Tanto petrolio e rinnovabili ancora marginali nel nuovo piano Eni

L’80% degli investimenti previsti nel 2018-2021 si concentra sul settore upstream per l’estrazione e produzione di idrocarburi. Si parla molto di green diesel ma l’auto elettrica è assente. La strategia del cane a sei zampe include 220 MW di fotovoltaico sui siti industriali dismessi.

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Eni continuerà a puntare la fetta maggiore degli investimenti su petrolio e gas, con un’attenzione crescente, anche se ancora marginale, alle energie pulite: questo in sintesi, è il piano industriale 2018-2021 che dovrebbe consentire al cane a sei zampe “di entrare in una nuova fase di espansione industriale”, come ha chiarito l’amministratore delegato, Claudio Descalzi.

Il gruppo italiano investirà in totale quasi 32 miliardi di euro in quattro anni, di cui l’80% destinato al settore upstream – estrazione/produzione di idrocarburi – con circa 3,5 miliardi che serviranno a esplorare nuove risorse in 25 paesi, con l’obiettivo di perforare 115 pozzi per complessivi 2 miliardi di barili equivalenti di petrolio (Bep).

Così la produzione di idrocarburi nel periodo è prevista in crescita media del 3,5% l’anno (+4% nel 2018), grazie al potenziamento degli impianti esistenti e all’avvio di nuovi progetti. Nel 2019, quindi, Eni dovrebbe superare il muro dei 2 milioni di Bep giornalieri.

Le stime della società si basano su un prezzo del barile sull’indice Brent in progressivo aumento fino a 70-72 dollari nel 2021.

Per quanto riguarda il gas&power, invece, Eni intende sviluppare sempre di più il portafoglio Gnl (gas naturale liquefatto), raddoppiando i volumi contrattualizzati da 6 a 12 milioni di tonnellate/anno nel 2021. Inoltre, in campo retail europeo, il colosso energetico italiano mira a un +25% di clienti tra quattro anni in confronto al 2017, arrivando così a circa 11 milioni.

Una parte del piano industriale si concentra poi sulla de-carbonizzazione e sostenibilità (vedi la strategia Eni in sintesi nel documento allegato in fondo all’articolo).

Quali sono i traguardi “verdi” del gruppo guidato da Descalzi?

La divisione New Energy Solutions investirà complessivamente 1,2 miliardi di euro e installerà 1 GW di capacità nelle “nuove energie” al 2021, con 400 MW attesi nei prossimi due anni.

La strategia prevede circa 700 MW di eolico, solare e non meglio specificati “progetti ibridi” in Africa-Asia, oltre ai 220 MW di fotovoltaico nell’ambito del Progetto Italia, l’iniziativa per realizzare 15 impianti FV su aree industriali dismesse di cui abbiamo riparlato nei giorni scorsi, a proposito dell’atteso decreto sulle fonti rinnovabili: Nel nuovo decreto rinnovabili c’è un favore a Eni?

Per il resto, il piano green di Eni scommette essenzialmente sulla produzione di carburanti puliti, in particolare il green diesel, completando la bio-raffineria di Venezia e facendo entrare in esercizio quella di Gela.

L’auto elettrica, in sostanza, è la grande assente nella presentazione del piano 2018-2021, nonostante tutte le recenti spinte al progressivo abbandono del gasolio (vedi anche l’editoriale di Gianni Silvestrini: La morte del diesel e l’irruzione di nuove forme di mobilità).

L’attenzione alle tecnologie pulite, quindi, sembra perlopiù confinata a pochi progetti di rinnovabili e alla volontà di ridurre l’impatto ambientale delle attività più tradizionali.

Si parla, ad esempio, di abbattere le emissioni di gas-serra del settore upstream fino al 43% al 2025, in confronto ai livelli del 2014, attraverso misure di efficienza energetica, eliminazione del gas flaring (la tecnica che consiste nel bruciare il gas in eccesso che fuoriesce dai pozzi petroliferi) e forte diminuzione delle emissioni fuggitive di metano.

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