Obiettivo Ue sulle rinnovabili, raggiunto l’accordo: 32% al 2030

Oltre al target del 32%, novità positive anche per autoconsumo e trasporti. Ancora nulla di fatto, invece, per la nuova direttiva sull’efficienza energetica: gli Stati membri non hanno accettato le richieste del Parlamento europeo. Obiettivi e misure in sintesi.

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Intesa raggiunta per le energie rinnovabili, mentre continua lo stallo dei negoziati sull’efficienza energetica: il quinto “trilogo” tra Commissione, Parlamento e Consiglio è stato decisivo a metà, con i rappresentanti delle istituzioni europee che nel cuore della notte, dopo diverse ore di trattative, hanno concordato un traguardo vincolante del 32% per le fonti “verdi” al 2030.

Di più, con ogni evidenza, sarebbe stato impossibile fare, dopo le dichiarazioni rese lunedì dal ministro tedesco dell’Energia, Peter Altmaier, secondo cui la Germania non avrebbe sostenuto alcun obiettivo più ambizioso di quello poi definito ieri.

Quindi, nonostante il cambio di rotta politico dell’Italia e della Spagna sui dossier clima-energia, con entrambi i paesi favorevoli alla linea proposta dal Parlamento (35% di rinnovabili), l’Europa deve accontentarsi del compromesso approvato dai negoziatori per la prossima direttiva sulle rinnovabili, RED II (Renewable Energy Directive).

Con la speranza, magari, di strappare un obiettivo ancora più forte tra qualche anno, poiché il testo prevede una clausola per rivedere, ed eventualmente innalzare, entro il 2023, la percentuale di fonti pulite.

Nel vertice si sono discussi diversi punti cruciali per lo sviluppo delle tecnologie a basso impatto ambientale.

Per quanto riguarda l’autoconsumo energetico, gli esponenti di Commissione, Parlamento e Consiglio hanno riconosciuto il diritto per i cittadini, le comunità locali, le piccole aziende e le cooperative, di generare, consumare, accumulare e vendere energia rinnovabile, senza essere colpiti da tasse “punitive” come quella sul solare in Spagna (vedi QualEnergia.it).

Così gli impianti per l’autoconsumo fino a 30 kW di potenza saranno esenti dagli oneri di rete, una misura che certamente favorirà l’installazione di sistemi fotovoltaici sui tetti di edifici residenziali e commerciali.

Un altro elemento-chiave della prossima direttiva è la quota di fonti rinnovabili nei trasporti, alla fine fissata al 14% con l’accordo per eliminare l’utilizzo di olio di palma entro il 2030.

Sempre in tema di biocombustibili, i negoziatori hanno stabilito un obiettivo del 3,5% per il biofuel “di seconda generazione”, derivato da colture non alimentari, in modo da ridurre progressivamente l’impiego di etanolo e altri carburanti presunti ecologici, che però entrano in conflitto con la destinazione agricola dei terreni e causano emissioni inquinanti molto più alte di quelle stimate inizialmente (vedi QualEnergia.it).

Nulla di fatto, invece, sulla direttiva EED (Energy Efficiency Directive). Le discussioni sono precipitate nel tardo pomeriggio di ieri, quando era chiaro che il Parlamento europeo non avrebbe accettato alcun obiettivo inferiore al 32,5% di risparmio energetico vincolante a livello Ue.

Tuttavia, la presidenza bulgara di turno del Consiglio ha ritenuto che il suo mandato non fosse così “aperto” da acconsentire pienamente alle richieste.

Nello schema che la Bulgaria aveva fatto circolare al Consiglio Energia di lunedì scorso, si parlava ufficialmente di obiettivi del 32-33%, ma evidentemente le distanze tra alcuni paesi sono rimaste incolmabili.

Bisognerà vedere se Sofia cercherà di risollevare i colloqui, con un nuovo trilogo, oppure lascerà la patata bollente alla prossima presidenza austriaca, che entrerà in scena il primo luglio.

Il testo della direttiva sulle rinnovabili dovrà essere approvato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio UE. Successivamente sarà pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea ed entrerà in vigore 18 giorni dopo. Gli Stati membri avranno 18 mesi di tempo per recepire la direttiva nella legislazione nazionale.

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