Per affrontare la povertà energetica i Comuni devono prima di tutto conoscere le cause del fenomeno.
Sebbene le realtà di povertà energetica siano differenti, un recente manuale dell’Energy Poverty Advisory Hub (EPAH) propone un modello di diagnosi flessibile, che può essere utilizzato indipendentemente dalle caratteristiche geografiche, culturali ed economiche di ogni comune.
La guida (allegata in basso) intitolata “A Guide to Energy Poverty Diagnosis” articola il modello di diagnosi in 7 fasi – di seguito sintetizzate – che possono essere portate avanti da una persona interna all’amministrazione comunale, oppure da un consulente esterno in grado di facilitare alcuni passaggi.
Fase 1: documentarsi sul fenomeno della povertà energetica
La guida suggerisce di iniziare a documentarsi su cosa sia, in generale, la povertà energetica: cause e conseguenze, utilizzando anche alcuni documenti suggeriti dal manuale (pag. 10).
La guida consiglia di costruire una tabella nella quale raccogliere tutte le fonti che saranno considerate, specificandone: titolo, tipo di documento (es. mappe, dati, rapporti, valutazioni, articoli), autore, data di pubblicazione, URL/collegamento alla fonte.
Fase 2: costituire il gruppo di lavoro
Dato che la povertà energetica è intersettoriale, l’obiettivo della seconda fase è costituire un gruppo di lavoro composto da membri interni ed esterni all’amministrazione comunale.
Per mappare i membri interni, la guida suggerisce una lista, non esaustiva, di uffici comunali da coinvolgere: sociale, salute, ambiente-energia, housing-urbanistica, istruzione, finanziario.
Per ogni dipartimento si dovrebbe specificare: interesse primario (l’argomento principale del lavoro del dipartimento); informazioni disponibili (domande a cui possono rispondere); risultato atteso (cosa vorrebbero ottenere da questa diagnosi); disponibilità (quanto possono supportare il dipartimento principale).
Anche stakeholder esterni possono essere coinvolti nella diagnosi energetica, come esperti locali, organizzazioni della società civile, organizzazioni non governative, servizi sociali, cooperative, centri di ricerca, università, agenzie per l’energia, società energetiche, banche, fondi di investimento, piccole e medie imprese.
Ciascun membro può assistere il comune in maniera differente, per esempio fornendo informazioni e dati, facilitando la comunicazione con i cittadini, oppure accedendo a strumenti finanziari innovativi.
Una volta compresi i vari punti di vista si può stabilire un obiettivo comune e creare una timeline in cui indentificare ruoli e responsabilità di ogni partecipante nel processo di diagnosi della povertà energetica locale.
Fase 3: stabilire domande per analizzare la povertà energetica locale
In questo passaggio si inizia ad approfondire la situazione della povertà energetica locale. L’obiettivo è identificare “cosa” caratterizza la povertà energetica nel comune, “dove” si diffonde e possibili “cause ed effetti”.
Facciamo un esempio: pensiamo che possa esserci povertà energetica nel quartiere X perché abbiamo ricevuto vari segnali di allerta. Quali possono essere le cause (climatiche, economiche, sociali)?
Cominciamo allora a porci alcune ipotesi. Una prima ipotesi può essere la “scarsa qualità delle abitazioni”. In questo caso il comune può chiedersi: quali sono i problemi con le abitazioni (es. isolamento del tetto, finestre scadenti, edificio vecchio, sistema di riscaldamento vecchio)? Perché non vengono rinnovate?
Un’altra ipotesi potrebbe essere: “edifici non sono allacciati al teleriscaldamento”. Allora il gruppo di lavoro dovrebbe chiedersi: quali fonti di energia vengono utilizzate?
Una terza ipotesi può essere “scarsa alfabetizzazione energetica”. Qual è lo stato socio-economico delle persone che vivono nel quartiere? Cosa determina una scarsa alfabetizzazione energetica?
Per rispondere a queste domande, il gruppo di lavoro dovrà utilizzare dati, questionari, studi, rapporti, ecc. Ovviamente, più l’ipotesi è avvalorata da informazioni e dati attendibili, maggiormente il livello di conoscenza della povertà energetica locale sarà precisa.
Fase 4: scegliere gli indicatori per rispondere alle domande
A questo punto il gruppo di lavoro deve identificare una serie di indicatori, per rispondere alle domande che ci si è posti nel passaggio precedente.
La guida consiglia di fare riferimento agli indicatori di povertà energetica locale proposti dal Patto dei Sindaci (vedere tabella da pag. 24). Si tratta di una lista composta da oltre 50 indicatori, per ciascuno dei quali si specifica macroarea di appartenenza, titolo, descrizione e unità di misura. Facciamo qualche esempio:
- macro-area clima, indicatore “frequenza delle ondate di calore o freddo”, calcolato con il numero di giorni all’anno.
- macro-area alloggi, percentuale del “numero di edifici ristrutturati all’anno” rispetto al numero totale di immobili.
- macro-area socio-economica, percentuale di “persone o famiglie che spendono fino al XX% del proprio reddito in servizi energetici”.
- macro-area quadro politico e normativo, “esistenza (o meno) di una strategia o misure specifiche per contrastare la povertà energetica”.
Fase 5: raccogliere i dati
A questo punto bisogna raccogliere i dati per rispondere agli indicatori scelti nella fase precedente. Affinché siano raccolti dati utili, la guida consiglia di tenere a mente i seguenti aspetti.
Scala geografica dei dati. I dati devono descrivere le circostanze locali. Se si prendono dati nazionali rischiamo di avere un’informazione non adatta al nostro territorio. Ci sono infatti Paesi con zone climatiche molto diverse come la Grecia, dove nello stesso giorno in inverno, una città nel nord può sperimentare -10 ˚C, mentre un’isola nel sud ha una temperatura di 25 ˚C. Questa differenza avrà sicuramente un impatto su alcuni indicatori (ad esempio quelli associati al clima), il che distorce i risultati se guardiamo solo a livello locale.
Riferimento temporale dei dati. Il set di dati dovrebbe essere disponibile per diversi periodi di riferimento (mensile, annuale o semestrale) per comprendere le tendenze del fenomeno in maniera esaustiva. Infatti, se un paese è maggiormente colpito dalla povertà energetica invernale, le informazioni relative alle bollette energetiche annuali non saranno sufficienti per circoscrivere il problema. Inoltre, è importante assicurarsi che i dati vengano aggiornati in futuro per consentire il monitoraggio dell’efficacia delle proprie azioni.
Validità e affidabilità dei dati. Soprattutto nel caso di dati raccolti indirettamente è importante controllare le fonti e assicurarsi che siano affidabili. Un buon segno è se la fonte descrive il processo utilizzato per raccogliere i dati e dà i contatti di chi li ha forniti. È anche importante che sia specificata la dimensione del campione e il modo in cui questo è stato selezionato: per esempio, un’organizzazione locale fa un’intervista ai propri membri e da questo sondaggio emerge che una percentuale significativa di intervistati ha difficoltà a pagare le bollette energetiche. In questo caso, i dati non possono essere utilizzati per rappresentare l’intera popolazione locale o la popolazione di un quartiere.
Nel caso in cui il gruppo di lavoro abbia accesso a dati che non rispettano i principi sopra indicati, la guida consiglia di considerali come informazioni aggiuntive, prove parziali a sostegno dell’ipotesi.
Fase 6: elaborare i dati raccolti
In questa fase il manuale suggerisce di progettare una tabella per mettere in relazione tutte le ipotesi con i rispettivi indicatori e dati. Facciamo un esempio pratico:
Ipotesi 1: pensiamo che ci possa essere povertà energetica nel quartiere X a causa della scarsa qualità delle abitazioni.
Indicatori e relativi dati:
- Numero di famiglie (o persone) con presenza di perdite d’acqua o umidità nell’abitazione rispetto al totale di famiglie o persone. I dati disponibili sono…
- Percentuale di famiglie (o persone) all’interno del comune che hanno problemi di riscaldamento rispetto al totale di famiglie (o abitanti). I dati disponibili sono…
- Numero di persone (o nuclei familiari) vulnerabili rispetto al numero totale degli abitanti (o nuclei familiari). I dati disponibili sono…
Ipotesi 2: Pensiamo che ci possa essere povertà energetica nel quartiere X perché gli edifici non sono collegati al teleriscaldamento.
Indicatori e relativi dati:
- Numero di famiglie (o persone) allacciate alla rete del gas rispetto al numero totale di famiglie (o persone). I dati disponibili sono…
- Numero di persone con quota di spesa energetica elevata in relazione al reddito. I dati disponibili sono…
- Percentuale di famiglie all’interno del comune in possesso di una cucina a induzione, rispetto al totale delle famiglie. I dati disponibili sono…
- Prezzo medio del gas. I dati disponibili sono…
- Prezzo medio dell’energia elettrica. I dati disponibili sono…
La tabella permette di avere una visione chiara della povertà energetica locale. Il gruppo di lavoro avrà le caratteristiche quantitative e qualitative del fenomeno, oltre che la sua distribuzione geografica nel territorio.
Fase 7: comunicare le caratteristiche della povertà energetica locale
Questa fase consiste nella scrittura del rapporto sulla diagnosi della povertà energetica comunale e nella sua condivisione con il gruppo di lavoro.
Il rapporto dovrà poi essere diffuso con la popolazione del comune interessato, per sensibilizzarla sul fenomeno. Per una comunicazione mirata, la guida consiglia di definire 2-3 messaggi chiave, e i destinatari specifici, valutando i possibili modi per raggiungerli.
I passi successivi
Una volta completati i sette passi della diagnosi, l’amministrazione comunale avrà una visione più chiara del fenomeno della povertà energetica locale e delle sue origini.
A questo punto gli autori suggeriscono di passare alla fase successiva: pianificare le azioni da intraprendere per combattere la povertà energetica.
Ricordiamo che sempre EPAH ha raccolto oltre 200 buone pratiche su come alcuni enti locali di tutta Europa hanno già affrontato la povertà energetica e con quali risultati.
- Guida di EPAH (pdf)