Le nuove frontiere dei microchip guardano all’efficienza energetica

Stm produrrà a Catania sistemi che abbattono i consumi di industria e mobilità, mentre Nvidia annuncia semiconduttori a basso dispendio elettrico per il “supercalcolo sostenibile” (con applicazioni anche in Italia). Intanto l’UniBicocca lavora a un’IA meno energivora.

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I microchip sono un insieme di circuiti elettronici disposti su una placchetta di materiale semiconduttore che possono acquisire, archiviare, trattare e utilizzare dati. È una tecnologia alla base della transizione energetica e digitale indispensabile, ad esempio, per impianti a fonti rinnovabili, auto elettriche e intelligenza artificiale.

La definizione è utile a inquadrare l’argomento e arriva direttamente dalle pagine web della Commissione europea, che sul tema è fortemente impegnata.

È del 31 maggio, infatti, l’annuncio del via libera dato a un sostegno da 2 miliardi di euro alla società italo-francese STMicroelectronics, concesso dal nostro Paese per realizzare a Catania un polo integrato di produzione dei chip.

I chip catanesi per elettrificare industria e automotive

Con un investimento complessivo di 5 miliardi di euro, Stm vuole ampliare la sua presenza alle pendici dell’Etna per creare un polo integrato di settore, il Sic Campus, dove comprendere tutta la filiera produttiva di questa tecnologia, da realizzare in carburo di silicio per migliorare le prestazioni dei chip, in termini di migliore conducibilità termica, maggiore velocità di commutazione, bassa dissipazione.

Queste soluzioni, spiega l’azienda in una nota, “sono particolarmente utili nei veicoli elettrici, nelle infrastrutture di ricarica rapida, nelle energie rinnovabili e in varie applicazioni industriali, tra cui i data center, garantendo correnti elettriche più elevate e dispersioni inferiori rispetto ai dispositivi in silicio tradizionale, migliorando così l’efficienza energetica generale”.

Dunque, il principio è di offrire al mercato chip ad alte prestazioni che migliorino i consumi industriali. Questa tecnologia nasce dal lavoro di ricerca e sviluppo condotto da Stm sempre a Catania, in collaborazione con l’Università locale e il Cnr. Nel nuovo campus, oltre alla filiera produttiva, si aggiungerà quella dei test e la base logistica per la distribuzione europea; Stm ha analoghi poli di produzione e distribuzione ad Ang Mo Kio a Singapore e a Chongqing, in Cina.

Chip a basso consumo per il supercalcolo sostenibile

È interessante notare come l’annuncio di Stm sia arrivato pochi giorni prima del discorso tenuto oggi da Censen Huang, Ceo del colosso statunitense dei chip Nvidia, in apertura dell’evento Computex nella capitale di Taiwan, Taipei.

Per l’occasione Huang ha sottolineato come l’intelligenza artificiale generativa stia “rimodellando le industrie e aprendo nuove opportunità di innovazione e crescita”, poiché “l’intersezione tra IA e calcolo accelerato è destinata a ridefinire il futuro”.

Tutto ciò, però, pone una riflessione anche in termini di consumo energetico. Proprio per questo motivo “Nvidia sta riducendo i costi di trasformazione dei dati in intelligenza” per fare in modo che “il calcolo accelerato sia un calcolo sostenibile“.

Ciò, secondo il Ceo della società, è reso possibile dal fatto che si possano combinare in maniera sempre più efficiente i sistemi di calcolo Gpu, dall’acronimo inglese “Graphics processing unit”, e le Cpu, o “Central processing unit”, alla base di ogni computer.

L’obiettivo da raggiungere sarebbe quello di aumentare di un fattore cento la velocità di calcolo delle macchine, incrementando il consumo energetico solo di un fattore tre.

Uno degli esempi di questo supercalcolo sostenibile si avrà proprio in Italia. L’amministratore delegato di Fastweb, Walter Renna, la scorsa settimana è intervenuto al Festival dell’economia di Trento spiegando che a luglio entrerà in funzione un supercomputer basato proprio su tecnologia Ndivia, in un data center già attivo in Lombardia e alimentato, tra l’altro, da fonti rinnovabili.

Si punta a creare così un sistema altamente performante per l’intelligenza artificiale classica e per quella generativa, da mettere a disposizione in modalità cloud ad aziende, Amministrazioni pubbliche e università.

Il supercalcolo sostenibile è infine un tema rilanciato anche dall’Università Milano-Bicocca. L’ateneo, infatti, ha organizzato un crowdfunding su un progetto di ricerca per sviluppare microchip capaci di emulare il comportamento e la struttura di una rete di neuroni biologici.

L’obiettivo di questa nuova tecnologia è proprio ridurre il consumo energetico dei sistemi in cui viene inserita: intelligenza artificiale, monitoraggio ambientale, infrastrutture.

La strategia italiana sulla microelettronica

In un mercato in cui Stati Uniti, Cina e Unione europea si sfidano a colpi di strategie e grandi fondi di finanziamento, l’Italia riesce a essere protagonista.

L’annuncio dell’impianto Stm a Catania, ad esempio, è uno dei più grandi investimenti in Europa che rientrano nell’ambito del “Chips Act”, entrato in vigore a settembre 2023.

Non si tratta, però, dell’unico sito produttivo nello Stivale, visto che è di marzo la decisione di Silicon Box (realtà di Singapore) per un investimento da 3,2 miliardi di euro nel nord Italia. In questo caso si lavorerà all’assemblaggio dei “chiplet”, tecnologia strategica per molte filiere tra cui quella delle rinnovabili.

Cumulando gli investimenti di Stm e Silicon si arriva a 8,2 miliardi di euro impegnati su questo settore nel nostro Paese, ma il ministro del Made in Italy Urso ha recentemente chiarito che l’obiettivo è arrivare ad almeno 10 miliardi di euro.

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