Gas naturale, in Europa consumi al massimo dal 2010

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Intanto in Italia i prezzi del gas naturale restano tra i più elevati del continente per le famiglie, mentre i consumatori industriali pagano meno della media Ue. Dati e tendenze nell’ultimo rapporto di Bruxelles su produzione, domanda, importazioni, sicurezza degli approvvigionamenti.

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Consumi in aumento, prezzi più volatili, sicurezza delle forniture garantita dagli stoccaggi nei momenti critici: l’ultimo rapporto della Commissione Ue sui mercati europei del gas (documento completo allegato in fondo all’articolo) evidenzia le principali tendenze che si sono manifestate nel 2017, con diversi riferimenti all’Italia.

Vediamo i punti più importanti con l’aiuto di qualche grafico.

Nel complesso, l’anno scorso la domanda di gas è aumentata del 6% in confronto ai dodici mesi precedenti, sulla scia della maggiore richiesta di questa risorsa per la generazione elettrica, raggiungendo il livello più alto dal 2010 a 491 miliardi di metri cubi (bcm).

Negli ultimi tre mesi del 2017, evidenzia il rapporto, i consumi sono calati del 2% rispetto allo stesso periodo di un anno prima, grazie soprattutto al minore impiego di combustibile per il riscaldamento domestico, poiché le temperature medie sono state più elevate nel paragone con ottobre-dicembre 2016.

Bruxelles poi sottolinea che i consumi complessivi di gas sono cresciuti per tre anni di fila (ricordiamo anche il +4% registrato nel 2015 e il +7% nel 2016), spinti da Italia e Germania che insieme hanno rappresentato ben il 36% dell’incremento della domanda europea.

Per quanto riguarda la produzione Ue di gas, che è stata pari a 128 bcm, il rapporto segnala una riduzione del 3% nel 2017 su base annua.

Di conseguenza, il livello delle importazioni è salito del 10% a 360 bcm con una quota preponderante di approvvigionamenti dalla Russia: 43% del mercato complessivo. Il grafico sotto riassume i diversi dati visti finora.

La richiesta di gas per la produzione di energia elettrica ha segnato un +11% negli otto paesi inclusi nel prossimo grafico.

In Italia, in particolare, la crescita è stata del +8% in confronto al 2016, anche se gli incrementi percentuali di maggiore entità si sono osservati in Portogallo, Spagna e Olanda, rispettivamente +48%, +27% e +24% anno-su-anno.

Passiamo infine ai prezzi spot del gas, che secondo il documento della Commissione Ue si sono gonfiati tra agosto e dicembre 2017 per una serie di fattori, tra cui: aumento della domanda anche in seguito al coal-to-gas switching, cioè il calo della generazione elettrica a carbone a vantaggio di quella a gas (vedi per esempio il caso inglese), incertezze sulla disponibilità del nucleare francese, problemi tecnici per alcune infrastrutture di approvvigionamento in Norvegia e Gran Bretagna.

Così nel trimestre finale del 2017 i prezzi spot erano del 10% più alti in confronto allo stesso periodo del 2016. Inoltre, l’incidente avvenuto a metà dicembre nel nodo del gas di Baumgarten ha fatto improvvisamente lievitare il costo del combustibile a 80 €/MWh sul mercato italiano.

La situazione però è tornata rapidamente alla normalità, si legge nel rapporto, grazie soprattutto all’ampio utilizzo delle riserve negli stoccaggi.

Nel quarto trimestre 2017, il prezzo del gas all’ingrosso in Italia è risultato in linea con quello dell’Europa centrale e leggermente inferiore alle quotazioni in Gran Bretagna, Francia, Spagna. Tuttavia, come chiarisce la mappa sotto, i prezzi finali pagati dalle famiglie, includendo quindi le tasse, sono stati tra i più alti d’Europa: 7,06 cent€/kWh, contro una media Ue di 5,83 cent€/kWh.

Al contrario, i consumatori industriali italiani hanno pagato 2,28 cent€/kWh (escluse le tasse recuperabili), mentre la media UE si attestava a 2,41 cent€/kWh.

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