Scorie nucleari, a breve il decreto sul deposito. Regioni e cittadini pronti alla mobilitazione

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In uscita la prossima settimana il decreto sulla Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il deposito nazionale delle scorie nucleari. Una pesante eredità per il prossimo esecutivo che sta già sollevando dure critiche.

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Ne vedremo a breve di tutti i colori con la “polpetta avvelenata” della potenziale collocazione del deposito per le scorie nucleari che il Ministro Carlo Calenda lascerà in eredità al nuovo governo.

Infatti sembra imminente, forse in uscita la prossima settimana, il decreto sulla Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee a ospitare il Deposito Nazionale e Parco Tecnologico (CNAPI). Il ministro del MiSE parla soprattutto di una ormai urgente decisione tecnica, ma di fatto la questione è soprattutto di natura politica, tanto da sollevare dure critiche, peraltro bipartisan.

“La pubblicazione della mappa dei siti adatti per deposito non è atto discrezionale del Governo, ma termine di un lungo processo tecnico. C’è stato un enorme ritardo che mette a rischio accordi con paesi che tengono materiale. Pubblicarla è atto dovuto di responsabilità e di trasparenza”, ha detto il ministro nei giorni scorsi.

Il Deposito Nazionale – spiega oggi il MiSE in una nota – è un’infrastruttura ambientale di superficie dove saranno conferiti i rifiuti radioattivi prodotti in Italia, generati dall’esercizio e dallo smantellamento delle centrali e degli impianti nucleari, dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca.

Servirà per lo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi a bassa e media attività e per lo stoccaggio temporaneo, a titolo provvisorio di lunga durata, dei rifiuti radioattivi ad alta attività.

Insieme al Deposito Nazionale sorgerà un Parco Tecnologico, nel quale saranno avviate attività di ricerca specializzata, ha spiegato il MiSE in una nota.

La disciplina europea- si legge nel comunicato del MiSE – richiede che ciascun Paese si dia una strategia per gestire in sicurezza i rifiuti radioattivi. La Direttiva 2011/70/EURATOM prevede che la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi avvenga nello Stato membro in cui sono stati generati. La maggior parte dei Paesi europei si è dotata o si sta dotando di depositi per mettere in sicurezza i propri rifiuti a bassa e media attività.

Per consentire all’opinione pubblica di avere un quadro più chiaro sulla gestione dei rifiuti radioattivi in Italia e per assicurare l’effettiva partecipazione da parte del pubblico ai processi decisionali in materia- prosegue ancora la nota- è stato sottoposto alla procedura di VAS (Valutazione Ambientale Strategica) il Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi e del combustibile nucleare esaurito provenienti da attività civili.

Su tale Programma si è tenuta la consultazione pubblica e transfrontaliera. All’esito della fase di VAS, il Ministro dello sviluppo economico e il Ministro dell’ambiente dovranno proporre il Programma nazionale per l’approvazione al Presidente del Consiglio dei Ministri, sentiti il Ministro della salute, la Conferenza unificata e l’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza Nucleare e la Radioprotezione.

Ricordiamo che il Programma Nazionale non riguarda in modo specifico la localizzazione del Deposito Nazionale, il cui processo è definito, invece, da un’altra legge che prevede una apposita consultazione pubblica sulla CNAPI. Il decreto legislativo 31/2010 e successive modifiche ha individuato, infatti, la procedura per realizzare anche in Italia un sito di stoccaggio centralizzato dei rifiuti radioattivi.

La CNAPI è predisposta dalla Sogin, che, dopo la validazione da parte di Ispra, su nulla osta dei Ministeri, avvierà la consultazione pubblica.

L’iter per la realizzazione del Deposito è presidiato di verifiche e requisiti molto stringenti e ha tutte le garanzie per un’ampia partecipazione pubblica (vedi grafico), spiegano da via Molise.

Una volta realizzato il deposito potranno rientrare in Italia anche i rifiuti radioattivi derivanti dal riprocessamento del combustibile nucleare all’estero, in base agli impegni assunti dal Governo italiano.

Alcune regioni, in predicato di ospitare sul loro territorio il deposito, già stanno protestando con forza e minacciano di ribellarsi.

“Il governo non osi sfidare la volontà espressa dal popolo sardo democraticamente con il referendum”, ha detto Ugo Cappellacci, deputato e coordinatore regionale di Forza Italia. Infatti il 97% dei votanti sardi ha espresso la propria contrarietà alla realizzazione del deposito nella Regione Sardegna. Ancora però nessuna dichiarazione ufficiale da parte del governatore Pigliaru.

Il governatore della Basilicata Marcello Pittella nei giorni scorsi aveva ribadito “l’assoluta indisponibilità della terra lucana ad essere sito nazionale di deposito”, minacciando, come 15 anni fa, una seconda Scanzano Jonico.

Molti esponenti di diversi partiti hanno considerato inaccettabile che un governo uscente e in carica solo per il disbrigo degli affari correnti possa indicare per decreto le aree nelle quali dovrebbero essere depositate le scorie.

Inoltre si critica il fatto che non si conosca ancora il programma per la gestione dei rifiuti nucleari nazionali, sul quale l’Italia è in procedura di infrazione europea , ma si sta invece solo decidendo il sito dove stoccarli in maniera definitiva.

Sulla scarsa trasparenza e livello di partecipazione pubblica, oltre che per l’insufficienza dei contenuti dei documenti finora pubblicati dal Governo, si sono espressi in un recente articolo pubblicato su QualEnergia, Massimo Scalia e Gianni Mattioli (Nucleare Italia, le criticità del Programma Nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi), due riconosciuti esperti del settore.

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