Rinnovabili, autorizzazioni lontane da una vera semplificazione

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Le richieste a Bruxelles di Eurelectric, WindEurope e SolarPower Europe: recepire la direttiva Red 3, snellire il permitting, supportare gli Stati membri.

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Il nodo delle autorizzazioni agli impianti a fonti rinnovabili è ancora lontano dall’essere sciolto.

Lo sottolinea la lettera aperta di tre associazioni europee – Eurelectric, WindEurope, Solar Power Europe – pubblicata alla vigilia del Dialogo di alto livello sull’attuazione del permitting per i progetti delle energie rinnovabili, organizzato mercoledì 11 giugno a Bruxelles dalla Commissione Ue.

Nell’occasione, il commissario all’Energia, Dan Jørgensen, ha evidenziato che l’incontro con tutti gli stakeholder coinvolti “ci aiuta a identificare i colli di bottiglia rimanenti e le potenziali misure per agevolare ulteriormente l’ottenimento delle autorizzazioni. Questo è fondamentale per progredire nella transizione verso l’energia pulita, salvaguardando al contempo la competitività dell’Europa e rafforzando la nostra sicurezza energetica”.

In ballo c’è l’attuazione della direttiva Red 3, mentre sta per scadere il regolamento di emergenza 2024/233 che ha prorogato fino al 30 giugno 2025 le semplificazioni per le rinnovabili; quest’ultime impongono un limite di tre mesi per le autorizzazioni di impianti fotovoltaici, sei mesi per il repowering, un mese per le pompe di calore inferiori a 50 MW e tre mesi per le pompe di calore geotermiche.

Proprio oggi, 12 giugno, è intanto arrivato in Italia l’ok definitivo alla legge di delegazione europea, che tra le altre cose delega al governo l’approvazione di decreti legislativi per recepire alcune direttive comunitarie, tra cui appunto la Red 3.

Tuttavia, per raggiungere gli obiettivi su energia e clima al 2030, scrivono le associazioni nella lettera dell’11 giugno, l’Ue deve più che raddoppiare la sua capacità installata di fonti rinnovabili, raggiungendo 750 GW di solare e 425 GW di eolico.

“L’ottenimento delle autorizzazioni rimane uno dei maggiori ostacoli”, vi si legge, perché la direttiva Red 3 “fornisce gli strumenti giusti per accelerare la diffusione delle rinnovabili, eppure gli Stati membri non hanno rispettato la scadenza di giugno 2024 per l’attuazione, innescando procedure di infrazione da parte della Commissione”.

Invece di semplificare le autorizzazioni, prosegue l’intervento, “molti governi hanno creato nuovi livelli di complessità, ritardi e incertezza giuridica. Le riforme spesso rimangono teoriche, scarsamente applicate o eccessivamente interpretate, con conseguente scarso impatto concreto”.

Impossibile non pensare (anche) alla situazione italiana, dove il ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica deve riscrivere parte del dm sulle aree idonee su impulso del Tar Lazio, mentre il dl Agricoltura (con lo stop al fotovoltaico su terreni agricoli) è stato rinviato alla Consulta sempre dal Tar Lazio, assieme al Testo unico Fer e alla legge regionale sarda sulle aree idonee.

“Questa situazione deve cambiare”, sottolineano le associazioni.

Il rilascio delle autorizzazioni “deve essere rapido, digitale e snello; i governi nazionali e le autorità competenti devono far rispettare i limiti temporali” oltre al principio del silenzio-assenso e la “corretta applicazione del principio di interesse pubblico prevalente”.

Allo stesso tempo, “semplificazione non deve significare deregolamentazione: non è il momento di nuove leggi, è tempo di mantenere quanto già concordato”.

In definitiva, si chiede alla Commissione europea e agli Stati membri di:

  • garantire il recepimento completo, tempestivo e pratico della Red 3, inclusa la semplificazione delle procedure autorizzative per le energie rinnovabili, le reti, lo stoccaggio e gli asset flessibili;
  • mantenere la stabilità evitando la riapertura di normative Ue esistenti come la citata Red 3 e le direttive Uccelli e Habitat, che rischia di minare la fiducia degli investitori e l’accettazione del pubblico;
  • andare oltre il recepimento legislativo, rafforzando l’attuazione efficace e supportando gli Stati membri, anche con chiare linee guida sull’interesse pubblico prevalente, una migliore condivisione delle conoscenze e finanziamenti dedicati.

Documento allegato:

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