Quali rischi per l’ambiente dopo l’affondamento della petroliera in Cina

CATEGORIE:

Riavvolgiamo il nastro degli ultimi giorni per capire meglio che cosa è successo alla nave-cisterna colata a picco in Asia. Che cosa trasportava e perché è così difficile stimare gli impatti ecologici dell’incidente. Le valutazioni di Greenpeace in una scheda dettagliata.

ADV
image_pdfimage_print

Che cosa è accaduto alla petroliera iraniana affondata in Cina? Quali sono i possibili rischi e impatti ambientali dello sversamento degli idrocarburi in mare? E quali saranno i presumibili sviluppi della vicenda?

Riassumiamo di seguito i punti principali dell’incidente e delle sue conseguenze.

La nave

La nave coinvolta è la petroliera Sanchi, lunga 274 metri, della National Iranian Tanker Company, che trasportava 136.000 tonnellate di petrolio condensato – circa un milione di barili – dall’Iran verso la Corea del Sud.

Il carico, acquistato dalla joint-venture sudcoreana Hanhwa Total, avrebbe dovuto raggiungere il porto di Daesan. La causa dell’affondamento è da attribuire alla collisione tra la Sanchi e il mercantile Crystal, avvenuta il 6 gennaio nel Mar della Cina orientale. L’imbarcazione cisterna, dopo una settimana alla deriva tra le fiamme e le esplosioni a bordo, in cui hanno perso la vita i 32 membri dell’equipaggio, è andata a fondo il 14 gennaio.

Cos’è il condensato

Il condensato è un mix ultra-leggero di sostanze derivate dall’estrazione del gas naturale, utilizzate per produrre carburanti e plastiche.

È incolore, esplosivo, tossico, altamente volatile, perciò tende a evaporare nell’atmosfera e a miscelarsi con l’acqua, senza formare le spesse chiazze di greggio scuro (“maree nere”) tipicamente associate ai disastri petroliferi, come quelli che hanno colpito la super-petroliera Exxon Valdez in Alaska nel 1989 e la Haven a Genova nel 1991, così come la piattaforma offshore Deepwater Horizon nel Golfo del Messico nel 2010 (BP pagherà 20 miliardi di risarcimento per il disastro Deepwater Horizon).

Le prime reazioni

La zona in cui è affondata la Sanchi, al confine tra il Mar Giallo e il Mar Cinese orientale, ha commentato il WWF, “è estremamente complessa, caratterizzata da forti correnti e non c’è modo di prevedere dove potrebbe dirigersi l’enorme chiazza tossica formata dal combustibile riversato in mare. È una corsa contro il tempo per contenere la chiazza tossica e impedire che contamini pesci, molluschi e uccida la vita marina. Quello che è accaduto non può che ricordarci, ancora una volta, quali e quanto pericolosi siano i rischi intrinseci legati ai combustibili fossili, al loro trasporto e al loro uso”.

Quali rischi ambientali

Date le caratteristiche del greggio condensato, è molto difficile stimare quanto petrolio sia stato consumato dall’incendio, quanto sia evaporato o fuoriuscito in mare. Per il momento, mancano delle valutazioni precise sugli impatti ambientali dell’incidente per gli ecosistemi marini.

Greenpeace, in questa scheda (in inglese), evidenzia la tossicità del condensato, che può inquinare l’aria e il mare a diversi livelli.

Tra le maggiori preoccupazioni, sostiene l’associazione ecologista, c’è il possibile sversamento di greggio dalla nave affondata, che potrebbe continuare a disperdersi in mare piuttosto rapidamente, complicando in modo notevole le operazioni di pulizia e bonifica ambientale. Anche il combustibile navale contenuto nei serbatoi potrebbe fuoriuscire, contribuendo così ad aggravare l’inquinamento complessivo dei fondali marini circostanti.

ADV
×