Nei negoziati che si terranno nel 2018 tra Parlamento europeo Commissione e Consiglio per definire le politiche energetiche dell’Unione da qui al 2030, chi vuole accelerare la transizione energetica troverà un ostacolo soprattutto in quest’ultimo organismo, che rappresenta i governi degli Stati membri.
Lo si sapeva, ma, a ribadirlo, ieri, 18 dicembre, in tarda serata, sono arrivate le conclusioni del Consiglio dei ministri dell’Energia degli Stati membri (link in basso al comunicato ufficiale e ai documenti).
Sul target 2030 per le rinnovabili, ad esempio, il Consiglio Energia ha deciso conservativamente di mantenere il 27% sui consumi inizialmente proposto dalla Commissione, stabilendo anche delle tappe intermedie (24% dell’obiettivo al 2023, 40% al 2025 e 60% a 2027, per arrivare al 100% al 2030).
Come sappiamo, lo stesso esecutivo europeo aveva ammesso che questo obiettivo (27% di rinnovabili sui consumi finali al 2030) stabilito in base a valutazioni fatte nel “lontano” 2014, è ormai obsoleto, visto il calo del costo dell’energia pulita. Secondo altri, addirittura un “non obiettivo”, visto che è raggiungibile senza sforzo.
La Commissione europea per questo aveva aperto a un rialzo al 30%, mentre per un incremento al 35% si è espressa non solo la commissione Industria-Energia dell’Europarlamento, ma, assieme a molte altre realtà, anche la lobby europea dei produttori di elettricità.
Insomma, per avere una traiettoria che sia diversa da un sostanziale business as usual, si deve sperare nei negoziati che si …
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