L’agrivoltaico non significa consumo di suolo

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A sostenerlo è Legambiente Friuli Venezia Giulia, che interviene nel dibattito regionale sulle aree idonee. Ddl in aula del Consiglio il 25 febbraio; per l’assessore all’Ambiente è un testo “non impugnabile”.

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I grandi parchi fotovoltaici a terra nelle campagne, “tecnicamente e giuridicamente, non sono consumo di suolo”.

A sostenerlo è Emilio Gottardo, referente Energia e Clima di Legambiente Friuli Venezia Giulia, che interviene su un tema molto sentito nel dibattito regionale.

Sul tavolo, infatti, c’è la discussione del Ddl aree idonee per le rinnovabili, che in questo territorio sono rappresentate in primis dal solare.

L’associazione invita a non fare “facili semplificazioni, con conseguenti effetti di opposizione sociale”. Questi impianti “non impediscono l’uso agricolo futuro, possono essere progettati e gestiti per un concomitante utilizzo agricolo, possono essere la base di nuova biodiversità e, come dimostrano molti studi, l’occupazione di suolo complessiva è ridotta a pochi punti percentuali di superfici agricole”.

A tal riguardo si citano due dati: “L’occupazione di area agricola utilizzata prevista dal Governo al 2030 per le aree idonee è di 1.900 ettari”; cioè lo 0,82% del totale nazionale.

Inoltre, la superficie finora occupata da impianti a terra in Friuli è di 376 ettari, valore “rasente lo zero della superfice agricola regionale”.

Di contro, Legambiente denuncia “le continue edificazioni con asfalto e cemento” per industria, strade e parcheggi, contro cui si levano “solo poche proteste”.

Sul tema delle aree idonee l’associazione ha formulato delle proposte precise: far sì che le imprese presentino progetti migliori e più integrati nei territori; tutti gli impianti devono prevedere un piano agronomico contrattualizzato con un’impresa agricola; individuare norme che favoriscano davvero l’utilizzo di coperture e aree non agricole.

“Il Piano energetico regionale indica 13.000 ettari di superfici sufficienti a installare oltre 12.000 MW su aree non agricole, proprio quanti ne servono per decarbonizzare la Regione. Con questo non si vuol dire che le aree agricole non saranno più utilizzate – rileva Gottardo – ma che vi sono potenzialità che vanno ricercate superando il dibattito aree idonee-aree agricole”.

Infine, si chiede di dare spazio alla condivisione dei progetti per l’accettabilità sociale, anche con misure di compensazione aggiuntive che vadano nella direzione delle comunità energetiche.

I lavori in Consiglio regionale sul Ddl aree idonee

Il 20 febbraio la IV commissione del Consiglio regionale ha dato via libera al Ddl n. 38, riguardante la disciplina delle aree idonee. Il testo è atteso in aula il 25 febbraio, dove potrebbero essere approvate anche delle variazioni.

Il consigliere di maggioranza Mauro Di Bert (Lega), ad esempio, propone di integrare le compensazioni già previste dalla Giunta con ulteriori benefici per “quei territori che sopportano di più il peso degli impianti”. Tra le ipotesi c’è anche quella di “garantire a cittadini e imprese uno sconto sul pagamento della bolletta elettrica”, come si legge in una nota.

In commissione è intervenuto, tra gli altri, l’assessore regionale alla Difesa dell’Ambiente, Fabio Scoccimarro (Fratelli d’Italia), per il quale il Ddl proposto dalla Giunta ha una strutturanon impugnabile”. L’obiettivo è dare “il giusto equilibrio tra le opportunità di sviluppo energetico e la tutela del territorio, che oggettivamente non potrebbe sopportare un sovraccarico di impianti fotovoltaici”, secondo l’assessore.

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