Ogni giorno potremmo raccontare di esperienze di abbinamento tra colture ed energia solare in tante parti del mondo.
L’agrovoltaico, il modello di utilizzare aree agricole per produrre cibo ed elettricità pulita allo stesso tempo, si sta diffondendo ovunque.
Anche se con lentezza poiché il settore agricolo lo guarda ancora con una certa diffidenza. Così come accade da noi in Italia dove organizzazioni come Coldiretti hanno addirittura promosso una petizione contro tutte le tipologie di FV a terra, assecondata pure dalla nostra stampa generalista che, senza equilibrio e con numeri non corretti, propone inchieste su quello che chiama “l’abbaglio del fotovoltaico”.
Eppure, con un’attenta progettazione gli impianti fotovoltaici come copertura parziale ad alcune specifiche colture agricole possono portare notevoli benefici alle aziende del settore.
Una testimonianza è segnalata su un giornale online generalista, ma non italiano, tedesco (DW) che racconta di come un giovane agricoltore tedesco di Paderborn, che aveva comunque già avuto a che fare con l’energia solare, abbia deciso di realizzare due impianti FV per 750 kW di potenza con moduli semi trasparenti proprio per continuare a far vivere la fattoria paterna.
Ha scelto così di coltivare diversi tipi di bacca (mirtilli e lamponi), avvalendosi di un ingegnere elettrico che lo coadiuva nella gestione impiantistica.
Fabian Karthaus, l’agricoltore, ha spiegato: “non posso sfamare una famiglia con i guadagni derivanti dalla coltivazione di 80 ettari di fave, cereali, colza e colture di mais”.
E poi c’è il crescente caldo e i periodi di siccità che stanno provocando anche in Germania un calo significativo della resa agricola.
Mirtilli e lamponi si abbinano invece bene all’alternarsi di luce e ombra, e dai primi raccolti sembrerebbe proprio che questa configurazione, sotto i moduli solari, possa aumentare i rendimenti: i pannelli che fanno da copertura alle colture riducono l’evaporazione e fanno quindi risparmiare acqua. L’evaporazione è di circa un quarto rispetto alle piante in campo aperto, secondo Karthus.
Siamo in Germania e i 750 kWp riescono a produrre appena, si fa per dire, 640.000 kWh all’anno, quanto il fabbisogno di elettricità di 160 famiglie. Il produttore riceve per l’elettricità immessa in rete circa 6 cent€/kWh, ma l’obiettivo è di autoconsumare questa generazione di energia pulita per far funzionare i propri sistemi di refrigerazione e liofilizzazione, energia che, acquistata dalla rete, costerebbe circa 25 cent€/kWh.
Altre esperienze in Germania stanno dimostrando che questo metodo di coltivazione funziona bene per frutti di bosco, mele, ciliegie, patate, pomodori e cetrioli. Ma come spiegano gli esperti del settore agroFV per ogni specifica area del mondo e per ogni specifica coltura si devono pensare modelli impiantistici e moduli differenti, sempre dopo aver stimato le condizioni di luce ottimali necessarie.
Tra questi esperti, sentiti dalla testata, c’è anche Max Trommsdorff, che lavora presso il Fraunhofer Institute for Solar Energy Systems a Friburgo. Trommsdorff e i suoi colleghi consigliano i governi di tutto il mondo e recentemente hanno organizzato una conferenza internazionale proprio su energia solare e agricoltura.
Spiegano che ci sono grandi differenze regionali: dipende da cosa viene coltivato, quali sono le zone climatiche, quali sono le strutture rurali.
La grande sfida, dice Trommsdorff, è puntare sui benefici condivisi e su una comprensione reciproca dei problemi e delle soluzioni, rispondendo a queste domande: Cosa può fare il fotovoltaico? Di cosa ha bisogno l’agricoltura per un’integrazione di successo?”.
Il Fraunhofer Institute ritiene che vi sia un enorme potenziale per l’agrovoltaico un po’ ovunque. Tra i tanti esempi sparsi nel mondo la gran parte si trova in Asia (in Cina e Giappone, soprattutto).
In Europa la leadership è della Francia che applica l’agrovoltaico specialmente nella viticoltura, grazie anche a contributi governativi. I moduli FV riescono a proteggere le viti, fornendo un po’ d’ombra e migliorando i raccolti, visto che molti vitigni ricevono troppo sole e calore anche a causa dei cambiamenti climatici.
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