C’è anche il progetto Fenice di FuturaSun tra le 85 iniziative ammesse dalla Commissione europea al finanziamento dell’Innovation Fund.
Come avevamo spiegato a inizio ottobre, la società italiana era in attesa di questo sostegno per poter realizzare in Veneto una fabbrica per l’assemblaggio di pannelli fotovoltaici.
Entro il 10 marzo 2025, spiega a QualEnergia.it Nicola Baggio, direttore tecnico FuturaSun, gli ammessi al Fondo devono firmare gli accordi di sovvenzione con l’Agenzia esecutiva europea per il clima, le infrastrutture e l’ambiente (Cinea). “Verosimilmente lo faremo a febbraio. Per il financial close occorrerà acquisire tutti i permessi, i contratti e le risorse che dimostrino di poter avviare la costruzione” del sito.
La previsione è di arrivare all’erogazione dei primi fondi (21 milioni di euro in totale) e alla posa della prima pietra “nel corso del prossimo anno”, concludendo i lavori e avviando la produzione “nel 2027”.
Le caratteristiche del progetto Fenice
L’iniziativa “FuturaSun advanced italian manufacturing centre” (Fenice) ha ricevuto l’appoggio del Mimit attraverso la sottoscrizione di un protocollo d’intesa ad agosto.
L’obiettivo di questa “gigafactory”, come è stata chiamata dal dicastero, è produrre più di 7,6 GW di moduli fotovoltaici ad alta efficienza nei primi dieci anni di attività, in uno stabilimento alimentato al 100% da fonti rinnovabili dove impiegare circa 250 persone, a cui si aggiungeranno 380 occupati nell’indotto.
Le produzioni previste sono due: moduli n-type e xBC (Back Contact). Nel primo caso, sottolinea Baggio, si tratta della tecnologia “che da quest’anno sta diventando prevalente sul mercato, data la maggiore efficienza e il minor degrado che offre”.
Il modello xBC, invece, “è lo step successivo. La cella avrà tutti i contatti sul retro, rendendo così la parte anteriore completamente nera e priva di parti che possano creare ombreggiatura, migliorando così l’efficienza” (leggi anche La qualità ha un prezzo anche nella produzione dei moduli fotovoltaici?).
Il progetto, scrive la società in una nota, punta anche a creare una supply chain europea, “con fornitori italiani per gli incapsulanti e il backsheet, oltre a fornitori Ue per vetri, ribbon e cornici”.
Infine, “Fenice prevede la creazione di un centro di ricerca aperto a collaborazioni con università ed enti, favorendo lo sviluppo continuo di nuove tecnologie fotovoltaiche, tra cui Ibc, n-type e tandem silicio-perovskite, integrando così l’impegno di ricerca già avviato in quest’ambito da FuturaSun tramite la start-up romana Solertix”.
I progetti della società italiana in Cina
Oltre al mercato italiano ed europeo, FuturaSun si muove da tempo in Cina, dove ha all’attivo una fabbrica per l’assemblaggio di pannelli FV nella provincia dello Jiansung.
Il 23 ottobre l’amministratore delegato della società, Alessandro Barin, ha inoltre condotto un sopralluogo nella regione del Ningxia, dove FuturaSun svilupperà 1 GW di fotovoltaico a terra in area desertica, con inizio lavori previsto nel 2025. L’obiettivo è fornire energia ai poli industriali tramite l’altissima tensione a 750 kV verso l’est del Paese.