Kyoto Club e Euase: “Cambiare la posizione italiana in Europa in favore dell’efficienza energetica”

  • 13 Febbraio 2018

EU-ASE e Kyoto Club si appellano al Ministro Calenda affinché la saggezza prevalga a tutela delle imprese italiane, cambiando la posizione italiana in Europa in favore dell’efficienza energetica: per un impegno vincolante e monitorabile a livello europeo.

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In una lettera al Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, firmata da Monica Frassoni, Presidente Di European Alliance To Save Energy, Kyoto Club e EU-ASE chiedono al titolare del dicastero di Via Molise di assumere una posizione favorevole sulla Direttiva sull’Efficienza Energetica (EED) e sul Regolamento sulla Governance dell’Unione Energetica 2030 per guidare la transizione energetica dell’UE.

Domani, 14 febbraio, il Consiglio dei Rappresentanti permanenti presso la UE, COREPER, si riunisce a Bruxelles per conferire il mandato per il Trilogo alla Presidenza del Consiglio UE della Bulgaria per i negoziati sulle proposte di revisione della Direttiva Efficienza Energetica e Governance 2030

“In vista di questa importante riunione”, specifica nella lettera Monica Frassoni, “siamo allarmati dalla recente posizione espressa dall’Italia sugli emendamenti del Parlamento Europeo sul regolamento della Governance 2030. Le ultime posizioni della Delegazione italiana ci paiono in netta contrapposizione con l’orientamento espresso nella Strategia Energetica Nazionale, con l’approccio generale pro‐Europeo da Lei più volte manifestato e, infine, con la posizione dei Paesi più avanzati e spesso a noi alleati, come la Francia e la Germania”. 

L’Italia non solo ha espresso una riserva negativa, ma “si é opposta a tutte le disposizioni che presuppongono un impegno vincolante e monitorabile a livello europeo in materia di Governance sull’efficienza energetica e che sono determinanti per il raggiungimento degli obiettivi di Parigi. 

Le posizioni dell’Italia – specifica poi Frassoni – appaiono contrarie sia alla definizione di un quadro strategico di lungo periodo vincolante per l’energia e il clima, sia al conferimento alla Commissione della prerogativa di verificare i progressi dei singoli Stati membri. In sostanza l’Italia ostacola la possibilità di avere politiche coerenti, capaci di dare il giusto segnale pubblico per assicurare un flusso costante di investimenti dopo il 2020.

Se a questo uniamo l’opposizione, nel quadro della direttiva EED, alle disposizioni che riguardano il rafforzamento dell’art. 7 e in particolare dell’obbligo di risparmio energetico annuale dell’1,5% oltre il 2020 – conclude Frassoni – assistiamo ad un atteggiamento negativo e difficilmente giustificabile alla luce dell’enorme potenziale di risparmio energetico che la Commissione ha riconosciuto all’Italia in particolare nei trasporti e degli edifici.

Sergio Andreis, Direttore di Kyoto Club, ha aggiunto: “La presa di posizione dell’Italia può danneggiare le aziende italiane. Chiediamo che il ministro Calenda intervenga al più presto perché prevalga la saggezza e l’Italia confermi il suo sostegno all’efficienza energetica”.

EU-ASE e Kyoto Club chiedono al Ministro Calenda di prendere in considerazione i seguenti punti:

1. È nell’interesse delle imprese e dei consumatori che l’Italia assumaLa presa di posizione della Rappresentanza permanente italiana presso la UE danneggia le aziende italiane. Crediamo il Ministro non sia a conoscenza di quanto avvenuto e, comunque, gli chiediamo che in vista del voto di dopodomani intervenga perché prevalga la saggezza e l’Italia confermi il suo sostegno all’efficienza energetica la leadership nello sviluppo di tecnologie, prodotti e soluzioni per l’efficienza energetica nel settore dei trasporti e delle costruzioni, sulla scia dei buoni risultati raggiunti nell’industria negli ultimi anni.

2. In questo periodo particolarmente significativo per la coesione dell’UE è cruciale che su un tema come l’energia e il clima l’Italia rimanga legata ai paesi più avanzati e scommetta su una forte azione comune dell’UE, attraverso regole chiare e vincolanti, che possano stimolare più ingenti investimenti pubblici e privati.

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