Cina, i contenuti del piano climatico-energetico racchiusi in una sigla: “1+N”

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Le linee programmatiche con cui Pechino punta alla neutralità climatica entro il 2060.

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Raggiungere il picco delle emissioni di carbonio entro il 2030 e neutralità climatica nel 2060 portando per quella data la quota di energia non fossile a oltre l’80% entro il 2060.

Con queste dichiarazioni diffuse sulla stampa cinese, prende forma l’impegno che Pechino vuole portare alla CoP 26.

Tra gli obiettivi che l’agenzia di stampa ufficiale cinese ha pubblicato domenica (25 ottobre), c’è quello di arrivare entro il 2030 al 25% di fonti a emissioni zero sul consumo totale di energia e a un calo delle emissioni di CO2 per unità di Pil di oltre il 65% rispetto ai livelli del 2005.

La potenza totale installata eolica e solare dovrebbe raggiungere a fine decennio più di 1.200 GW.

I contenuti del cosiddetto piano “1+N”, inseriti in un documento interno preparato dal Consiglio di Stato cinese lo scorso settembre, erano trapelati già nei giorni precedenti sulla stampa cinese.

Si tratta di un documento  importante, perché fornisce il primo assaggio della ricetta che il governo di Pechino intende attuare per decarbonizzare l’economia da quando la Cina ha annunciato i suoi nuovi obiettivi climatici all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, nel 2020.

La spiegazione della sigla è piuttosto criptica. Si spiega che “1” si riferisce ai “pareri guida” che definiscono i principi generali di tutte le attuali politiche che mirano a facilitare l’obiettivo di picco e neutralità della Cina. La “N” fa riferimento ad uno specifico “piano d’azione per il picco del carbonio” che riguarderà tutti i settori chiavi dell’economia.

Il piano infatti coprirà le azioni di tutti i principali settori emettitori (energia, industria, infrastrutture e trasporti), così come altre aree politiche chiave per l’azione climatica (economia circolare, tecnologia, finanza, politiche economiche, commercio di carbonio, soluzioni basate sulla natura).

La strategia cinese sarà probabilmente al centro dell’attenzione alla conferenza globale sul clima CoP26 a Glasgow, per valutare in che misura la Cina sia pronta a “consegnare il carbone alla storia“. Ottenere che la Cina ponga fine alla costruzione di nuove centrali a carbone è infatti una delle priorità maggiori per il successo della CoP26.

Si tratta di un crinale molto stretto e difficile da percorrere per la Cina. Data la crisi energetica in corso nel paese e la risposta di Pechino di costruire centrali a carbone più “efficienti” per affrontare la crisi, è cruciale per la Cina che il suo piano 1+N dimostri che le recenti misure per aumentare la produzione di carbone abbiano una natura solo di breve termine, e che venga quindi posta una chiara data di scadenza per il carbone.

I 10 punti del piano

Per quanto riguarda l’energia, il piano 1+N dovrebbe ribadire l’impegno della Cina a costruire un “sistema energetico basato sulle nuove energie”, compresi idrogeno verde e nucleare, “limitare rigorosamente” il consumo di carbone al 2025 e ridurlo gradualmente in seguito.

Il piano comprenderà anche misure per “regolare” il consumo di petrolio e migliorare l’efficienza energetica.

L’industria rappresenta il 36% delle emissioni totali di CO2 della Cina. Il nuovo piano evidenzierà la necessità per alcuni settori ad alta intensità di carbonio di raggiungere il picco delle proprie emissioni prima dell’obiettivo nazionale del 2030. Il piano mirerà a dare la priorità al “miglioramento” delle industrie tradizionali come l’energia, l’acciaio, i metalli non ferrosi, i prodotti chimici e i materiali da costruzione.

Le associazioni industriali, da parte loro, hanno già annunciato obiettivi per il settore dell’alluminio e dell’acciaio di raggiungere il picco entro il 2025 e per il cemento entro il 2023. Ma tali target devono ancora tradursi in obiettivi politici vincolanti, sia nel piano cinese che nei prossimi piani quinquennali settoriali.

Sarà poi fondamentale che questi settori attuino una forte diminuzione delle emissioni dopo il loro picco. A questo proposito saranno cruciali la definizione di standard per gli appalti pubblici e la diffusione dell’economia circolare. Il settore siderurgico in particolare, che rappresenta il 17% delle emissioni della Cina, dovrà accelerare la chiusura della capacità in eccesso e riadattare i rimanenti altiforni a carbone.

Oltre alle emissioni di anidride carbonica, le prossime politiche 1+N rafforzeranno anche il controllo delle emissioni non-CO2 come quelle provocate dai gas HFC, secondo il recente impegno della Cina ad accettare l’emendamento di Kigali del protocollo di Montreal e di fare ulteriori passi per ridurre le emissioni non-CO2, comprese quelle di metano.

Il documento indica anche la necessità di promuovere edifici e infrastrutture efficienti dal punto di vista energetico e a basse emissioni di carbonio. Il settore dell’edilizia cinese rappresenta il 20% delle emissioni di carbonio da usi finali, e Pechino vuole che i requisiti verdi e a bassa emissione di CO2 siano implementati nell’edilizia sia urbana che rurale.

È necessario anche controllare ragionevolmente la dimensione degli edifici, eliminare demolizioni e costruzioni su larga scala, promuovere l’efficienza energetica degli edifici residenziali esistenti e migliorare continuamente gli standard di efficienza energetica dei nuovi edifici, secondo il documento.

In breve, questi sono i 10 punti del piano 1+N

  1. Ottimizzare le infrastrutture energetiche, responsabili della maggioranza delle emissioni totali di gas serra della Cina.
  2. Ottimizzare e aggiornare il settore industriale, che pesa per quasi il 70% delle emissioni finali di carbonio.
  3. Promuovere edifici efficienti dal punto di vista energetico e a basse emissioni.
  4. Costruire un sistema di trasporto verde e a basse emissioni di carbonio. Il settore dei trasporti rappresenta circa il 10% delle emissioni finali di carbonio.
  5. Sviluppare un’economia circolare.
  6. Promuovere l’innovazione tecnologica verde e a basse emissioni di carbonio.
  7. Sviluppare la finanza verde per espandere il sostegno agli investimenti.
  8. Introdurre politiche economiche di sostegno alla transizione e misure di riforma.
  9. Stabilire e migliorare il mercato della CO2.
  10. Implementare soluzioni basate sulla natura, relative alla protezione, al ripristino e alla gestione degli ecosistemi naturali.

L’1+N stabilirà, insomma, la direzione di marcia della transizione verde della Cina e fornirà la guida politica per le misure climatiche del paese negli anni a venire.

Sarebbe un’opportunità da non mancare per la Cina, se vuole mostrare di essere seriamente intenzionata a mantenere i suoi impegni sul clima in vista della CoP26 e oltre.

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