La fusione nucleare, tra illusioni e speculazione finanziaria

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Torniamo sull'illusione della fusione nucleare. Un recente e autorevole saggio del fisico Reinders spiega perché questa tecnologia non sarà una fonte di energia commercialmente competitiva e nemmeno pulita. Ma molti ci vedono interessi finanziari poco consoni con la ricerca.

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Nuclear fusion is the process that powers the stars, including our own Sun…” bla bla bla, con la fusione nucleare si comincia sempre così, ma rapidamente l’autore viene al dunque.

Stiamo parlando del saggio “The Fairy Tale of Nuclear Fusion” (English Edition) del fisico L. J. Reinders (edizioni Springer, 20 maggio 2021).

Traducendo parte dell’introduzione, riporto testualmente:

La produzione di elettricità dalla fusione nucleare sarà molto probabilmente così costosa e così complessa che non diventerà mai economicamente sostenibile. Non sarà una fonte di energia commercialmente competitiva e certamente nemmeno pulita. Se mai una bestia così orribilmente complessa sarà fatta funzionare in modo affidabile, il costo di una singola centrale nucleare a fusione sarà semplicemente enorme. Sicuramente arriverà troppo tardi per aiutare a combattere il cambiamento climatico, come sarà ampiamente chiarito in questo libro. Non c’è alcuna possibilità che contribuirà al mix energetico in questo secolo, figuriamoci prima o intorno al 2050, come richiesto dall’Accordo di Parigi sul clima.

Partendo da premesse decisamente pessimistiche il libro di Reinders fa un buon lavoro nel descrivere, nelle sue quasi 600 pagine, i dettagli del lungo sviluppo della ricerca sulla fusione che fino a pochi anni or sono era condotta solamente in grandi centri di ricerca accademici.

Riporto ancora testualmente:

Dopo due capitoli introduttivi, che spiegano i principi fisici coinvolti nella fusione nucleare, il libro segue principalmente la cronologia storica dai primi tentativi nei primi anni Cinquanta con i cosiddetti dispositivi pinch, stellarator e primi tokamak fino al megaprogetto internazionale di ITER.

Questa panoramica cronologica è divisa in due parti. Il primo di queste (Parte II del libro), intitolato “Early Fusion Activity and The Rise of the Tokamak”, descrive i primi inizi della fusione nucleare fino al memorabile anno 1968, quando i russi sperimentarono il loro nuovo dispositivo di fusione, il tokamak, inaugurando un’era nuova e ottimista. La Parte IV “Mezzogiorno di fuoco” affronta l’attività dal 1968 fino ai giorni nostri e le prospettive per il futuro. La parte finale, parte V, approfondirà la critica degli sforzi sulla fusione, gli aspetti economici e di sicurezza, la sostenibilità, le applicazioni, le ricadute, il revival di progetti obsoleti, gli approcci non convenzionali e la ricerca privata sulla fusione.

A proposito della “fusione degli imprenditori”, l’autore del libro sostiene che, in presenza di un diminuito interesse pubblico per una genuina ricerca scientifica, la fusione abbia oggi attratto gli avvoltoi della speculazione che propongono progetti fantasiosi quanto ridicolmente irrealistici.

Dalle conclusioni:

Frasi come “restano ancora molte sfide” e “enormi progressi scientifici e tecnologici raggiunti” sono completamente vuote e sono state scritte quasi un milione di volte sulla fusione dagli anni ’70. Questo libro metterà in prospettiva questi progressi e, sebbene molto sia stato effettivamente realizzato, non ha avvicinato ulteriormente la produzione commerciale di energia. Al contrario, la mancanza di progressi ha dimostrato che la generazione di energia commerciale può essere solo sognata e che le sfide che restano sono probabilmente insormontabili.

L’autore fa risalire la situazione attuale ad una perdita di obiettività scientifica legata allo spostamento degli investimenti dalla scienza di base a presunta tecnologia.

Personalmente concordo con questa diagnosi anche se penso che, in una situazione sana ed equilibrata, scienza e tecnologia procedano dialetticamente e con reciproco vantaggio.

Gli eccessi che vediamo in questi anni credo siano il risultato dell’ingresso di interessi estranei al progresso tecnologico, in particolare distorsioni di origine finanziaria e di disequilibri economici.

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