Cassa conguagli settore elettrico al MEF, il Governo rivendica la scelta

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La Cassa conguaglio per il settore elettrico, il fondo alimentato dalle bollette che viene usato, tra le altre cose, per erogare gli incentivi alle rinnovabili, passerà sotto il controllo del Ministero dell'Economia. Lo prevede un emendamento al Ddl Stabilità in discussione alla Commissione Bilancio della Camera.

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(N.B. aggiornamento 19 novembre ore 9: l’emendamento è stato respinto)

Le risorse della Cassa conguaglio per il settore elettrico (Ccse) – il fondo alimentato dalle bollette che viene usato, tra le altre cose, per erogare gli incentivi alle rinnovabili – passerà sotto il controllo del Ministero dell’Economia. Lo prevede un emendamento al Ddl Stabilità in discussione alla Commissione Bilancio della Camera. L’emendamento in questione, il numero 34.2, che rientra tra i “segnalati”, sposta appunto le risorse della Ccse nel sistema di tesoreria unica per enti ed organismi pubblici previsto dalla legge 29 ottobre 1984 n. 720, gestito dal MEF (allegato in fondo).

La Cassa, al momento un ente pubblico sottoposto alla vigilanza dell’Autorità per l’Energia e del Ministero dell’Economia e delle Finanze, è una specie di bancomat del settore energetico: raccoglie gli oneri dalle bollette e li stanzia per le varie voci di spesa, dagli incentivi alla rinnovabili, ai fondi per il decomissioning del nucleare, all’erogazione dei bonus sociali fino a tutte le altre voci come i conguagli per le società elettriche delle isole minori  e altre ancora.

L’operazione, aumentando di circa 14 miliardi di euro le risorse nel perimetro del bilancio dello Stato, dovrebbe garantire un risparmio sul debito pubblico.

Oggi con alcune dichiarazioni a la Repubblica (pagina 36 dell’edizione di oggi), Riccardo Nencini, viceministro delle Infrastrutture, si assume la piena responsabilità dell’iniziativa, affidata peraltro “a loro insaputa”, ai colleghi di partito Pastorelli e Di Gioia in commissione Bilancio della Camera.

C’è scarsità di denaro immediatamente spendibile E questo invece non lo è” – spiega. “D’altro canto, non possiamo alzare le tasse. Allora perché non usare un bel fondo come quello della Cassa? Invito la commissione e l’aula della Camera a discuterne”, aggiunge subito dopo.

“La proposta mi sembra adeguata e tiene, secondo giuristi ed economisti che ho consultato. Il punto è liberare risorse. Ora, non tra dieci anni”. Per fare cosa? “L’elenco è lungo. Lascio la scelta al Governo”. Per poi concedere: “Magari dimezziamo la cifra …”. No comment dal Tesoro.

Netta però la bocciatura da parte del settore, preoccupato di ritardi nei pagamenti, “distrazione” possibile di fondi e ingessatura del settore a fronte dei delicati, crescenti impegni della Cassa, ente pubblico non economico vigilato, lo ricordiamo, da Tesoro e Autorità per l’Energia.

Twittano Aiget e asso Rinnovabili. La prima: “Se il Governo si mette in tasca parte delle bollette: le fiscalizza, lede autonomia dell’Autorità e credibilità del mercato”. La seconda: “Lo Stato vorrebbe fare cassa con i fondi dedicati all’energia invece di tagliare gli sprechi”.

“L’ipotesi di spostare alla Tesoreria unica, quindi il Ministero dell’Economia, la liquidità oggi nella disponibilità della Cassa e del GSE appare stravagante, al limite della finanza creativa, e pericolosa”, afferma invece il deputato di Sel della commissione Finanze Giovanni Paglia.

“Stravagante – spiega – perché il denaro versato dai cittadini con la bolletta per garantire il funzionamento della distribuzione di energia verrebbe improvvisamente sottratto a questo fine e fatto confluire nel calderone del debito pubblico. Non si capisce infatti come potrebbe essere contabilizzato, se non come debito, anche se a tassi di sconto”.

“Pericolosa, perché per effetto di una previsione della Legge di Stabilità, di cui Sel chiede lo stralcio, la Tesoreria unica è esattamente il sottostante che il MEF metterebbe alla base delle garanzie bilaterali concesse alla grandi banche sui propri derivati. E se fosse proprio questo lo scopo dell’emendamento in questione?”.

L’emendamento (pdf)

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