L’identificazione delle aree idonee per le rinnovabili non può limitarsi alle sole aree prive di vincoli, ma deve estendersi anche “a quelle dove è possibile e più facile trarre beneficio, locale, regionale e nazionale, dalla presenza degli impianti”.
Un’importante sponda sulla diffusione delle Fer, che stigmatizza atteggiamenti di chiusura spesso nascosti dietro la giustificazione della tutela del paesaggio, arriva dall’Unione nazionale Comuni comunità enti montani (Uncem) del Piemonte, in vista dell’avvio dell’iter legislativo della Regione per l’approvazione di una legge regionale sulle aree idonee.
Il Decreto del 21 giugno 2024 ha stabilito per ogni Regione un obiettivo di nuova potenza da fonti rinnovabili da realizzare entro il 2030, lasciando ampio margine affinché queste ultime definissero modalità e parametri per l’individuazione delle aree idonee.
Una condizione che, sottolinea Uncem Piemonte in una nota, espone al “rischio, come sta accadendo in Sardegna, di limitare lo sviluppo di rinnovabili e non raggiungere gli obiettivi di installazione, necessari non solo a combattere l’emergenza climatica, ma anche a portare nuovo sviluppo nei territori”.
Tra le Regioni al lavoro sul tema, l’Abruzzo pare orientato a considerare non idonee le aree agricole irrigue oltre a vigneti, uliveti, frutteti, boschi e tartufaie, la Sicilia dovrebbe deliberare entro fine mese il suo testo caratterizzato da un approccio non ostativo verso le Fer, mentre in Puglia i progetti che hanno già iniziato formalmente l’iter autorizzativo non saranno interessati dal provvedimento.
Comunità e paesaggio
Le rinnovabili vengono viste dai Comuni montani piemontesi come un’opportunità per coinvolgere maggiormente le comunità locali e ribaltare i rapporti di dipendenza dalle multinazionali che invece tendono a generarsi con gli impianti fossili.
Discorso da applicarsi anche alle Cer. “Evitiamo anche con la Regione una speculazione a danno dei territori con l’arrivo di Comunità energetiche rinnovabili mosse da capitali e finanziarizzazione dell’energia dall’esterno dei nostri Paesi. Crediamo nelle Cer solidali e comunitarie, più piccole forse, ma veramente di comunità e non mosse da interessi esterni che scavalcano i Comuni e chi ci vive”.
Altro punto critico sollevato dai Comuni montani è una visione meno conservativa del paesaggio, elemento che assume particolare rilievo se portato al tavolo delle discussioni da un ente come Uncem per il quale cui gli scenari naturali hanno un peso importante.
“Il paesaggio è sempre plasmato e modificato dall’uomo”, è il concetto cardine. “Vale per il bosco, come per il costruito, come per tutti i versanti alpini e appenninici”.
Il paesaggio non può quindi essere considerato come forma immutabile, da conservare identica a sé stessa. Motivo per cui in fase di identificazione delle aree idonee non ci si dovrebbe limitare soltanto alle zone prive di vincoli.
“L’inserimento di un parco eolico o agrivoltaico in un dato territorio non può neanche essere assunto come una ineluttabile prospettiva peggiorativa di quel paesaggio”, sottolinea Uncem.
Lasciare che nuovi impianti Fer o interventi di revamping modifichino ancora il paesaggio permetterà “di vivere meglio nei paesi e sui territori, di rispondere alla povertà energetica, di abbassare l’impatto ambientale delle fossili, di decarbonizzare le attività imprenditoriali”.
I suggerimenti alla Regione Piemonte
In vista della nuova legge piemontese Uncem esorta la Regione Piemonte a:
- non relegare alle aree marginali o degradate la definizione regionale delle aree idonee;
- non utilizzare il criterio dell’invisibilità nel trattare il rapporto tra le nuove infrastrutture e il paesaggio fisico e antropico;
- basarsi sulle aree definite idonee ai sensi del Decreto che ha attuato la direttiva RED II in cui sono stati localizzati i progetti presentati dal 2021 ad oggi;
- salvaguardare i progetti per i quali, alla data di entrata in vigore della legge regionale, sia stata avviata almeno una delle procedure amministrative necessarie a ottenere l’autorizzazione a realizzare l’impianto;
- considerare idonee tutte le aree marginali e/o degradate, le vie di comunicazione come ferrovie e autostrade, le coperture di parcheggi, centri commerciali, capannoni agricoli o industriali.
Per quanto riguarda le aree da ritenersi non idonee, Uncem chiede che le autorizzazioni negate vengano giustificate “sulla base di dati tecnici e scientifici, non generici”, eventualmente verificando che esista la possibilità di ridurre la dimensione degli impianti, piuttosto che abrogare totalmente il progetto.