Monopolio pompaggi: la replica di Enel al nostro articolo

  • 30 Aprile 2021

Con riferimento all’articolo “Ecco perché il pompaggio idroelettrico va sottratto al monopolio di Enel”, riceviamo e pubblichiamo alcune considerazioni inviateci dall'azienda.

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Riceviamo e pubblichiamo una replica, a cura dell’Ufficio Stampa di Enel, all’articolo pubblicato su QualEnergia.it del 15 aprile scorso dal titolo “Ecco perché il pompaggio idroelettrico va sottratto al monopolio di Enel”, a cura di Leonardo Berlen.


La replica di Enel

Con riferimento all’articolo “Ecco perché il pompaggio idroelettrico va sottratto al monopolio di Enel”, sono opportune alcune considerazioni e precisazioni.

Enel è impegnata, in Italia e nel mondo, nella progressiva sostituzione delle fonti fossili con la produzione rinnovabile, e oggi ha una quota molto limitata sulla produzione termoelettrica nazionale (solo il 12,5% nel 2020).

L’associazione proposta dall’articolo tra esercizio del pompaggio e presunti vantaggi per i “grandi impianti di produzione Enel” è quindi priva di fondamento.

Enel, consapevole dell’importanza degli impianti di pompaggio, che costituiscono una risorsa fondamentale per il sistema elettrico per le loro caratteristiche di estrema flessibilità, è sempre impegnata a garantirne le migliori performance tecniche, avendo acquisito nel tempo un know-how unico.

Il diverso utilizzo di questa tecnologia nel corso degli anni è da ricondurre esclusivamente al mutamento del contesto energetico.

Tra gli anni ‘90 e il primo decennio del 2000 il sistema energetico italiano era caratterizzato da numerosi impianti di produzione poco flessibili, che non potevano essere spenti o accesi in tempi rapidi secondo le necessità del momento.

Questo comportava la presenza di surplus di produzione di energia, in particolare nelle ore notturne, che veniva utilizzata per i pompaggi idroelettrici, con conseguente elevato livello di utilizzo.

Oggi il sistema elettrico è profondamente cambiato ed è caratterizzato da un parco impianti termoelettrico molto più flessibile, in prevalenza alimentato a gas naturale, e da un importante ruolo delle fonti rinnovabili non programmabili; la quantità oggi presente di queste fonti (eolico e fotovoltaico) non è però ancora tale da rendere necessario un ricorso costante all’accumulo, anche tenendo conto dell’elevata flessibilità nel frattempo raggiunta dagli impianti convenzionali che possono ridurre agevolmente la propria immissione facendo spazio in rete all’energia delle fonti rinnovabili, garantendo nel complesso una maggiore efficienza del sistema.

A determinare un utilizzo ridotto degli impianti di pompaggio è anche il loro posizionamento geografico, con una forte presenza al nord (>60) rispetto ad una concentrazione delle rinnovabili intermittenti localizzata al sud, situazione che potrà essere superata con il miglioramento dei collegamenti Nord-Sud previsti nel piano di sviluppo della Rete.

Oggi il principale utilizzo dei pompaggi avviene quindi nell’ambito del mercato dei servizi di dispacciamento, dove forniscono il massimo contributo di flessibilità.

In questo contesto, l’operatore di Sistema (Terna) dispone pienamente della risorsa e la utilizza nella misura necessaria per soddisfare le esigenze di esercizio della rete. Enel lavora costantemente per garantirne la massima disponibilità e la capacità di entrare in servizio per assicurare il miglior supporto di flessibilità al sistema elettrico.

Riguardo i possibili scenari di utilizzo per il futuro, in un sistema energetico che presenterà un’incidenza sempre maggiore delle fonti rinnovabili nel mix di generazione, è prevedibile che i pompaggi potranno consumare energia nelle ore centrali della giornata per poi produrla in momenti diversi con minore produzione eolica e fotovoltaica, tornando a livelli di utilizzo analoghi o superiori a quelli del passato.

Sia il PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e Clima) che i recenti Piani di Sviluppo della Rete indicano la necessità di ulteriore capacità di accumulo con degli obiettivi di capacità: in particolare al 2030 si prevede fino a 10,5 GW tra sistemi distribuiti e centralizzati, di cui 3 GW di pompaggio. Il mantenimento in efficienza degli impianti esistenti e lo sviluppo di nuova capacità da parte degli operatori di mercato grazie a meccanismi competitivi consentiranno quindi di disporre di una capacità complessiva di accumulo adeguata ai nuovi livelli di presenza di rinnovabili.

 

Sarebbe interessante e opportuno avere maggiori chiarimenti sulle esatte modalità di messa a disposizione di Terna di risorse strategiche come i pompaggi idroelettrici, questi sì, senza emissioni a differenza di impianti termoelettrici alimentati a fonti fossili. Resta il fatto che sfruttare meglio gli esistenti pompaggi e realizzarne di nuovi sarebbero essenziali al tanto decantato processso di decarbonizzazione del sistema elettrico nazionale, valorizzando fonti rinnovabili intermittenti come il solare FV e l’eolico. Una scelta di questo tipo dovrebbe essere delineata da politiche energetiche ad hoc e non unicamente da logiche di mercato (L. Berlen – QualEnergia.it).

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