Clima e fossili, il parodosso di Assicurazioni Generali in un’inchiesta di Greenpeace Italia

CATEGORIE:

La quasi totalità delle agenzie di Generali preferisce non assicurare i cittadini dagli impatti dei cambiamenti climatici nelle zone più a rischio, ma finanzia e copre dai rischi alcuni degli impianti europei più inquinanti. L'inchiesta realizzata con una telecamera nascosta.

ADV
image_pdfimage_print

Una video inchiesta (vedi in fondo all’articolo) realizzato a Genova da Greenpeace Italia con una telecamera nascosta in diverse agenzie di Assicurazioni Generali dimostrato una forte contraddizione della compognia (qui la versione lunga da scaricare)

Se da un lato Generali non assicura i cittadini dagli impatti dei cambiamenti climatici nelle zone più a rischio, dall’altro invece finanzia e assicura alcuni degli impianti più inquinanti d’Europa, principali responsabili proprio dei cambiamenti climatici in corso.

“Settimane fa abbiamo denunciato che il più grande gruppo assicurativo italiano, in consorzio con altre compagnie come Allianz, fornisce copertura assicurativa a centrali e miniere di carbone tra le più inquinanti d’Europa”, ha detto Luca Iacoboni, responsabile della Campagna Clima e Energia di Greenpeace Italia (vedi Generali assicura disastri climatici”, la protesta di Greenpeace in 18 città Italiane e anche Ecco chi assicura il carbone polacco. C’è anche Generali).

“Oggi questo paradosso si completa con la scoperta che Generali non assicura i cittadini dagli impatti più disastrosi dei cambiamenti climatici che essa stessa, con le sue polizze e i suoi investimenti sulla fonte fossile più inquinante, contribuisce ad alimentare».

Nell’ambito dell’inchiesta sono state contattate più di un terzo delle agenzie di Assicurazioni Generali presenti a Genova: nel 90% delle agenzie visitate non è stato possibile iniziare l’iter per assicurare, contro le alluvioni, una casa situata a Genova in una zona a rischio alluvioni e inondazioni.

“Riteniamo questa una contraddizione inaccettabile. Non si possono fornire coperture assicurative a centrali e miniere di carbone tra le più inquinanti d’Europa e, al contempo, negarle ai cittadini che subiscono gli impatti dei cambiamenti climatici”, continua Iacoboni. “Generali deve immediatamente abbandonare il carbone, senza alcuna eccezione, e schierarsi dalla parte dei cittadini”».

Il Leone di Trieste ha di recente approvato una ‘strategia sul cambiamento climatico’, ritenuta però incompleta da Greenpeace dal momento che non prevede affatto di cessare la copertura assicurativa e finanziaria relativa ad alcuni inquinanti impianti a carbone in Polonia e in Est Europa.

Per chiedere ad Assicurazioni Generali di fermare le coperture finanziarie e assicurative per tutte le centrali a carbone, Greenpeace ha lanciato una campagna che ha già raccolto oltre 30mila firme.

Tuttavia, come abbiamo scritto su QualEnergia.it, stanno aumentando le banche e le società di assicurazioni che decidono di ridurre o azzerare gli investimenti nelle fonti fossili.

Ad esempio, Lloyd’s, il colosso inglese dei mercati assicurativi, si è dato l’impegno di attuare una politica di esclusione dal carbone (coal exclusion policy) dal 1° aprile 2018.

Nel recente vertice del World Economic Forum (WEF) di Davos, l’amministratore delegato del gruppo, Inga Beale, aveva precisato che il settore assicurativo potrebbe fare di più per sostenere la transizione verso un’economia low carbon, ad esempio scegliendo investimenti più “sostenibili”. Anche se molti dettagli restano da chiarire su questo impegno, il segnale è importante nella strategia di disinvestire nelle fonti energetiche più sporche.

ADV
×