L’8 maggio il governo della provincia canadese dell’Ontario ha dato il via libera definitivo alla costruzione del primo reattore nucleare modulare di piccola taglia (Smr) del Paese.
Sarà anche il primo in una nazione del G7, dato che attualmente solo Cina, Russia e Argentina hanno progetti Smr in fase avanzata.
Gli Smr, come noto, sono anche la soluzione scelta dal governo Meloni per la promessa del ritorno al nucleare. Dato che nella documentazione pubblicata dal Mase la parte sui costi non fornisce stime quantitative, è interessante provare a capire quanto potrebbero costare i 4 Smr che si vorrebbero costruire in Canada.
Il progetto, portato avanti da Ontario Power Generation (Opg) presso il sito Darlington New Nuclear Project, adiacente all’attuale centrale nucleare di Darlington, prevede la costruzione di quattro reattori Smr da 300 MW l’uno.
Si tratta di BWRX-300 sviluppati da GE Vernova Hitachi Nuclear Energy, di fatto reattori con tecnologia convenzionale ma su scala minore. Il modello scelto è oggetto di interesse anche in Polonia, Usa e Regno Unito.
I costi previsti
Opg stima di spendere 20,9 miliardi di dollari canadesi – pari a circa 13,3 miliardi di euro o 15,06 mld di $ Usa (al cambio attuale) – per la realizzazione di tutti e quattro i reattori, incluse infrastrutture comuni, opere civili, spese di ingegneria, licenze, interessi sui finanziamenti e stime sull’inflazione per i dieci anni di sviluppo previsti.
Il primo Smr del nuovo progetto, secondo Opg, costerà 6,1 miliardi di dollari canadesi (circa 3,9 mld €). A questa cifra si sommano 1,6 miliardi di dollari canadesi (circa 1 mld €) per le infrastrutture condivise che serviranno ai quattro i reattori: strade, ponti, tunnel di raffreddamento, condotte fognarie, edifici ausiliari e linee dati. Il totale per il primo modulo, comprensivo delle opere comuni, è quindi di 7,7 miliardi CAD, ovvero circa 4,9 miliardi di euro o 5,5 mld di $ Usa.
La costruzione del primo reattore, nelle intenzioni dell’utility, sarà completata entro il 2030, mentre gli altri tre entreranno in funzione entro la metà degli anni 2030.
L’investimento dovrebbe essere remunerato grazie a una tariffa regolamentata, con il recupero dei costi a carico degli utenti che sarà esaminato dal regolatore locale, l’Ontario Energy Board, in un futuro procedimento. “Parallelamente, Opg continua a valutare soluzioni di finanziamento ottimali”, si legge sul sito dell’azienda.
Grazie a un approccio di esecuzione “a tappe”, il costo di ciascun impianto, secondo Opg, dovrebbe diminuire con ogni nuova unità. La stima per il quarto reattore è di 4,1 miliardi di dollari canadesi, ovvero circa 2,6 miliardi di euro, cioè il 33% in meno rispetto al primo.
Grande è l’incertezza
Come avverte la stessa utility, queste stime non sono ancora definitive: “verranno aggiornate man mano che si apprenderanno lezioni dal primo cantiere”.
A fronte del preventivo fornito, va poi ricordato che sforare i budget è la norma nei progetti nucleari: secondo uno studio fresco di pubblicazione della Boston University, in media per le centrali nucleari i costi reali si rivelano doppi rispetto ai budget iniziali. I progetti realizzati finora hanno avuto uno sforamento medio del 102,5%.
Prendendo per buone le stime di Opg, per avere un’idea di quanto degli Smr potrebbero costare da noi, dobbiamo anche considerare che nel caso canadese la costruzione è limitrofa a un sito nucleare già operativo, con il conseguente risparmio in termini di infrastrutture di rete, terreni, permitting, ecc.: si tratta dell’impianto di Darlington, che conta già altri 4 reattori di taglia normale, per un totale di 3.512 MWe.
Considerando il valore complessivo per i 4 reattori, 13,3 miliardi di euro per 1.200 MW, il costo a kW installato comunicato da Opg è di circa 11.000 euro cioè 12.460 $ Usa; se considerassimo solo il primo Smr si salirebbe a 16.000 €/kW, cioè 18.120 $).
Per fare dei paragoni, progetti più grandi e con tecnologie consolidate, secondo i dati raccolti dallo Ieefa, hanno avuto costi reali molto più alti rispetto a queste cifre: 26.517 $ Usa/kW per Hinkley Point (UK), 19.591 $ per Flamanville 3 (Francia), 18.146 $ per Olkiluoto 3 (Finlandia), 13.534 $ per Dukovany (Repubblica Ceca), 15.520 $ per Vogtle (Usa), mentre il prototipo di Smr di Nuscale ha un costo previsto di oltre 22mila $/kW.
Il costo per il MWh
Partendo comunque dagli ottimistici 11mila €/kW del preventivo Opg, non è chiara la stima sul costo del MWh generato.
L’utility dell’Ontario – citando un report dell’Independent Electricity System Operator che però non risulta scaricabile – prevede un costo di generazione di 14,9 centesimi di CAD/kWh, ovvero circa 9,5 cent€/kWh, cioè 95 euro a MWh.
Come fa notare a QualEnergia.it il ricercatore del Cnr Luigi Moccia, con il Capex previsto, stando alla letteratura scientifica, il costo reale sarebbe invece di 150 euro a MWh: ad esempio, secondo la Iea, una centrale nucleare riesce a raggiungere un Lcoe sui 90 €/MWh solo con un Capex a 4.500 €/kW e un load factor oltre l’80%.
Ricordiamo ad esempio che per i due nuovi reattori della centrale di Hinkley Point sarà garantita una tariffa incentivata all’inflazione per 35 anni pari a 154 €/MWh, a moneta dell’anno 2024.
La previsione di Opg, di 95 €/MWh, sembrerebbe invece coerente con quella prevista da Ambrosetti ed Edison per i futuri piccoli reattori Smr in Italia, cioè di 90-110 €/MWh.
La convivenza con le rinnovabili
Prendendo per buone queste stime, si consideri che il fotovoltaico con accumulo in grandi impianti a terra già nella prima metà del 2024 aveva Lcoe compreso tra 60 e 108 €/MWh, secondo le rilevazioni del Fraunhofer Institute.
“Per la Danimarca, Thellufsen e coautori (2024) stimano che il costo d’investimento del nucleare dovrebbe scendere a 1.550 €/kW per la competitività con le rinnovabili in quel Paese. Questo è un valore che nessun analista serio ritiene possibile in questa prima metà del secolo in un Paese democratico con un’autorità di sicurezza nucleare indipendente”, spiega Moccia.
C’è poi il discorso della convivenza con le Fer: nel sistema che sta prendendo forma, le tecnologie termoelettriche come il nucleare dovranno sempre più spesso cedere il passo nella produzione a fonti a costi marginali quasi nulli come solare ed eolico, limitandosi a fare da complemento.
I circa 90 €/MWh di un ipotetico nucleare da 4.500 €/kW – “un valore comunque troppo alto per essere competitivo”, sottolinea Moccia – si raggiungono solo se la centrale ha load factor ben oltre l’80% e lavora per 8.000 ore annue.
“Ma qualora questo ipotetico nucleare fosse utilizzato ad integrazione delle rinnovabili, ovvero con un fattore di capacità medio annuo minore del 10%, i costi di generazione crescerebbero in modo iperbolico, sopra i 1000 €/MWh”, conclude l’esperto.