Il caso della Comunità Energetica Rinnovabile di Turano Lodigiano

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Gli studi di fattibilità, l'analisi costi-benefici e le difficoltà che incontrano i piccoli Comuni. Come si progetta una CER per un piccolo ente locale?

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Si chiama SOLISCA, è la Comunità Energetica Rinnovabile (CER) di Turano Lodigiano, in provincia di Lodi, presentata nel corso di una conferenza stampa cui hanno partecipato Emiliano Lottaroli, Sindaco di Turano, Gianfilippo Mancini, CEO di Sorgenia, partner tecnico del Comune, oltre a esponenti politici regionali e nazionali.

Costituita a un anno dalla prima presentazione del progetto del 2 ottobre 2020, SOLISCA ha richiesto al GSE l’abilitazione ad operare come Comunità energetica a metà gennaio 2022.

La CER condividerà l’energia prodotta da due impianti fotovoltaici ubicati sul tetto degli spogliatoi della palestra e del campo sportivo comunale per complessivi 46,5 kWp.

L’energia non autoconsumata dai due POD sottostanti gli impianti sarà condivisa da 23 utenze residenziali, la Parrocchia e altre 7 utenze comunali.

In questa prima fase, tuttavia, solo 10 dei 23 utenti residenziali stanno condividendo l’energia: per gli altri 13 si attenderà l’entrata in vigore dei regolamenti attuativi della legge 199 dell’8/11/2021 che ha esteso il perimetro delle CER alla cabina primaria.

Sorgenia ha realizzato gli impianti e coperto i costi dell’iter costitutivo e autorizzativo della Comunità energetica con 70.000 euro dovuti dall’azienda al Comune di Turano come compensazione per la propria centrale a turbogas ubicata nel territorio comunale.

“Un comune piccolo come il nostro non sarebbe stato in grado di gestire un progetto simile senza il supporto di Sorgenia – ha detto Emiliano Lottaroli, sindaco di Turano Lodigiano – e così abbiamo trasformato un insediamento vissuto inizialmente come un fastidio (la centrale a gas ndr) in una opportunità.”

Abbiamo analizzato i dati energetici di SOLISCA, forniti da Sorgenia, e cercato di capire come girano i numeri di una CER e quale il livello di consapevolezza degli Enti locali che pur con grande coraggio e intraprendenza sperimentano questa nuova modalità di condivisione dell’energia.

SOLISCA: la Comunità Energetica di Turano Lodigiano

Nella tabella si possono vedere i dati (forniti da Sorgenia) alla base dello studio di fattibilità della Comunità Energetica. La stima dell’energia condivisa, in particolare, è stata effettuata sulla base delle bollette dei soci fondatori tenendo conto dei profili di prelievo standard.

Rimane qualche dubbio sui valori economici stimati. Secondo quanto riferisce Sorgenia, i risparmi complessivi per il Comune grazie all’energia autoconsumata ammonteranno a 2500 €/anno da sommarsi ad altri 5000 €/anno di ricavi stimati per l’energia immessa in rete e per gli incentivi.

Purtroppo, Sorgenia non ha fornito informazioni di dettaglio sui 5mila euro di ricavi e pertanto non è possibile capire quale sia la stima dei ricavi da incentivi per la CER e quale per il ritiro dedicato, a partire dalle grandi oscillazioni del PUN a cui il medesimo è legato. Inoltre, non sono disponibili i costi per il supporto e la gestione tecnica della CER che Sorgenia addebiterà a SOLISCA nei vent’anni.

“Che emergano incongruenze non mi preoccupa – ha detto il Sindaco – siamo nella fase di avvio e, oserei dire, sperimentale. Mi pare evidente che il volume degli incentivi è legato al numero degli aderenti alla CER mentre i costi di gestione e amministrativi non dovrebbero avere un incremento parallelo”.

“Al momento il criterio definito è che gli incentivi vadano a coprire le spese della comunità – aggiunge Lottaroli – e anch’io dubito che rimanga qualche cosa da distribuire; da questo punto di vista credo sia opportuna un’iniziativa per aumentare i volumi di energia prodotta e condivisa”.

Chiaro che il volume degli incentivi è variabile, ancorché stimabile, ma il criterio di ripartizione dovrebbe essere già stato definito, posto che deve essere inserito nel regolamento da inviare al GSE.

Il modello di business del “chiavi in mano” adottato da ESCo e imprese energetiche è ben consolidato e funziona sia con le imprese che con le Pubbliche Amministrazioni. Queste ultime, tuttavia, in particolare i piccoli Comuni (Turano Lodigiano ha circa 1500 abitanti), non hanno competenze sufficienti per gestire e valutare il processo, su cui hanno un controllo limitato.

In questo senso, l’iniziativa della Regione Lombardia (vedi Comunità Energetica Regionale Lombarda, la proposta di legge e i suoi possibili scenari) potrebbe dare ai tanti piccoli comuni lombardi un supporto nella fase progettuale delle CER.

Emiliano Lottaroli ammette l’estremo bisogno di competenze da parte dei comuni in tutti gli ambiti della attività di governo del territorio ma, dice, “un conto è avere un soggetto pubblico sovraordinato che svolge questo ruolo, un altro è costituire un nuovo Ente a cui delegare questa attività. Parliamo di semplificazione, ma ho la sensazione che corriamo il rischio di aggiungere nuovi passaggi burocratici, regole, criteri e quant’altro che rischia di complicarci ulteriormente la vita.”

Seguiremo l’attuazione del progetto di Legge di Regione Lombardia per verificare se, come auspicato, la nuova organizzazione e le relative competenze saranno in grado, anche, di irrobustire la forza contrattuale dei piccoli Comuni.

Secondo Mario Mauri, di Sorgenia, “la Pubblica Amministrazione dovrebbe realizzare impianti da condividere all’interno delle CER anche a prescindere dal mero calcolo economico, essendo quelle della sostenibilità ambientale e della transizione ecologica sue proprie mission”.

“Un primo vantaggio di questa CER sta nella possibilità per i suoi membri di condividere l’energia prodotta dagli impianti che – aggiunge Mauri – a causa del prevalente uso nelle ore serali della palestra, sarebbe stata immessa in rete e valorizzata a un prezzo inferiore”.

Tuttavia, l’indiscussa opportunità per la Pubblica Amministrazione (PA) di realizzare impianti e la comunità energetica, anche per missione, e l’innegabile vantaggio di questo specifico impianto all’interno di una CER, non implica la rinuncia ad accurate analisi di costi e benefici.

Ancorché realizzati con finanziamenti a fondo perduto o a tasso zero, come nel caso del PNRR, si tratta comunque di risorse pubbliche, sottratte ad altri usi, e che devono produrre il massimo vantaggio per la collettività.

Diversamente dalle PA, secondo Mauri, “le imprese possono fare un ragionamento di mero calcolo economico e non anche di responsabilità sociale. Infatti, con le imprese si prendono a riferimento parametri completamente differenti”.

E tuttavia, come conferma lo stesso Mauri, le Comunità energetiche più promettenti sono proprio quelle che partono dalle imprese, anche agricole, le quali dispongono di spazi e consumi importanti che danno immediata sostenibilità alla gestione di una CER, al contempo riducendo i costi di ritorno dell’investimento.

“La Comunità di Turano ha un suo risvolto sociale e, quindi, un impatto positivo – aggiunge Mauri – pertanto ogni Comune, anche piccolo, al netto delle difficoltà tecniche di cui abbiamo detto, per le quali si è reso necessario il nostro intervento, dovrebbe fare Comunità energetiche già domani”.

Crediamo comunque che gli studi di fattibilità debbano essere rigorosi sia per le imprese che per le Pubbliche Amministrazioni, e che debbano essere ricercate le aggregazioni più favorevoli, coinvolgendo da subito anche i siti produttivi, eventualmente già dotati di impianti che possono godere di incentivi per l’energia condivisa, e che chiari debbano essere i termini del servizio. Poi ciascuno farà le sue valutazioni in funzione delle proprie politiche aziendali o pubbliche.

SOLISCA è gestita da una piattaforma di monitoraggio (di cui non abbiamo avuto i dettagli) che grazie a un’interfaccia grafica dovrebbe comunicare con i suoi membri in tempo reale dando visibilità dei flussi orari di produzione e consumo di energia e della disponibilità per la condivisione, da cui derivano gli incentivi del GSE.

“I 10 membri della CER scambiano dati con la piattaforma attraverso smart meters dedicati – spiega Mauri – infatti, per disporre di dati certi e in tempo reale, Sorgenia ne prevede sempre l’utilizzo, compatibilmente con un minimo di consumo che ne giustifichi l’installazione”.

“In realtà – aggiunge – un’opzione potrebbe essere quella di installare sistemi di accumulo, in questo modo evitando di intervenire sui comportamento di consumo”. Nel caso di Turano, tuttavia, non è stato previsto l’inserimento di un sistema di accumulo in quanto, dice Sorgenia, non sarebbe funzionale.

Proprio perché in configurazioni con quantitativi di energia molto piccoli il costo dello storage non è sostenibile, bisognerebbe lavorare con le persone in termini di formazione e informazione e con il supporto della piattaforma orientarne i consumi inducendo comportamenti virtuosi.

Definire i criteri di ripartizione degli incentivi serve anche a stimolare i membri della CER rispetto a un obiettivo che la Comunità Energetica si è data, che può essere la riduzione del costo dell’energia per i membri, il contrasto alla povertà energetica o altro ancora.

Non è detto che l’obiettivo sarà raggiunto al primo o al secondo anno, ma la sua condivisione insieme alla consapevolezza dello sforzo necessario per raggiungerlo è la vera arma in mano alle Comunità Energetiche che, ricordiamo, sono sistemi “socio-tecnici”, fatti di tecnologia e persone che devono dialogare e integrarsi (vedi Come abbattere le barriere per costruire Comunità Energetiche sostenibili).

A proposito di tecnologia, è doveroso ricordare ancora che tra i costi che la CER deve ammortizzare c’è quello dei misuratori. Infatti, sebbene ormai quasi tutti disponiamo di contatori intelligenti, non disponiamo dei dati che, ancorché rilevati, non vengono resi disponibili in tempo reale. Un balzello incomprensibile che non gioca a favore delle CER.

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