Obsolescenza prodotti, la Commissione Ue propone norme pro-consumatore

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Nel primo round a Bruxelles sulla revisione di ecodesign ed etichetta energetica, presentati provvedimenti per garantire la manutenzione dei prodotti da parte dei consumatori. Ma l'Italia frena. Legambiente: "Basta chiacchiere, Governo mostri coerenza".

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Per la prima volta nella storia la Commissione Europea ha posto il tema dell’introduzione di una serie di misure di prevenzione dell’obsolescenza dei prodotti, in particolare per i grandi elettrodomestici: frigoriferi, lavatrici, lavastoviglie, televisori.

Ad evidenziarlo è una nota di Legambiente diffusa ieri, 19 dicembre, al termine del primo round del confronto a Bruxelles sulla revisione delle misure energetiche connesse alla direttiva ecodesign ed etichetta energetica.

Durante l’incontro – sottolinea l’associazione ambientalista – sono stati infatti presentati una serie di provvedimenti che definiranno le prestazioni minime energetiche degli elettrodomestici che entreranno nelle nostre case nei prossimi anni, e di come queste prestazioni potranno essere comunicate in etichetta.

Per i frigoriferi, ad esempio, si prevede la possibilità di mantenere obbligatoriamente sul mercato almeno per sette anni alcuni pezzi di ricambio destinati ai manutentori professionali (termostati, lampadine, schede elettroniche, lampadine) e altri a disposizione, per lo stesso numero di anni, direttamente ai cittadini (maniglie e guarnizioni per le porte, ripiani e scaffali interni).

Inoltre – prosegue Legambiente – una serie di regole generali si applicherebbero ai prodotti per facilitarne la manutenzione, come il divieto di incollare parti importanti tra di loro, sostituendo la colla con viti svitabili, o ancora l’obbligo di rendere disponibili anche gli schemi delle centraline elettroniche dei prodotti perché possano essere aggiustate da tutti gli elettricisti e non solo dalla casa di produzione.

“A beneficio di tutti i consumatori, vista la rilevanza che sempre più assume l’elettronica negli elettrodomestici che abbiamo in casa e visti i prezzi per l’intervento di un tecnico autorizzato che, nella gran parte dei casi, invita i clienti ad effettuare un nuovo acquisto perché la riparazione potrebbe essere troppo onerosa”, si commenta nella nota.

Eppure, mentre si decideva di introdurre queste misure, l’Italia sembrava giocare un ruolo di retroguardia – osserva l’associazione – per lo più opponendosi e ottenendo un sostanziale annacquamento delle proposte, in origine più garantiste per il consumatore.

“Si tratta di un’enorme opportunità ambientale che stiamo sprecando – ha commentato Davide Sabbadin, che segue per Legambiente il tema delle politiche di prodotto a Bruxelles.

“Per la prima volta – continua Sabbadin – abbiamo la possibilità di tradurre in pratica i concetti dell’economia circolare, creare decine di migliaia di posti di lavoro nel settore della riparazione e del riuso degli elettrodomestici, risparmiando decine di migliaia di tonnellate di materiali ed evitando di produrre elettrodomestici non necessari dando un seconda vita a quelli che abbiamo in casa. Rendendo pubblici gli schemi per la riparazione delle schede elettroniche, anche i cosiddetti elettrodomestici intelligenti potrebbero essere riparati e rimessi in circolazione, così come richiesto da centinaia di cooperative del riuso che spesso impiegano anche persone svantaggiate”.

In discussione tra le normative che, se approvate come proposte dalla Commissione Europea, varrebbero risparmi energetici pari al 5% dei consumi elettrici europei, c’è anche la possibilità di usare l’etichetta energetica per comunicare informazioni chiare e trasparenti sulla durata e la riparabilità dei prodotti, in modo da permettere al consumatore di scegliere anche in base a questa variabile al momento dell’acquisto.

“Basta chiacchiere pro economia circolare ed efficienza energetica. Il Governo mostri coerenza e si schieri con i consumatori e a favore dell’ambiente”, conclude la nota.

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