Ancora troppo gas nella lista di progetti energetici Ue prioritari

La Commissione Energia (ITRE) dell’Europarlamento ha criticato l’elenco stilato da Bruxelles con le iniziative d’interesse comune nel campo dell’energia. Il documento contiene molte infrastrutture per il gas naturale, alcune delle quali sono contestate per la loro dubbia utilità futura.

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Ci sono ancora troppe iniziative centrate sui combustibili fossili nella nuova lista dei progetti d’interesse comune (PIC) stilata un paio di mesi fa da Bruxelles.

Questa, in sintesi, la principale critica appena mossa dalla Commissione Energia e Industria del Parlamento Ue (ITRE, Committee on Industry, Research and Energy) al documento che include le infrastrutture energetiche considerate prioritarie dall’esecutivo europeo per aumentare la sicurezza delle forniture, favorire gli investimenti nelle tecnologie rinnovabili e ridurre le emissioni inquinanti.

Troviamo così vari gruppi di progetti per interconnessioni elettriche e del gas tra differenti paesi, tra cui le “autostrade elettriche” che dovranno sviluppare una rete offshore nel Mare del Nord, indispensabile per utilizzare tutta la potenza eolica installata e da installare nell’Europa settentrionale.

Diversi membri dell’organismo parlamentare, però, ritengono che l’elenco (tecnicamente parliamo del regolamento delegato della Commissione che modifica il regolamento Ue 347/2013 del Parlamento e del Consiglio sui PIC) contenga un numero eccessivo di investimenti che riguardano il gas naturale.

Di conseguenza, nell’ultima riunione del comitato ITRE terminata oggi, i deputati hanno chiesto al rappresentante della Commissione Ue, Catharina Sikow-Magny, di precisare quali criteri ha utilizzato Bruxelles per selezionare le infrastrutture da promuovere e quelli da eliminare.

Inoltre, gli europarlamentari si sono lamentati per non essere stati coinvolti fin da subito nella stesura della lista.

Secondo l’agenzia di stampa EurActiv, che ha seguito nel dettaglio le discussioni odierne, i deputati più critici sul provvedimento potrebbero “spingere” la Commissione ITRE a votare la lista nella prossima riunione prevista alla fine di febbraio, anziché approvarla in modo automatico senza ulteriore dibattito.

Se l’ITRE poi votasse a sfavore, la palla passerebbe alla sessione plenaria di Strasburgo prevista per marzo, ma in quell’occasione sarebbe alquanto improbabile una bocciatura del regolamento delegato.

Sikow-Magny ha difeso le scelte dell’esecutivo, sostenendo che il numero dei progetti fossili è sceso da 108 nella versione originaria a 53 nella proposta attuale, anche se i deputati hanno ribattuto che molte iniziative in realtà sono state semplicemente raggruppate.

La lista è così importante perché definisce la realizzazione futura di opere molto costose e con una vita utile di parecchi anni, che quindi condizionerà l’evoluzione del mix energetico ben oltre il 2030.

Per quella data, sono previsti nuovi obiettivi vincolanti al 35% su rinnovabili ed efficienza energetica (vedi QualEnergia.it sul voto di Strasburgo della settimana scorsa).

Tra i progetti comunitari ci sono infrastrutture molto contestate e dalla dubbia utilità, tra cui, ad esempio, il gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline) che dovrebbe inaugurare il corridoio Sud del gas dal Mar Caspio all’Italia, con un potenziale di trasporto di 10 miliardi di metri cubi l’anno di combustibile.

Un investimento “strategico”, secondo Bruxelles, per variare gli approvvigionamenti europei di gas naturale, ma su cui pesano molte incognite, esaminate da QualEnergia.it nell’articolo Ma almeno ci serve il gasdotto TAP?

La lista dei progetti d’interesse comune (pdf)

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