Idrogeno, a chi apparterrà il futuro? Compagnie petrolifere o utility?

Utility come NextEra, Iberdrola e Uniper stanno tutte puntando sull’idrogeno verde, sfidando le compagnie petrolifere che tradizionalmente hanno dominato questo comparto.

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Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (IRENA), entro il 2050, il 6% del consumo finale di energia nel mondo potrebbe essere soddisfatto dall’idrogeno.

Un elemento con una capacità energetica molto elevata, che potrebbe diventare una pietra angolare dello sviluppo sostenibile, soprattutto in settori energivori e difficilmente elettrificabili, a condizione che sia prodotto da fonti rinnovabili.

È anche per questo che, nel giro di una settimana, utility come Enel Green Power, Iberdrola, Uniper e NextEra hanno tutte annunciato delle iniziative legate alla versione rinnovabile dell’idrogeno, sfidando i giganti di un comparto finora dominato dai giganti del petrolio e del gas.

L’esito di questa sfida è appassionante e incerto, come accennato anche in un precedente articolo.

Così come per gli idrocarburi tradizionali, aziende come Shell, BP ed Equinor hanno fatto investimenti miliardari anche per l’idrogeno grigio, quello cioè prodotto con il gas naturale – in genere per soddisfare la domanda di distretti industriali e, in alcuni casi, le proprie operazioni di raffinazione del petrolio. E proteggere e prolungare la vita di tali investimenti multimiliardari nelle infrastrutture per l’idrogeno rappresenta una motivazione molto forte per il settore Oil & Gas.

Sul fronte della produzione di idrogeno rinnovabile, d’altro canto, permangono interrogativi sulla grande quantità di energia utilizzata nella produzione di gas verde, sulla disponibilità di tecnologie di stoccaggio su larga scala e sull’elevato costo del trasporto.

Ma la diffusione delle rinnovabili, l’aumento della produzione di elettrolizzatori e le relative economie di scala, create anche dall’evoluzione tecnologica, potrebbero davvero aprire la strada all’idrogeno verde – tanto che secondo Enel Green Power questo elemento “sarà molto competitiva entro 5 anni.”

Negli Stati Uniti, NextEra ha infatti annunciato di recente un elettrolizzatore da 20 MW, progettato essenzialmente per produrre idrogeno verde per l’autoconsumo in un impianto a gas in Florida.

Il progetto pilota da 65 milioni di dollari sarà alimentato dalle ampie risorse fotovoltaiche dello “Stato del Sole” con l’idrogeno miscelato nella materia prima per l’impianto a gas di Okeechobee da 1,75 GW. Il progetto potrebbe essere operativo nel 2023, se verranno concesse tutte le autorizzazioni.

Nel frattempo, l’utility tedesca Uniper ha annunciato una nuova strategia di decarbonizzazione con il produttore di turbine a gas GE.

Basandosi su una partnership per l’idrogeno verde con Siemens, i due colossi industriali aiuteranno Uniper a convertire gradualmente il suo parco macchine dal gas all’idrogeno, con Siemens che curerà anche l’infrastruttura di elettrolisi per l’azienda.

A completamento dei recenti annunci, Iberdrola ha rivelato piani per la costruzione di un elettrolizzatore da 20 MW per una fabbrica di ammoniaca in Spagna.

Il sistema comprenderà un impianto solare da 100 MW e un sistema di accumulo da 20 MWh, oltre all’elettrolizzatore. Il progetto da 150 milioni di euro – a scopi di ricerca e non di lucro – dovrebbe essere operativo l’anno prossimo.

“Il nostro progetto non è progettato per generare profitto”, ha detto un portavoce di Iberdrola a Green Tech Media. “Questo è un progetto innovativo, per testare la tecnologia, aiutare a ridurre i costi per il futuro e aumentare la conoscenza e l’esperienza di Iberdrola”.

Se l’idrogeno verde vorrà ritagliarsi uno spazio non solo di nicchia, dovrà risolvere una serie di questioni, relative non solo alle economie di scala sul lato della produzione ma anche a tutta la filiera della distribuzione e della destinazione finale dell’idrogeno verde.

L’economia dell’idrogeno verde è infatti ben lungi dall’avere una filiera completa che colleghi domanda e offerta in maniera fluida ed efficiente.

Guardando in generale a tutto il mercato, c’è ancora una mancanza di chiarezza sugli eventuali utenti finali per l’idrogeno verde, ha detto Ben Gallagher, un esperto di carbonio e tecnologie emergenti di Wood Mackenzie Power & Renewables.

Oltre ai dubbi sulla distribuzione, gli usi finali e di riflesso i modelli di business legati all’idrogeno verde, c’è poi una carenza di supporto politico dettagliato che sostenga i primi progetti.

L’Unione Europea ha recentemente stabilito l’obiettivo di avere 40 GW di elettrolizzatori installati entro il 2030, ma allo stato attuale non ci sono sovvenzioni o gare d’appalto per avviare gli ingranaggi della distribuzione.

Al momento, l’economia dell’idrogeno verde non può competere con le alternative di origine fossile. Affinché l’idrogeno verde funzioni, i prezzi dell’elettricità dovranno essere vicini allo zero e i tassi di utilizzo degli elettrolizzatori dovranno essere elevati.

Un certo insieme di circostanze dovrà insomma verificarsi per concretizzare e rendere davvero convincente il passaggio dall’idrogeno ad alta intensità di carbonio alla sua versione rinnovabile, secondo Gallagher.

In uno scenario in cui sia il prezzo del gas naturale che quello del carbonio aumentano, e c’è il sostegno dei governi, l’idrogeno verde potrebbe diventare economicamente, oltre che ambientalmente, vantaggioso, ma, ad oggi, “i vantaggi economici ancora non ci sono, e non arriveranno per qualche tempo,” ha concluso l’analista Wood Mackenzie.

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