Sbloccare l’agrovoltaico: l’appello di Legambiente e Lne

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Senza far convivere fotovoltaico e agricoltura, impossibile raggiungere gli obiettivi su clima ed energia, affermano Legambiente e La Nuova Ecologia nella loro campagna Unfakenews.

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Conciliare agricoltura, produzione di energia e sostenibilità ambientale è possibile: con l’agrivoltaico, la resa agricola è garantita e l’energia prodotta senza consumo di suolo ed emissioni inquinanti in atmosfera.

Per consentirne lo sviluppo va, però, colmato il vuoto legislativo esistente, vanno definite linee guida e scongiurati alcuni preconcetti che potrebbero rallentarne lo sviluppo.

L’appello arriva da Legambiente e La Nuova Ecologia, che questo mese hanno scelto appunto l’agrovoltaico come tema per la loro campagna Unfakenews.

Questo sistema – si spiega in una nota – permette di introdurre la produzione di energia da solare fotovoltaico nelle aziende agricole, integrandola con quella delle colture e con l’allevamento: i pannelli fotovoltaici, che possono essere anche “mobili” a inseguimento solare, sono posizionati nei campi con altezze e secondo geometrie che consentono le lavorazioni agricole e il pascolo.

È una forma di convivenza particolarmente interessante per la decarbonizzazione del nostro sistema energetico, ma anche per la sostenibilità del sistema agricolo e la redditività a lungo termine delle aziende del settore, che devono essere protagoniste di questa rivoluzione. O per stimolare il recupero di terreni agricoli abbandonati, si spiega.

Ma appunto c’è bisogno di uno sblocco: è importante – si auspica – che il governo approvi al più presto norme adeguate e uniformi, che permettano una realizzazione degli impianti corretta e trasparente. Anche alla luce delle esperienze passate, in parte negative, riguardo all’installazione del fotovoltaico. Le norme devono inoltre garantire la conduzione dell’agricoltura negli ambiti interessati da installazioni agrivoltaiche, onde prevenire approcci speculativi che potrebbero mettere a rischio la continuità dell’attività agricola.

Le leggi vigenti – dichiara il presidente di Legambiente Stefano Ciafani – vietano la realizzazione di nuovi impianti in area agricola che accedono agli incentivi ma quelli senza incentivi possono essere realizzati: di fatto, si limitano le possibilità per piccoli operatori e aziende agricole, ma si deregolamenta l’impiantistica di grandi dimensioni a vantaggio delle grandi utility e delle compagnie internazionali. Occorre un percorso che consenta la realizzazione degli impianti attraverso regole capaci di evitare trasformazioni irreversibili e che, al contrario, assicurino la valorizzazione ecologica e produttiva dei suoli sottostanti agli impianti fotovoltaici. L’agrivoltaico è un modello in cui la produzione elettrica, la manutenzione del suolo e della vegetazione risultano integrate e concorrono al raggiungimento degli obiettivi produttivi, economici e ambientali dei terreni”.

La produzione di energia può rappresentare un aiuto concreto per gli agricoltori, senza mettere in competizione lo spazio per la produzione di cibo con quello per la produzione energetica.

Ne danno ampiamente prova casi concreti, non solo nel nostro Paese, che dimostrano anche come l’ombra generata dai moduli fotovoltaici sul suolo non riduca la resa agricola. Il dubbio principale che emerge in merito all’agrivoltaico è, infatti, quello relativo all’eventuale perdita di produttività delle piante, dovuta alla minor illuminazione del suolo. Ma l’esperienza insegna che per alcune specie non vi è alcun impatto, mentre per altre può esservi addirittura un incremento di produzione. Si è studiato, infatti, come l’ambiente sotto i pannelli sia più fresco d’estate riducendo i tassi di evaporazione nella stagione calda e provocando meno stress alle piante.

Tra le obiezioni, vi è anche l’idea che per raggiungere gli obiettivi climatici europei siano sufficienti tetti e coperture. È falso, spiegano Legambiente e Lne.

“Il raggiungimento degli obiettivi climatici – commenta Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente – passerà dalla quantità di fonti rinnovabili che riusciremo a installare nei territori. Il maggior contributo deve arrivare proprio da solare e eolico, con tassi di installazione decisamente superiori a quelli attuali. Molti studi dimostrano come tetti, coperture e superfici marginali non siano assolutamente sufficienti al raggiungimento di tali numeri entro scadenze coerenti con i target europei. Per questo sarà necessario utilizzare anche altre superfici, come quelle agricole, coniugando il lavoro agricolo con quello energetico”.

Secondo le stime di Legambiente, Greenpeace, Italia solare e Wwf, per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del fotovoltaico servono 80 GW di installazioni: almeno il 30% circa da realizzare su tetti e terreni industriali o contaminati, la parte restante su 50-70.000 ettari di terreni agricoli, pari allo 0,4-0,6% della superficie agricola utile (SAU).

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