paralizzato gli operatori delle rinnovabili, che avevano rimandato i loro progetti per timore di non rispettare i requisiti del decreto e perdere i sussidi.

Ora che il Decreto è operativo, alcuni ritengono che i nuovi incentivi offerti tramite le aste rappresentino una concorrenza “sleale” per strumenti di mercato come i PPA.

“Perché un produttore eolico dovrebbe puntare su un PPA rispetto alla partecipazione ad un’asta, dove si potrebbero ricevere remunerazioni maggiori rispetto a quelle dei PPA, per un periodo più lungo, e con banche meglio disposte a finanziare un progetto incentivato piuttosto che uno in market parity,” ha osservato Tommaso Barbetti, fondatore della società di consulenza energetica Elemens.

Prima ancora di pensare a nuovi parchi eolici in zone non utilizzate, ci sarebbe poi molto da fare in Italia per l’ammodernamento (revamping) o il potenziamento (repowering) degli impianti esistenti.

Nicolò Novati, Project Engineer del gruppo Stantec, critica la normativa del nostro paese che “non differenzia fra realizzazione ex novo di un impianto eolico, là dove prima non c’era niente, e la ricostruzione integrale di un impianto esistente”.

“Questo – spiega – nonostante la costruzione di un nuovo impianto comporti una modifica del territorio ben più rilevante rispetto al repowering, dove l’aumento dell’impatto visivo causato dall’incremento di altezza e di area spazzata dal rotore è mitigato dalla riduzione del numero di turbine”.

Oggi, infatti, per un’uguale produzione basterebbe una sola turbina dove prima ce ne volevano da due a cinque, con un significativo beneficio per il paesaggio.

Anche dai dati reali emergono le complessità autorizzative italiane sugli interventi realizzati sul parco eolico esistente.

Rispetto ai circa 5.600 impianti eolici operativi in Italia, il Gestore dei Servizi Energetici (GSE) ha ricevuto nel 2018 solo 159 istanze di intervento su impianti già incentivati, da operazioni minime a modifiche delle configurazioni, fino a veri e propri potenziamenti non incentivati.

Quindi, solo circa il 2,8% degli impianti eolici con incentivo è stato sottoposto lo scorso anno a, seppur minime, modifiche: un dato non rassicurante per il mantenimento in efficienza degli impianti e il loro contributo alla decarbonizzazione del mix elettrico nazionale, considerando anche che il Piano Energia Clima italiano per l’eolico prevede al 2030 una generazione di 40 TWh, più di 2,2 volte l’attuale produzione.

Per questo target serviranno una buona gestione dei vecchi impianti e altri nuovi 9-10 GW eolici da realizzare in soli 11 anni.

 

Gli appuntamenti di Key Energy 2019 sull’eolico

5 novembre – ore 14.30 / 17.30

Evento di apertura: Rinnovabili, efficienza, mobilità alla luce del Piano Energia Clima

6 novembre – ore 9.30 / 13.00

The evolution of the Italian electricity system. Future scenarios, between decarbonisation and innovation

6 novembre – ore 14.00 / 18.00

PPA (Power Purchase Agreements) nel settore eolico italiano

7 novembre – 14:30 / 17:30

Setting Southern Europe on course to a carbon neutral economy

Tutti i seminari e convegni

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