Entro il 2030 ridurre le emissioni regionali di gas serra del 40% rispetto al 1990, raggiungere una quota del 27% di fonti rinnovabili sui consumi finali di energia e aumentare l’efficienza energetica del 27%.
Questi alcuni degli obiettivi macro per il periodo 2020-2030 inseriti nel Piano energetico ambientale della Regione Siciliana (PEARS) che sarà presentato il 12 dicembre a Palermo presso la commissione Attività Produttive dell’Assemblea regionale.
Si tratta di obiettivi che in realtà andrebbero alzati subito alla luce dei recenti pronunciamenti sui target europei e anche nazionali.
Secondo i rappresentanti del dipartimento energetico della Regione, che abbiamo incontrato nell’ambito di una due giorni (“Energy Conference”) organizzata tra il 29 e il 30 novembre dalla società Energia Italia, il PEARS sarà uno strumento strategico per governare lo sviluppo energetico dell’isola, che punta a promuovere la filiera delle tecnologie pulite, salvaguardando, al contempo, le peculiarità paesaggistico-ambientali della Sicilia.
Nell’arco di 10 anni l’obiettivo è installare una nuova capacità di fonti rinnovabili intorno ai 10 GW, soprattutto eolico (repowering) e fotovoltaico.
Una cifra che secondo alcune nostre prime stime, non sembrerebbe particolarmente elevata, soprattutto se dentro questo obiettivo generale si nasconde anche un’eccessiva attenzione per il gas che l’Eni intende ricavare da un giacimento al largo tra Licata e Gela (potenziale di circa 3 mld di m3/anno); gas che verrebbe utilizzato per riconvertire le centrali più inquinanti presenti in Sicilia, si afferma.
L’idea che questa fonte fossile possa essere considerata “nostrana” (“valorizzazione delle risorse specifiche della Regione Siciliana”) e in funzione della “autonomia energetica dell’isola“, stride in termini ambientali e strategici con l’enorme potenziale di energia da vento e sole che la regione possiede e che, se gestito oculatamente (con accumuli e smart grid) renderebbe quest’area del nostro paese una punta avanzata della transizione energetica nazionale, con interessanti ricadute a livello industriale e occupazionale locale. Valuteremo tuttavia meglio i contenuti del PEARS dopo la sua ufficializzazione.
Il documento di indirizzo energetico-ambientale è stato elaborato da un comitato tecnico scientifico in condivisione con le Università siciliane e i principali centri di ricerca (Enea e CNR) che hanno sviluppato la metodologia per individuare scenari, obiettivi e linee di indirizzo, oltre che misure ed azioni del Piano. Il comitato si è poi ulteriormente allargato con la presenza di GSE, INGV,TERNA ed ENI.
Per quanto concerne il fotovoltaico, il Dirigente Generale del Dipartimento Regionale dell’Energia, Salvatore D’Urso e l’Energy Manager, Roberto Sannasardo, hanno spiegato nel corso dell’incontro del 29 novembre presso la sede di Energia Italia, riservato agli operatori e alla stampa di settore, che si prevede di triplicare la potenza FV installata finora nell’isola (quindi un obiettivo di circa 5 GW cumulativo al 2030?).
Vanno pertanto incentivate le installazioni di FV, soprattutto in autoconsumo, oltre che sui tetti delle abitazioni e delle imprese (circa 2 GW nei prossimi 10-12 anni), anche a terra. A tal proposito si è stimata una superficie disponibile di 5000-7000 ettari, con priorità per gli impianti in cave e miniere esaurite, discariche attive e non attive, aree industriali dismesse e non, oltre che in aree agricole degradate o marginali. Per definire queste aree la regione avrà anche il supporto del GSE.
Come per l’eolico, la Regione nell’ambito del FV intende favorire il repowering e il revamping degli impianti esistenti attraverso una semplificazione degli iter autorizzativi, uno degli aspetti chiave per lo sviluppo del settore delle energie pulite, insieme alla modalità di definizione dei siti idonei.
Oggi la perfomance ratio degli impianti FV presente sul territorio siciliano è troppo bassa rispetto al suo potenziale (stima di una produzione di 1300 contro 1.450 kWh/anno per kWp) e, dunque, va migliorata con la sostituzione di moduli e componenti, massimizzando al tempo stesso le aree di generazione di elettricità solare già esistenti.
Per quanto riguarda l’eolico in Sicilia e il target da raggiungere al 2030, si ipotizza almeno di raddoppiare l’attuale potenza (oggi a circa 1,8 GW), e ci si baserà soprattutto sull’ammodernamento degli impianti esistenti. Entro il 2030 si stima che almeno una potenza di circa 1,4 GW sarà soggetta alla sostituzione degli aerogeneratori con macchine più grandi e con un conseguente aumento della produzione da fonte eolica.
I rappresentanti della Regione Siciliana hanno tenuto a sottolineare che si dovrà intervenire sull’attuale complessità degli iter autorizzativi, valutando, anche qui, specifici regolamenti e procedure autorizzative semplificate. Il rilascio del titolo autorizzativo alla costruzione e al mantenimento sarà subordinato ad un livello minimo di performance certificato dal GSE.
Non si è parlato invece del grande potenziale di eolico offshore, valutando magari l’opportunità di sfruttare le aree marine siciliane dove sono presenti diverse piattaforme per l’estrazione di petrolio e gas ormai inattive.
Il PEARS prevede inoltre di favorire il biometano, gli accumuli (pompaggi e storage elettrochimici, oltre che stoccaggi di tipo innovativo), la mobilità sostenibile ed elettrica e lo sviluppo delle rinnovabili nella 14 isole minori siciliane.
Nella strategia della Regione un posto di rilievo è dato alla riqualificazione del parco immobiliare esistente pubblico e privato e all’efficientamento energetico del sistema produttivo regionale, a partire dalle PMI. Alcuni bandi regionali di finanziamento sono già stati orientati in questa direzione.
Il responsabile del dipartimento energia della Regione, Domenico Santacolomba, nel corso della Energy Conference che si è svolta il 30 novembre a Marsala, presso le Cantine Florio, con la presenza di circa 400 tecnici di diversi ordini professionali, ha potuto presentare in particolare uno dei bandi più significativi per l’amministrazione: utilizzerà fondi europei per un importo di 37 milioni di euro per l’efficientamento di impianti e processi di micro, piccole, medie e grandi imprese, con uno spazio importante anche alle fonti rinnovabili fino ad 1 MW di potenza in autoconsumo. I contributi per le micro e piccolo imprese arrivano fino all’80% della spesa.
Il bando, che sarà aperto dal 9 al 24 gennaio 2019, ha una certa complessità e quindi si consiglia che le domande di finanziamento siano elaborate con molta attenzione (si vedano ‘Faq’ sul sito). Santacolomba ha ipotizzato che molte delle risorse regionali che non verranno utilizzate in altri bandi nei prossimi anni, saranno veicolate su questo delle PMI, che potrebbe così riservare alla fine anche 180 milioni di euro.
La nuova pianificazione energetica regionale dovrà prevedere la verifica del conseguimento degli obiettivi dei vari piani energetici comunali (PAESC) con orizzonte 2020. I Piani comunali al 2030 dovranno invece conciliare gli indirizzi del Piano regionale e quindi le strategie comunali dovranno essere sviluppate in maniera coordinata.
A questo fine è stato presentato il bando “Energy Manager per i Comuni”, attraverso il quale i Comuni siciliani potranno dotarsi di un professionista qualificato per predisporre gli audit energetici. La Regione ha messo a disposizione 6,5 milioni di euro che a breve sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale.
Insomma molta carne al fuoco, ma forse manca ancora un po’ di coraggio per provare ad accelerare in modo deciso sulle rinnovabili e l’efficienza energetica in Sicilia.
Vista anche la notevole presenza di addetti ai lavori nel corso dell’Energy Conference organizzato da Energia Italia, oggi il principale distributore di tecnologie solari nel centro sud Italia, riteniamo che in Sicilia ci sia da parte dei tecnici e dei professionisti una gran voglia di accrescere le proprie competenze in questi settori e impiegarle in un nuovo sviluppo della regione. L’amministrazione regionale può e deve rispondere a queste aspettative.