Capacity market, dal Consiglio Energia sconti per gli impianti inquinanti

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Con le modifiche alla proposta della Commissione europea volute dai ministri dei 28, si posticipano e si indeboliscono le regole che escluderebbero dalla remunerazione della capacità le centrali con più emissioni di CO2. Anche alcuni impianti a carbone potranno accedere al capacity market.

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Un salvagente per gli impianti termoelettrici spiazzati dal cambiamento oppure una soluzione per dare flessibilità in maniera efficiente a un sistema che ne ha sempre più bisogno?

Con gli aggiustamenti alla proposta della Commissione europea su cui si sono accordati i 28 governi nazionali, il capacity market rischia di ricalcare molto più la prima definizione, finendo per essere un aiuto che consente di tenere accese anche le centrali più inquinanti.

Si può sintetizzare così quanto emerge dal testo dell’orientamento generale sulla proposta di regolamento sul market design elettrico uscito dall’ultimo Consiglio europeo dei ministri dell’Energia (allegato in basso).

Sulle norme che regoleranno i sistemi di remunerazione della capacità il Consiglio ha optato per una soluzione di compromesso.

L’Emission performance standard (Eps) proposto dalla Commissione, cioè il limite alle emissioni di 550 grammi di CO2/kWh che dovrebbe escludere dal meccanismo le centrali a carbone, resta, ma la sua applicazione è posticipata al 2026 e annacquata da una serie di modifiche che, di fatto, riammetterebbero anche molti tra gli impianti meno climate friendly, compresi quelli ancora da costruire.

Il testo proposto dai 28, infatti, in alternativa al limite sulle emissioni in rapporto alla produzione, ne introduce un secondo in rapporto alla potenza e anche una serie di deroghe all’esclusione.

A non poter partecipare al capacity market, secondo la bozza che il Consiglio porterà alle trattative con Commissione ed Europarlamento, sarà “la capacità di generazione che emette oltre 550 gr CO2/kWh oppure oltre 700 kg CO2 in media l’anno per kW installato per la quale è stata presa la decisione finale di investimento dopo la data di entrata in vigore del regolamento”, cioè dopo il gennaio 2020, e questo comunque solo dal 31 dicembre 2025.

Per quanto riguarda invece le centrali al di sopra dei limiti Eps, ma per le quali la decisione di investimento è stata presa prima dell’entrata in vigore del regolamento, il Consiglio ha rinviato la fine della remunerazione al 31 dicembre 2030, peraltro “ad eccezione dei contratti con durata residua non superiore ai 5 anni” conclusi prima di tale data.

In pratica, se passerà la linea del Consiglio, le centrali esistenti e quelle la cui costruzione sarà decisa nei prossimi due anni potranno partecipare al capacity market fino al termine del decennio e addirittura fino al 2035 se avranno sottoscritto un contratto in tempo utile.

Ci sarà solo una riduzione della remunerazione del 5% l’anno dal 31 dicembre 2025 al 31 dicembre 2030 per gli impianti che non rispettano l’Eps.

Con il nuovo limite alternativo di 700 kg CO2/kW in media annua, peraltro, saranno poche le centrali del tutto escluse: secondo esperti citati dall’agenzia EurActiv, anche una centrale con emissioni oltre 750 gr CO2/kWh, ad esempio una alimentata a carbone, potrebbe ricevere la remunerazione del capacity market per 930 ore, o 40 giorni circa, ogni anno, ottenendo così un sostegno economico che potrebbe essere decisivo.

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