Edilizia, i vantaggi ambientali della demolizione selettiva

Lo strip-out dovrà sostituirsi alla demolizione tradizionale, anche perché lo chiede l’Europa che con la Direttiva 851 del 2018 sollecita gli Stati membri ad adottare misure atte a promuoverlo. Se n’è parlato ieri, 4 aprile, durante l’evento organizzato da REbuild.

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La demolizione selettiva apporta dei vantaggi, sia da punto di vista ambientale, perché permette di recuperare parti e componenti riciclabili o riutilizzabili con conseguente minor quantitativo di materiale da confluire in discarica, sia dal punto di vista economico, in quanto il riuso consente di limitare l’utilizzo di nuove materie prime e perciò il risparmio dell’energia necessaria a produrle.

Altro aspetto non trascurabile è la sicurezza: entrare alla cieca e abbattere senza conoscere a fondo le componenti di un edificio può essere rischioso; ci possono, infatti, essere componenti che durante la demolizione innescano esplosioni o possono essere rilasciate nell’atmosfera sostanze chimiche pericolose.

Se n’è parlato ieri, 4 aprile, durante l’evento organizzato da REbuild con Ecoopera al Centro Congressi di Riva del Garda, sottolineando – racconta una nota stampa – che lo strip-out dovrà, sempre più, sostituirsi alla demolizione tradizionale, anche perché lo chiede l’Europa che con la Direttiva 851 del 2018 sollecita gli stati membri ad adottare misure atte a promuoverlo.

Il Veneto – spiega la nota di REbuild – si è già attivato con una legge, approvata proprio la scorsa settimana, rispetto alla quale Angiola Turella, direttore Servizio urbanistica e tutela del paesaggio della Pat, rileva un sostanziale allineamento con la legge provinciale per il governo del territorio approvata nella precedente legislatura. Legge che, ha ricordato Turella, pone attenzione al recupero del patrimonio, incentivato attraverso tutta una serie di meccanismi premianti, e alla riqualificazione ediliziae urbanistica, nonché al riconoscimento dell’importanza di valorizzare il paesaggio anche attraverso la riduzione del consumo di suolo

L’edilizia che guarda la futuro non può esimersi dal mettere al centro una progettazione degli edifici che sappia tenere conto del disassemblaggio a fine vita degli stessi.

“Il disassemblaggio smart dell’edificio e non la sua demolizione sono l’unica ragionevole, razionale, sostenibile alternativa praticabile dall’edilizia 4.0 – ha detto Matteo Zanella direttore tecnico dell’Area recuperi ambientali di Ecoopera – che dovrà essere sempre più orientata a realizzare nuove costruzioni,progettate con materiali durevoli a zero impatto e messe in opera in modo da facilitarne lo smontaggio a fine vita”.

Questa nuova fase economica orientata all’economia circolare e alla sostenibilità richiede nuovi modelli costruttivi e un nuovo modo di progettare lo spazio.

“È una fase centrale e delicata per impostare i fondamentali di una nuova economia del costruito – ha affermato Thomas Miorin, presidente di REbuild. In questo momento è basilare che ci sia un’impostazione legislativa capace di indirizzare e di incentivare gli operatori, in modo chiaro, verso un miglioramento della qualità del costruito e delle nostre città; questo passa anche dall’adozione di nuove pratiche come la demolizione selettiva”.

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