Centrale a carbone di Vado Ligure, 26 manager a processo

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Nell'udienza del 12 aprile il giudice ha deciso che 26 dirigenti di Tirreno Power, che gestivano l’impianto, saranno processati con l’accusa di disastro ambientale e sanitario colposo per le emissioni prodotte dalla centrale. Si stimano 427 morti 'anomale' tra il 2000 e il 2007. Scontro su uno studio del Cnr di Pisa.

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Un altro duro colpo per il carbone in Italia, anche se tutto è rinviato al processo sulla centrale di Vado Ligure che inizierà a dicembre.

Infatti 26 dirigenti di Tirreno Power, che gestivano l’impianto, saranno processati con l’accusa di disastro ambientale e sanitario colposo per le emissioni prodotte dalla centrale a carbone in provincia di Savona.

Sono parti civili in questo processo, che inizierà  l’11 dicembre 2018, le associazioni ambientaliste Greenpeace, Medicina Democratica, Legambiente, Uniti per la salute, Wwf e Anpana, oltre che il Ministero dell’Ambiente.

Sono stati rinviati a giudizio anche Giovanni Gosio, direttore generale di Tirreno Power dal 2003 al 2014 e Massimo Orlandi presidente del Cda in diversi periodi e membro del Comitato di Gestione. A giudizio inoltre numerosi consiglieri di amministrazione, direttori di dipartimento e manager.

L’inchiesta si era chiusa il 17 giugno 2015 con 86 indagati, tra i quali figuravano anche politici e amministratori locali, tra i quali l’ex presidente della Regione Liguria Claudio Burlando e la sua giunta. La posizione di tutti i politici e degli amministratori locali era stata archiviata, così come quella di altri indagati.

Il procedimento era poi culminato nel sequestro della centrale di Vado Ligure, l’11 marzo del 2014, per presunte violazione all’Aia (Autorizzazione d’Impatto Ambientale). La chiusura definitiva dei due gruppi a carbone è del giugno 2016.

La procura ha indagato su 427 morti definite ‘anomale’ tra il 2000 e il 2007 per malattie respiratorie e cardiovascolari.

Le perizie parlano di oltre 2mila ricoveri di adulti per malattie respiratorie e cadiovascolari tra il 2005 e il 2012 che si presume siano dovute alle emissioni della centrale. Secondo la procura nello stesso periodo sono stati 586 i bambini ricoverati per patologie respiratorie.

L’accusa è che le emissioni provenienti dalla centrale abbiano causato un forte aumento dell’inquinamento che avrebbe provocato danni ambientali e sanitari, causando appunto la mortalità dei residenti.

Diversi studi hanno confermato questa tesi. Ma l’accusa riguarda anche la mancata installazione da parte dell’azienda di centraline a camino che permettessero di monitorare correttamente la composizione di quei fumi.

Dopo la chiusura si sono sussueguite molte polemiche tra gli ambientalisti e l’azienda, con gli operai finiti in cassa integrazione e l’indotto in crisi. La centrale è stata in seguito riaperta, ma alimentata soltanto a metano, con una notevole diminuzione della forza lavoro e la decisione di abbattere una delle due ciminiere.

In una nota Tirreno Power fa sapere che “il rinvio a giudizio è un passaggio obbligato dopo un decennio di indagini e imputazioni che si sono progressivamente alleggerite. Il processo sarà l’occasione per fare finalmente chiarezza su una vicenda in cui alcuni consulenti tecnici della procura sono i medesimi che avevano chiesto la chiusura dell’impianto a carbone e le cui metodologie sono già state sconfessate in altre sentenze”.

Legambiente Liguria, con il suo Centro di Azione Giuridica, ritiene invece che il dibattimento dimostrerà la fondatezza delle accuse. “La gravità della situazione – spiegano i legali dell’associazione – è stata recentemente confermata anche da uno studio del CNR di Pisa non ancora agli atti del processo ma che non potrà che aumentare la valutazione di gravità dei fatti”.

In effetti questo studio, realizzato in collaborazione con l’Ist del San Martino, peraltro molto contestato nella sua interpretazione dai dirigenti della Tirreno Power e che era stato reso pubblico dal senatore savonese del M5S, Matteo Mantero, dimostrerebbe che nelle zone esposte agli inquinanti vengono calcolate percentuali di decesso tra il 30 e il 60% dovute a tumori e altre cause e tra il 40 e il 60% dovute a malattie dell’apparato respiratorio.

Per la Tirreno Power lo studio del CNR non dimostra alcuna la relazione tra emissioni della centrale a carbone e morti premature, visto che le emissioni considerate erano solo gli ossidi di azoto che incidevano per una piccolissima percentuale nei contenuti dell’aria della zona.

Soddisfatto quindi anche il M5S ligure per l’esito dell’udienza: “l’impianto accusatorio della procura era solido: l’abbiamo sempre sostenuto. L’11 dicembre saremo in tribunale e vigileremo affinché sul processo non incomba l’ombra della prescrizione. Questo risultato è merito di anni di impegno e lavoro del comitato Rete Savonese ‘Fermiamo il Carbone’.

I parlamentari liguri del M5S chiedono ora che il ministero della Salute segua l’approccio del ministero dell’Ambiente costituendosi anch’esso parte civile nel procedimento.

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