Un 2019 record per le rinnovabili in Danimarca, Germania e Gran Bretagna

I dati più interessanti sui contributi delle energie pulite nei tre paesi nel 2019.

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Nel 2019 alcuni paesi hanno prodotto metà dell’energia elettrica nazionale (o quasi la metà) con le “nuove” fonti rinnovabili quindi con apporti nulli o comunque molto marginali dell’idroelettrico.

Il primo esempio da segnalare è la Danimarca che lo scorso anno ha coperto il 50% dei suoi consumi elettrici grazie a vento e sole; più precisamente, l’eolico ha fatto la parte del leone arrivando a soddisfare la quota record del 47% della domanda elettrica totale, mentre il restante 3% è stato garantito dal fotovoltaico.

L’annuncio è stato diffuso via Twitter, corredato da un grafico, dall’operatore energetico statale Energinet.

La stessa Danimarca, a dicembre, ha approvato una legge per il clima che prevede di tagliare del 70% le emissioni di CO2 al 2030.

Un altro esempio è la Germania: da gennaio a dicembre 2019 è riuscita a produrre il 46% circa dell’energia elettrica con le rinnovabili (40% nel 2018), con punte del 64-65% in alcuni periodi, dopo un primo semestre da record.

Come riassume il grafico seguente, tratto dalle analisi dell’istituto Fraunhofer, l’eolico ha meritato ampiamente il primo posto tra tutte le fonti “verdi” con il 25% della generazione netta nazionale, pari a 127 TWh, poco meno di quanto ha fatto la fonte fossile che dovrebbe essere eliminata del tutto entro il 2038 dal mix energetico tedesco, il carbone.

Quest’ultimo nel 2019 ha sfiorato ancora il 30% della produzione elettrica totale con circa 150 TWh (sommando i contributi dei due tipi di carbone: hard coal e brown coal).

Mentre il fotovoltaico ha generato 46 TWh che valgono il 9% della torta elettrica complessiva.

Anche la Gran Bretagna secondo i dati diffusi in questi giorni da National Grid, nel 2019 ha sfiorato il 50% di energia a zero emissioni, superando per la prima volta le fonti fossili per un intero anno, anche se tale dato include il nucleare oltre alle rinnovabili.

Più in dettaglio, le rinnovabili e il nucleare, sommando anche le importazioni via cavo sottomarino di energia elettrica a zero emissioni, hanno costituito il 48,5% del mix energetico inglese, mentre le risorse fossili si sono fermate al 43% con un quasi azzeramento del carbone (2%) e un ruolo preponderante del gas naturale (38%) cui bisogna sommare qualche punto percentuale che riguarda le importazioni di elettricità generata con combustibili tradizionali in paesi vicini.

Le biomasse, infine, hanno contribuito con l’8% della produzione elettrica nazionale complessiva.

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