Gasdotto Tap, cosa cambierà, o non cambierà, con il nuovo governo

Il neoministro dell’Ambiente, Sergio Costa, ha bollato come “inutile” il corridoio Sud, che dovrebbe trasportare 10 miliardi di metri cubi di nuovo gas in Italia, sposando la tesi contraria a quella del precedente governo, che invece riteneva quest’opera strategica. Come andrà a finire?

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Il gasdotto Tap si farà o no, oppure si farà con modifiche?

I tubi, che dovrebbero trasportare in Italia 10 miliardi di metri cubi di gas provenienti dai nuovi giacimenti sul Mar Caspio, erano considerati di rilevanza strategica dall’ex ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, ma sono stati appena bollati come “inutili” dal neoministro dell’Ambiente, Sergio Costa, come hanno riferito diverse agenzie di stampa.

D’altronde, il Movimento 5 Stelle ha sempre detto “no” al progetto del Trans Adriatic Pipeline, sostenuto invece dal precedente governo e da Bruxelles, nell’ambito della politica italiana-europea che punta a variare le forniture di gas e ridurre la dipendenza energetica dalla Russia.

Tap, ricordiamo, è il braccio finale del previsto corridoio Sud, la super-linea di approvvigionamento del combustibile fossile che partirà in Azerbaijan e approderà, dopo 3.500 km, sulle coste pugliesi, a Melendugno, dopo aver attraversato le pianure anatoliche, la Grecia, l’Albania ed essersi “tuffata” nell’Adriatico.

Lo scorso febbraio, la Banca europea per gli investimenti aveva approvato un finanziamento da 1,5 miliardi di euro al consorzio Tap, di cui fa parte con il 20% anche l’italiana Snam, per realizzare il Tap, il cui costo complessivo è stimato intorno a 4,5 miliardi (vedi QualEnergia.it).

Il gasdotto, che sarà lungo quasi 900 km dal confine turco-greco (dove si collegherà alla rete Tanap, Trans Anatolian Pipeline) alla Puglia, rientra nella lista Ue di progetti d’interesse comune, che prevede una serie di facilitazioni per velocizzare tutte le procedure: autorizzazioni, prestiti bancari e così via.

Costa, invece, ha subito ripreso gli argomenti contrari alla costruzione della linea: i consumi di gas dati in calo nei prossimi anni e la strategia M5S maggiormente concentrata sui temi ambientali e sulle fonti rinnovabili, anche se nel “contratto di governo Lega-M5S” non c’è alcun riferimento specifico a Tap.

Le critiche al corridoio meridionale del gas, in particolare, hanno sempre evidenziato il rischio di spendere miliardi per un’opera che sarà sottoutilizzata, quindi sostanzialmente inutile come afferma ora Costa, perché il crescente mix di fonti pulite ed efficienza energetica farà diminuire la domanda italiana di risorse fossili.

Inoltre, sottolineava un recente rapporto dell’organizzazione non governativa CEE Bankwatch, l’impatto ambientale di Tap potrebbe essere molto più rilevante di quanto stimato in fase di progetto, se si vogliono considerare le emissioni “fuggitive” di metano nell’intera filiera del gas (estrazione, trasporto, produzione di energia elettrica).

Resta da vedere, infine, cosa dirà la Lega. Sposerà in pieno la linea pentastellata, o sarà più propensa a far terminare i lavori nei tempi previsti (2020) senza modifiche al tracciato originario?

Ricordiamo che a dicembre 2013, quando la Camera dei Deputati aveva ratificato in via definitiva l’accordo con Grecia e Albania per il gasdotto (c’era il governo Letta), la Lega aveva votato in senso contrario, mentre il M5S aveva abbandonato l’aula.

Intanto Matteo Salvini, neoministro dell’Interno e leader della Lega, ai cronisti che dopo un comizio elettorale in vista delle comunali in Puglia gli chiedevano quale sarà il futuro della Regione, ha risposto, tra le altre cose, che “lavoro e salute possono marciare insieme” e che “pagare meno l’energia sarà fondamentale per famiglie e imprese”.

In attesa di dichiarazioni più puntuali della Lega sul capitolo Tap, vedremo come si comporterà il nuovo governo su questo tema molto controverso e anche sul futuro dell’Ilva.

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