Carbone killer: a Vado Ligure mortalità del 50% superiore alla norma

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Per le malattie respiratorie addirittura il 90% in più: le testimonianze degli epidemiologi sentiti al processo contro Tirreno Power.

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Nell’area di ricaduta delle emissioni della centrale a carbone di Vado Ligure la mortalità è superiore alla media di quasi il 50%.

Il dato arriva dagli esperti sentiti al Tribunale di Savona nell’ambito del processo in corso da quasi tre anni per disastro ambientale e sanitario a carico della Tirreno Power e 26 tra manager e direttori.

Lo scorso 14 dicembre sono stati sentiti i consulenti tecnici di Uniti per la Salute, il comitato dal cui esposto è nata l’indagine che potrebbe per stabilire una volta per tutte nella giurisprudenza italiana la correlazione tra le emissioni della combustione del carbone e l’eccesso di morti per malattie respiratorie e circolatorie.

Secondo l’epidemiologo dell’Università di Mainz, Emilio Gianicolo, nell’area interessata “la mortalità per tutte le cause aumenta del 49% rispetto a soggetti non esposti alle emissioni”.

Nel dettaglio, è il riassunto che ReCommon fa della testimonianza, per gli uomini la mortalità per tumori cresce del 50%, più del 39% per malattie cardiovascolari e addirittura più 90% per quelle respiratorie. Di poco più basse le stime di decessi per le donne. Molto pesanti anche gli impatti sui più giovani.

“Nei soggetti tra gli 0 e i 14 anni esposti all’effetto delle emissioni della centrale i ricoveri per malattie respiratorie sono risultati il 48% in più rispetto ai ricoveri avvenuti nei territori non esposti. Si arriva al più 51% a proposito dei ricoveri per asma”.

Per il consulente di Uniti per la Salute vi è stato un eccesso di mortalità in tutti i periodi presi in considerazione in cui erano in corso le emissioni della centrale di Vado Ligure, fino alla sua improvvisa chiusura il 14 marzo 2014, quando, su richiesta della Procura di Savona, la Gip Fiorenza Giorgio ha ordinato il sequestro per motivi di sicurezza sanitaria dei due gruppi a carbone dell’impianto sito alla periferia di Savona, nei comuni di Vado Ligure e Quiliano.

Nel 2015 – ricorda una nota di ReCommon che ricostruisce la vicenda – la Procura conclude l’indagine iniziata cinque anni prima, quando il presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Savona, Ugo Trucco, aveva rotto il silenzio delle istituzioni definendo la centrale a carbone una minaccia immanente per la salute della popolazione locale.

Il socio francese dell’azienda, Engie, nel 2016 convince quello italiano Sorgenia a chiudere definitivamente i vecchi gruppi e a rinunciare alla costruzione del nuovo, lasciando così in funzione solo un’unità a turbogas.

Ma in quel frangente il procuratore capo di Savona, Francantonio Granero, che nel frattempo aveva denunciato in Parlamento interferenze politiche nell’indagine, va in pensione. Nel rinvio a giudizio per 26 manager e direttori, l’accusa di disastro ambientale doloso e omicidio colposo plurimo viene derubricata a disastro ambientale e sanitario colposo.

Ma soprattutto la posizione di decine di amministratori pubblici viene stralciata e inviata alla Procura di Roma, che poi chiederà e otterrà l’archiviazione di tutti.

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