Cina, ai nastri di partenza il mercato del carbonio

Dopo un decennio di preparazione e molti ritardi, il sistema di scambio delle emissioni in Cina potrebbe partire già alla fine della settimana, ma nella prima fase coprirà meno del 40% delle emissioni di CO2.

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Il tanto atteso, e ripetutamente rinviato, sistema cinese di scambio delle emissioni aprirà ufficialmente i battenti entro la fine del mese, secondo quanto appena annunciato dal ministero dell’ambiente di Beijing, e stando a fonti citate da Reuters, potrebbe iniziare a funzionare già alla fine di questa settimana.

Il lancio del sistema cinese delle emissioni di CO2 (ETS), originariamente previsto nel periodo 2017-2019, è stato travagliato, in parte anche per le preoccupazioni sulla trasparenza dei dati relativi alle emissioni, con un caso di dati falsificati da un’azienda elettrica venuto a galla proprio questo mese.

Il nuovo sistema ETS della Cina mira ad usare meccanismi di mercato per rallentare la crescita delle emissioni di gas serra del paese – attualmente oltre un quarto del totale mondiale – portandole ad un picco storico prima del 2030, e cominciando poi a ridurle fino allo zero netto entro il 2060.

Il lavoro di preparazione è “fondamentalmente completo“, ha detto Zhao Yingmin, viceministro per l’ecologia e l’ambiente, in una conferenza stampa.

“Sceglieremo un momento a luglio per lanciare l’ETS nazionale e attivare gli scambi”, ha aggiunto. Anche se Zhao non ha dato una data esatta per il primo scambio di permessi di emissione, fonti a conoscenza dei piani del ministero si aspettano una cerimonia di lancio questo venerdì.

L’ultima scadenza per il varo del sistema cinese degli ETS era stata previste prima della fine di giugno e nessuna ragione ufficiale è stata data per il ritardo.

La Cina prevede che il suo sistema ETS diventerà il più grande mercato del carbonio del mondo, per volume, scalzando dal primo posto il mercato europeo della CO2, per il quale la stessa Commissione europea ha annunciato a sua volta ieri delle novità, come accennato in un altro articolo.

La Cina ha già istituito sette borse pilota locali, su cui sono stati scambiati 406 milioni di tonnellate di permessi di gas serra alla metà dello scorso anno. La prima fase del sistema ETS cinese coprirà più di 2.000 centrali elettriche, e sarà estesa in un secondo momento ad altri settori, tra cui cemento, acciaio e alluminio, ha detto Zhao, senza fornire una tempistica precisa.

Inizialmente, il sistema cinese coprirà quindi meno del 40% delle emissioni di CO2 del paese, ma con l’espansione prevista riuscirebbe a includere il 72% delle emissioni.

L’accuratezza dei dati sulle emissioni è la priorità assoluta per il mercato nazionale del carbonio, ha detto Zhao, secondo cui la qualità dei dati del sistema ETS nazionale è ora generalmente in linea con i requisiti, dopo anni di monitoraggio e verifica.

Come altri sistemi di scambio della CO2, anche l’ETS cinese assegna permessi di emissione alle aziende partecipanti, che possono usarli per i loro scopi di conformità o venderli sul mercato.

Tuttavia, il sistema cinese si basa sulla quantità di carbonio generato per unità di prodotto, piuttosto che sui livelli assoluti di emissione, il che significa che non è affatto garantito che riuscirà a ridurrà la CO2 totale in circolazione nel breve termine.

Il sistema potrebbe essere rafforzato in futuro, adeguando i parametri di riferimento, o introducendo un limite assoluto alle emissioni che possono essere rilasciate nell’ambito dell’ETS.

Per la prima volta nella sua storia, infatti, nel proprio “14° piano quinquennale”, la Cina ha proposto un sistema a doppio tetto “basato principalmente sul controllo dell’intensità del carbonio, con un tetto assoluto di carbonio come supplemento”.

L’implementazione di tale tetto assoluto potrebbe arrivare già nel 2022 ma anche non prima del 2025, secondo alcune indicazioni e pareri raccolti da CarbonBrief.

Anche la struttura regolamentare e legislativa che sostiene l’ETS cinese è relativamente debole e le multe per le violazioni sono basse, nonostante queste potrebbero essere inasprite nel tempo, ha fatto notare CarbonBrief.

Il prezzo del carbonio alla borsa è “difficile da prevedere”, ha detto Zhao, aggiungendo comunque che la media sulle sette borse pilota si è attestato a 40-50 yuan (5,24-6,55 €) per tonnellata, rispetto ai circa 53 € nel pomeriggio di oggi al mercato ETS europeo.

“Se il prezzo è troppo basso, indebolirà l’entusiasmo delle aziende per ridurre le emissioni”, ha detto il vice-ministro. “Se troppo alto, metterà un onere pesante sulle imprese ad alto contenuto di carbonio”.

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