Tariffe ricarica auto elettriche, le ipotesi al vaglio dell’Autorità

Otto le ipotesi di intervento nel nuovo documento per la consultazione. Le proposte in sintesi.

ADV
image_pdfimage_print

Facilitare la diffusione della mobilità elettrica con un aggiornamento delle tariffe per ricaricare i veicoli nei luoghi pubblici e privati: è uno dei temi principali affrontati dall’Autorità per energia reti e ambiente (ARERA) nel documento per la consultazione 318/2019 (allegato in basso) per quanto riguarda i servizi di distribuzione e misura dell’energia elettrica.

Il documento – il termine per le osservazioni è il 20 settembre – si concentra anche sui costi operativi riconosciuti, sull’incentivazione delle aggregazioni tra imprese distributrici, sui contributi fissi per le variazioni di potenza richieste dai clienti domestici e sull’ammodernamento delle colonne montanti.

In particolare, nel campo dei trasporti elettrici, evidenzia l’Autorità, l’evoluzione delle tariffe dovrà (neretti nostri nelle citazioni) “evitare l’introduzione di distorsioni al principio generale di aderenza delle tariffe ai costi dei servizi” e “non indurre una crescita ingiustificata e inefficiente dei costi per servizi di rete”.

Inoltre, le nuove regole dovranno favorire lo sviluppo di soluzioni efficienti e “neutrali” dal punto di vista tecnologico, oltre a “limitare il rischio che possano insorgere abusi e conseguenti costi amministrativi per attività di controllo”.

Le ricariche pubbliche

Per quanto riguarda le ricariche pubbliche, nel documento ci sono quattro ipotesi di intervento.

Ricordiamo che è in vigore la tariffa dedicata BTVE con una struttura monomia in energia, quindi servizi di rete e oneri generali di sistema sono fatturati solo in funzione del volume di energia prelevata, senza applicare alcuna componente fissa annua.

Ebbene, la prima ipotesi prevede di far rispettare alcuni requisiti minimi per concedere la tariffa BTVE, con la finalità, si legge nel documento, “di contenere i potenziali impatti negativi sulla rete elettrica cui la stazione di ricarica viene connessa”.

Ad esempio, sostiene l’Autorità, si potrebbe “definire un tetto massimo alla potenza elettrica della connessione che può essere impegnata dal titolare di un punto di prelievo cui venga applicata la tariffa BTVE”.

La seconda ipotesi, invece, prevede di applicare una tariffa di tipo “time-of-use” con una riduzione dei costi solamente nelle ore notturne; mentre la terza ipotesi parla della possibilità di predisporre una tariffa monomia per punti di prelievo di media tensione (MTVE) con particolare riguardo alle stazioni di ricarica per il trasporto collettivo (bus elettrici ad esempio) e per le flotte di car-sharing elettrico.

Infine nella quarta ipotesi si prevedono “esperimenti regolatori” per progetti-pilota nelle applicazioni V2G (Vehicle-to-Grid), che consentono di offrire servizi di flessibilità e bilanciamento alla rete anche attraverso le batterie dei veicoli e le infrastrutture di ricarica.

Le ricariche private

Anche per quanto riguarda le ricariche private, il documento comprende quattro proposte di intervento.

Un punto molto importante è l’ipotesi di applicare la tariffa “domestica-residente” ai punti di ricarica installati nei garage/box di pertinenza dell’abitazione principale oppure nei box non pertinenziali ma la cui proprietà (o il contratto di affitto) sia intestato a una persona che è proprietaria di un veicolo elettrico.

Nelle altre ipotesi si parla di: aumentare fino al 70-80% la potenza massima disponibile in fascia F3 (quella notturna) mantenendo la stessa potenza contrattualmente impegnata, per i clienti domestici e le piccole aziende; ideare soluzioni tariffarie per favorire la realizzazione di punti di ricarica privati ma collettivi per gli abitanti di un condominio; intervenire sulle tariffe applicate a certe aziende (BTA6 o MTA) valutando di non conteggiare i picchi di potenza registrati nella fascia F3 in modo da sostenere la ricarica delle auto nei luoghi di lavoro.

ADV
×