Gli operatori europei delle rinnovabili chiedono più ambizione per i piccoli impianti

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La possibile eliminazione della priorità di dispacciamento i piccoli impianti a rinnovabili dal 2020 e la mancanza di un loro ruolo di bilanciamento nel mercato elettrico europeo mette queste installazioni in pericolo. Una richiesta di riapertura del dibattito da parte di 17 associazioni di settore.

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Va tenuto ancora vivo il dibattito sulla priorità di dispacciamento e sul ruolo che le piccole rinnovabili dovranno assumere nell’ambito delle misure di bilanciamento del mercato elettrico.

La tematica è stata oggetto del recente “trilogo”, la procedura informale che coinvolge Commissione, Parlamento e Consiglio, sulla nuova regolazione del mercato elettrico.

Venerdì 1 giugno 17 associazioni europee, riunite nella campagna Small is Beautiful, lanciata nel novembre 2017, hanno espresso in una nota la volontà di valorizzare i benefici delle piccole installazioni anche dopo il 2020, visto che potrebbero essere danneggiati dalle recenti posizioni espresse dal Consiglio dell’Ue.

Spiegano gli autori della lettera che, secondo loro, sono in pericolo in Europa i piccoli impianti a fonti rinnovabili e la cogenerazione ad alta efficienza dopo che il Consiglio dell’Ue ha introdotto la possibilità di uscita per gli Stati Membri dalla priorità di dispacciamento e l’obbligo di gare competitive (oltre che i piccoli impianti, anche per i progetti dimostrativi e le comunità energetiche).

Un orientamento, questo, che andrebbe ad appesantire il carico amministrativo e fiscale dei piccoli impianti rinnovabili che avrebbero, vista anche l’impossibilità di assumere un ruolo nel bilanciamento, lo svantaggio di dover competere sullo stesso piano in un mercato più adatto agli impianti di grande taglia e utility scale

Le organizzazioni promotrici della campagna, che giustamente considerano questi impianti la spina dorsale di un’economia decarbonizzata e decentralizzatata, ritengono che un tale approccio distruggerebbe le micro e piccole-medie imprese europee che fabbricano componenti, installano e gestiscono questi impianti.

Un danno, inoltre, per un mercato oggi particolarmente fiorente che dà notevoli benefici per l’economia e l’occupazione locale.

Al momento la posizione del Consiglio è che possa esserci la possibilità che la priorità di dispacciamento venga mantenuta dai governi nazionali anche per i nuovi impianti con taglie fino a 250 kW fino al 2025, per poi abbassare il limite a 150 kW. Contrari alla priorità di dispacciamento per le rinnovabili sono da sempre i grandi operatori energetici, come ad esempio Edf.

Più a favore dei piccoli impianti la Commissione Itre (Commissione Energia e Industria) del Parlamento europeo che vorrebbe, invece, mantenere la priorità di dispacciamento per gli impianti esistenti, mentre per i nuovi propone che possa essere gradualmente eliminata a partire dal 2020, data di entrata in vigore del Pacchetto Energia.

A questo scopo prima delle prossime negoziazioni del Trilogo sull’Electricity Market Design (13 giugno) i firmatari della lettera chiedono di riaprire il dibattito sull’articolo 4 (priorità di dispacciamento) e sull’articolo 11 relativo alle responsabilità di bilanciamento.

La posizione delle associazioni è che nel nuovo quadro regolatorio europeo non si debbano disincentivare gli attori locali che operano nelle rinnovabili e nella cogenerazione ad alta efficienza energetica e che queste installazioni possano essere integrate con equilibrio nel mercato elettrico.

Le associazioni firmatarie sono:

  • SolarPower Europe
  • AEBIOM
  • AIE
  • COGEN EUROPE
  • EBA (European Biogas Association),
  • EGEC Geothermal
  • Energy Cities
  • EPHA (European Heat Pump Association)
  • EREF (European Renewable Energies Federation),
  • EUREC
  • Euroheat & Power
  • OceanEnergy Europe
  • REScoop.EU
  • SolarHeat Europe
  • Wind Europe
  • International Union of property owners (UIPI)
  • European Builders Confederation (EBC)
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